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Cinque anni fa il grave incidente ad Amalfi: Vincenzo si laurea in Scienze Motorie con 110 e lode

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di EMILIANO AMATO

Nessuno di noi ha dimenticato quell’11 luglio 2018, quando ad Amalfi un pullman turistico schiacciò contro la ringhiera un ragazzo di 17 anni che stava camminando a bordo della strada statale 163. Le sue condizioni, disperate per le gravissime conseguenze all’addome, alla colonna vertebrale e al bacino, avevano fatto pensare anche al peggio. Ma Vincenzo Serretiello di Ravello ce l’ha fatta e dopo quell’estate trascorsa al “Ruggi d’Aragona” di Salerno e un lungo periodo di riabilitazione anche all’estero, è tornato a camminare. A vivere. La sua è una storia di coraggio e straordinaria forza di volontà, doti che gli hanno permesso di superare gli ostacoli che ha incontrato sulla sua strada. 

Giovedì scorso Vincenzo, ragazzo costumato e determinato, ha conseguito la laurea triennale in “Scienze delle attività motorie, sportive e dell’educazione psicomotoria” discutendo la tesi dal titolo “Aspetti fisiopatologici di un trauma”. L’elaborato si basa sulla sua personale esperienza: il disturbo post traumatico da stress e gli approcci terapeutici, con la foto dell’incidente in evidenza. Concorde la commissione esaminatrice nell’attribuirgli la massima valutazione di 110 con lode.  Nei volti dei genitori Antonella e Andrea e del fratello Manuele tutta l’emozione e la soddisfazione che ripagano buona parte delle sofferenze e delle ansie vissute.

Un risultato che assume un valore speciale. A chi dedichi questo traguardo? 

Innanzitutto alla mia famiglia. Nella mia tesi c’è la mia dedica per loro con parole tanto semplici quanto importanti: “A mia madre, per avermi sempre spinto a fare del mio meglio. A mio padre, che ha sempre creduto in me. A mio fratello, che ha affrontato momenti difficili da solo e n’é uscito uomo. A voi devo tutto”. Ma anche agli altri familiari, amici che hanno pregato per me e a tutti i medici, infermieri e terapisti che mi hanno aiutato nel mio percorso di guarigione. Al momento della proclamazione ho pensato a tutti loro e che questo mio risultato potesse essere un buon modo per ringraziarli per quanto hanno fatto per me. 

Quel giorno maledetto di cinque anni fa ti ha cambiato la vita e oggi possiamo gioire. Si dice che ciò che non uccide fortifica.

Sì, quell’11 luglio ha segnato la mia vita. Lo ricordo come se fosse oggi e come ho sempre fatto, cerco di parlarne con leggerezza e con l’ironia scaccio via le emozioni negative. Sono altrettanto vere le parole che ho letto in un libro mentre preparavo tesi:  “Se nella vita esiste un qualunque significato, allora deve esistere un senso anche alla sofferenza… perché la sofferenza è una componente inestirpabile della vita” (“Il corpo accusa il colpo” di Bessel van der Kolk). Mi rendo conto della fortuna di essere qui oggi, quando penso che in costiera altre persone vittime di incidenti non ce l’hanno fatta. Un pensiero speciale va quindi alle loro famiglie. 

Sono stati giorni drammatici quelli, non soltanto per la tua famiglia, i tuoi amici ma per tutta la costiera amalfitana col fiato sospeso per la tua sorte. Quanto ti è servita quella forza per recuperare?

I giorni successivi all’evento hanno avuto un peso enorme su tutte le persone che mi conoscevano, e anche su quelle che non mi conoscevano. La forza della mia famiglia, dei miei amici e di tutte le persone che si sono preoccupate e hanno pregato per me sono state essenziali perché, in quel periodo,  non pensavo che sarei mai uscito da quell’incubo. Il loro supporto mi ha fatto cambiare idea. Penso che senza di loro oggi non sarei qui a festeggiare questo traguardo.

Con tante difficoltà hai concluso gli studi al liceo, poi l’università. Cosa ti ha dato l’Unisa?

L’Università di Salerno mi ha dato modo di formarmi e crescere sia dal punto di vista professionale, che dal punto di vista umano. Ho avuto la fortuna di conoscere tante persone che, da colleghi, si sono trasformate in ottimi amici e che sin  dall’inizio mi hanno supportato. Li porterò sempre nel mio cuore e li ringrazio infinitamente per ogni momento passato insieme perché mi ha permesso di distogliere la mia attenzione dai momenti spiacevoli che di tanto in tanto si fanno largo nella mia mente, e hanno reso questi tre anni felici e velocissimi.

Come stai oggi, come ti senti? 

Sto bene e soprattutto mi sento bene, ed è una sensazione che sto riscoprendo negli ultimi tempi e penso che per tutti non debba essere una cosa data per scontata. Purtroppo non ho ancora una buona capacità deambulativa per via dell’incidente e di conseguenza molte delle cose che facevo in passato, non posso ancora farle. 

I motori fanno parte della storia della tua famiglia, per parte materna. Sembra che buon sangue non menta. Ma quali sono le passioni che oggi coltivi?

Vero, i motori fanno da sempre parte della storia della mia famiglia e  pensando alla mia infanzia ricordo le giornate passate tra le auto d’epoca che, da sempre, mi affascinano. In questi ultimi due anni ho scoperto una passione per la guida dei quad che non mi sarei mai aspettato di avere. Ma tra tutte quella che ho da sempre è quella per lo sport. La mia condizione attuale mi ha portato a scoprire una nuova passione, quella del  bodybuilding, alla quale dedico molto del mio tempo sia con l’allenamento che con il mio nuovo stile di vita.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?  

Questa laurea è il primo degli obiettivi che mi ero prefissato. Sto già pensando al mese prossimo, quando inizierò il mio nuovo percorso triennale per diventare terapista, sempre all’Unisa, questa volta con sede a Baronissi. Sono infatti riuscito a superare, fortunatamente e con non pochi sacrifici, anche il test d’ingresso di professioni sanitarie. 

Questa storia è un’autentica testimonianza di speranza, anche per chi non crede nei miracoli. Perché non è detto che non possano avvenire. Auguri Vincenzo, brindiamo con te alla vita.

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