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Fesso chi non legge

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di NOVELLA NICODEMI

Nella Giornata Mondiale del libro e del diritto d’autore, spendiamo qualche parola sulla lettura, ma non siete affatto obbligati a leggerla!

Tra i dieci diritti del lettore che Pennac elenca nella sua opera Come un romanzo, infatti, il primo è proprio quello di non leggere: la lettura deve essere una scelta e non un’imposizione.

Leggere, che palle! Sì se ti costringono, se fai fatica perché ti manca l’allenamento, se quello non è il libro adatto a te o se quello non è il momento giusto. Certo, se sei cresciuto in una casa piena di libri, che per giunta venivano anche letti, hai avuto un buon imprinting. Ma potrebbe anche in questo caso non andarti proprio a genio la lettura. Legittimo, assolutamente. C’è chi preferisce vedere film, praticare sport, ascoltare musica, viaggiare o dormire, semplicemente.

Ma perché leggere un libro? Potresti anche morire senza averne mai neanche sfogliato una pagina, e nulla cambierebbe. Chi sostiene che leggere non serva a nulla, per certi versi, torto non ha.

In effetti consultare un ricettario o il bugiardino di un farmaco o il foglietto illustrativo per montare i mobili di Ikea o una guida turistica, quello sì, ha una indubbia utilità pratica, ti serve a fare delle cose concrete, a risolvere problemi. Sono testi pragmatici.

In realtà, provocazioni a parte, la letteratura risponde a un bisogno primario, profondo e ineludibile dell’essere umano: provare una gamma sterminata di emozioni, immedesimandosi in mille personaggi diversi, vivendo innumerevoli vite supplementari e alternative a quella che ti è stata data, che è una sola – che a molti di noi può stare stretta – viaggiare con la fantasia e con la mente senza spostarsi, come amava sottolineare Umberto Eco.

La letteratura, come tutta l’arte, è la confessione che la vita non basta, diceva Fernando Pessoa.

Leggere ti distrae, nel senso etimologico del termine, ti porta da un’altra parte, allontanandoti, per quel lasso di tempo, dalle tribolazioni della vita quotidiana, e liberandoti dalle catene di quella che Pirandello definiva la trappola dell’esistenza.

Conoscere i ragionamenti e le teorie di grandi pensatori del passato ti dà la possibilità di riportarli in vita per colloquiare con loro, avendo quelle risposte che ti mancano direttamente dalla loro voce, impressa per sortilegio dall’inchiostro sulla carta.

Niccolò Machiavelli, nella Lettera al Vettori, espone in modo sublime la magia che si scatena aprendo un libro e ‘parlando’ con gli uomini antichi: non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro.

Leggere, che pacchia! Sì perché riuscire a dedicarsi a un libro, ritagliandosi uno spazio-tempo tutto per sé, coi ritmi frenetici e incalzanti della vita moderna è impresa tanto ardua da apparire quasi come un lusso. E qui scatta l’immagine della pioggia che sbatte sui vetri, la poltrona col tuo plaid d’ordinanza, la cioccolata calda davanti al camino e quel libro che ti hanno consigliato, di cui hai sentito parlare poche ore prima e sei corso a comprarlo. E in questo caso non ce n’è per nessuno.

Leggere, che passione! Li riconosci subito, i malati del libro. Che sia in formato cartaceo o digitale, ne portano sempre uno con sé, ne fagocitano quasi uno al giorno, non perché non abbiano nulla da fare, ma sacrificando con piacere altre occupazioni.

Tremare di paura col fiato sospeso, commuoversi, divertirsi, scoprire cose di cui non sospettavi neanche l’esistenza, sperimentare il brivido dell’avventura, piangere di dolore, sentirsi battere il cuore trascinato da grandi storie d’amore, lasciarsi teletrasportare in universi futuristici: questo accade quando ti fai prendere dall’incantesimo di un libro.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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