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I lampioncini tricolori per la festa dell’Assunta a Maiori del 15 agosto 1853

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di SALVATORE AMATO

In occasione della festa patronale dell’Assunta del 15 agosto 1853, che si celebrava “giusta il solito con molta pompa nel Comune di Maiori”, la sera del giorno vigiliare nella piazza pubblica della Città avveniva la solenne inaugurazione dell’artistico Cappellone realizzato dal paratore Luigi Canonico di Cava, intorno al quale erano installati centinaia di lampioni di diversi colori.

Il commesso doganale Pietro Paolo Carpentieri, presente il 14 agosto al momento celebrativo, aveva notato una prevalenza dei colori bianco, verde e rosso, disposti in modo tale da formare un tricolore. Preoccupato che una tale circostanza e il gran concorso di popolo potessero generare un “movimento rivoluzionario” in funzione antiborbonica, il Carpentieri aveva avvisato il brigadiere di gendarmeria al fine di farli rimuovere.

Verificata l’insussistenza di problemi di ordine pubblico, non era stata data alcuna disposizione, motivo per cui la vicenda veniva segnalata all’Intendente di Principato Citeriore per il puntuale accertamento di quanto avvenuto.

Immediata, il 15 agosto, fu la reazione del rappresentante governativo della Provincia, che ordinò al Regio giudice di Maiori di togliere immediatamente le lampade verdi, solo se fossero stati riscontrati intenti sediziosi.

Intanto, a giustificazione del mancato e pronto intervento della forza pubblica, la Direzione centrale del servizio del Corpo nella Provincia di Principato Citeriore faceva sapere che: “poiché l’ordine si manteneva tranquillo e la tranquillità pubblica offriva la più sincera calma”, la segnalazione del Carpentieri “fu valutata come inutile e di nessuna fondata verità”.

Dal giudicato regio di Maiori, il 17 agosto successivo, era fornita una versione più puntuale della vicenda, dalla quale risultava che i lampioncini colorati di bianco, rosso e verde erano “frammisti promiscuamente fra gli altri” di colore giallo e turchino e disposti non “assortitamente”, ma in modo casuale.

Il paratore, inoltre, aveva dichiarato che le stesse lampade erano state utilizzate anche a Salerno e in altre città della provincia.

Ben più dettagliato era il rapporto del capo della guardia urbana, Andrea Dell’Isola, che, verso la mezzanotte del 14 agosto, avvisato dal Caporale della Brigata di Gendarmeria di Amalfi, si era portato “sopra luogo”, verificando che i lampioncini “erano non di quei tre colori soltanto, ma di molti altri ancora, disposti alla rinfusa, senza di una marcabile disposizione”.

Dopo averne fatto togliere due serie per sottoporle al Giudice regio, dispose la sorveglianza notturna del Cappellone fino al mattino seguente perché nulla venisse innovato.

Analoga indagine venne effettuata anche sul comitato organizzatore, i così detti “Maestri di festa”, nominati nel numero di 14 dal Decurionato, dei quali venne accertata la buona condotta, e sul paratore Luigi Canonico, invitato in “molte feste civili e religiose per la formazione di toselli e altari”, per il quale fu rilevata solamente la dipendenza dal partito liberale nel momento dell’adesione alla guardia nazionale nel 1848.

A margine dell’intera vicenda vissuta 170 anni fa, l’unica sanzione imposta dall’Intendente Giuseppe Valia, il 30 agosto successivo, fu l’obbligo per Luigi Canonico di non utilizzare più lampioncini verdi nelle festività alle quali era chiamato come apparatore, sotto pena di arresto, estendendo a tutti i responsabili della pubblica sicurezza della Provincia di Principato Citeriore il puntuale controllo della prescrizione.

redazione
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