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“Dio non è crudele”, Padre Enzo all’ospedale di Leopoli tra i feriti di guerra

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di EMILIANO AMATO

Leopoli (Ucraina) – Dall’emergenza è divenuto un polo di eccellenza. L’ospedale St. Panteleimon di Leopoli (dedicato a San Pantaleone medico e martire) ha conosciuto una radicale trasformazione nell’ultimo anno.

Dall’inizio del conflitto, infatti, sono passati da qui circa 11mila pazienti, di cui il 60 per cento sono feriti di guerra, soldati o volontari provenienti dai campi di battaglia della zona di Kiev, Mariupol, Kherson e Bakhmut. Ce lo dice la direttrice esecutiva Mariana Svirchuk, nel corso della visita all’ospedale di Leopoli della delegazione della missione umanitaria “L’Italia scende in campo per la pace”. Più di mille i bambini ricoverati in questi tredici mesi, col personale medico costretto agli straordinari.

“Dopo poche settimane dallo scoppio della guerra, in un solo momento sono arrivati 140 feriti in seguito a un attacco a un centro militare vicino Leopoli – ci racconta Svirchuk -. Nei mesi successivi abbiamo dovuto effettuare una vera e propria riconversione dell’ospedale. Inizialmente, dopo le amputazioni, mandavamo i pazienti all’estero; poi abbiamo cominciato a costruire un sistema di cura dentro per tutto il ciclo. Siamo una struttura dello Stato (la proprietà è del Comune nda) e la nostra idea è diventare modello per altri ospedali ucraini”.

La manager va fiera del programma “Unbroken” (che letteralmente vuol dire “integro”), dedicato a civili, militari e bambini con le ferite della guerra. “Oggi, grazie a una squadra di medici specialisti in tutte le discipline effettuiamo ricostruzioni plastiche delle ferite, protesi, riabilitazione e assistenza psicologica dei pazienti. Oltre al nostro, l’unico ospedale pediatrico dell’Ucraina è a Kiev. Abbiamo convenzioni con centri esteri sinonimo di eccellenza. In Italia con il Bambin Gesù di Roma e l’Istituto Rizzoli di Bologna”.

E’ la stessa direttrice esecutiva a condurre la delegazione formata dal francescano padre Enzo Fortunato, con Angelo Chiorazzo di Auxilium e Adriano Ricucci, vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio nel reparto in cui vi sono i feriti di guerra. Molti dei quali mutilati e sotto supporto psicologico.

Andrej ha 36 anni e si è ritrovato senza la gamba destra dopo lo scoppio di una mina. E’ un ingegnere della provincia di Leopoli che ha anche lavorato per un’azienda italiana e che si è arruolato da volontario. I medici hanno provato in tutti i modi a salvargli l’arto ma lo scorso 4 febbraio hanno dovuto amputare. Gli viene chiesto se rifarebbe la scelta di arruolarsi e lui risponde convintamente, senza indugi: “Sì. Non mi sono pentito, devo difendere la mia patria”. Dal suo volto traspare tranquillità e speranza. “Tra due o tre settimane avrò la protesi e potrò camminare” ci dice. Padre Enzo gli porta la carezza di Papa Francesco pronunciando le sue parole. “Dio non è crudele, Dio coccola. E’ l’uomo, che quando si sente Dio, diventa crudele” dice, portando a feriti e ammalati i doni inviati dal Pontefice proprio per questa missione: corone di rosari, libri illustrati sulla vita di Gesù e le immaginette con gli auguri di Pasqua. 

Nella stanza successiva c’è Yuri. Ha 21 anni e sta svolgendo un percorso terapeutico di sostegno psicologico. Ci dicono che è stato prigioniero dei russi e rilasciato il 24 novembre scorso con altri soldati nello scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina. Yuri, ci hanno riferito, faceva parte del commando che nel febbraio 2022 “mandò al diavolo” i russi sull’Isola dei Serpenti. Abbiamo provato a chiedergli se volesse raccontarci di quella esperienza. “Non c’è niente di bello da ricordare” ci dice sottovoce con la paura negli occhi, quella di chi ha visto l’inferno subendo atroci torture.

“Tocchiamo con mano l’iniquità del male che contrasta con il candore di una nevicata che ci sorprende e rende più faticoso il nostro cammino qui in Ucraina. Ma l’ultima parola sull’umanità sarà quella del bene, della resurrezione” ha aggiunto Padre Fortunato al termine della visita prima di rimettersi in viaggio alla volta di Kiev, Irpin e Bucha dove proseguirà la missione.

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