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San Pantaleone unisce Ravello e Vallo della Lucania: suggellata l’amicizia tra le due comunità

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di LORENZO IMPERATO

Ieri, domenica 19 novembre, è stata una giornata speciale per la comunità di Ravello. In occasione della festa del patrocinio di San Pantaleone, a Vallo della Lucania, una folta delegazione, guidata dal parroco Don Angelo Mansi, sempre molto sensibile ad iniziative che commistionano sapientemente fede e cultura, si è recata nella città salernitana, distante geograficamente dalla città della musica ma attigua spiritualmente, per mezzo del comune patrono, il celeste medico Pantalone.

All’arrivo, un maresciallo della polizia municipale di Vallo, nonché grande devoto di San Pantaleone, ha guidato noi ravellesi pellegrini dal pullman alla Cattedrale, sita alle spalle del centro storico, in una posizione quasi anomala, per chi come noi è abituato ad avere i luoghi di culto al centro del paese. Entrati in Cattedrale, i nostri occhi colmi di fede hanno cercato subito il santo martire Pantaleone, si sono immediatamente rivolti a Lui per ringraziarlo del viaggio trascorso e dell’amicizia, nata dalla devozione che, di lì a poche ore, avrebbe legato indissolubilmente la nostra realtà ravellese a quella vallese.

La prima parte della mattinata è trascorsa in letizia, avvolti in un’atmosfera sublime, capace di conciliare le peculiari e folkloristiche attrattive del luogo e il travolgente clima di devozione che ha unito in un unico abbraccio noi e loro. A mezzogiorno, con il suono delle campane, è iniziata la solenne celebrazione, primo dei due momenti liturgici della giornata, presieduta da Don Angelo Mansi, parroco di Ravello, guida spirituale della comunità in cammino verso il cielo, sulle orme del santo di Nicomedia.

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In una chiesa stracolma di fedeli, Don Angelo e parte della comunità ravellese presente alla prima celebrazione, sono stati accolti amorevolmente dal parroco della Cattedrale Don Aniello Adinolfi, promotore, insieme al  vescovo monsignor Vincenzo Calvosa, del grande momento svoltosi ieri. La celebrazione è stata animata dall’organista del luogo e dal giovane Filippo Amato, vanto della nostra realtà ravellese, in un sapiente intreccio musicale, che attraverso le note ha indotto il popolo alla preghiera. 

A concelebrare  il parroco Don Aniello ed il vice parroco.

Il   culmine della prima parte della giornata è stato, però, la conclusione della celebrazione, quando abbiamo visto un frammento, una fiala di quell’ “admirabile signum”,  motore di noi pellegrini nel  suo nome: il sangue di San Pantaleone, che, come già è stato ricordato in altri articoli, proveniva da Ravello. 

Avere la possibilità di vederlo da vicino, di toccare la reliquia, di contemplarne il suo ininterrotto e miracoloso liquefarsi, ha fatto vibrare le corde del cuore di noi ravellesi, spesso apatici, ma profondamente sensibili a questo ed altri momenti che rappresentano l’identità del nostro popolo. Mentre ci recavamo a venerare la reliquia, le nostre voci intonavano l’inno “Al martire santo”, composto dal M. Mario Schiavo e dal sacerdote ravellese Don Raffaele Mansi mentre il nostro cuore ha sussultato di gioia profonda, la stessa, forse, che si prova nel riabbracciare un fratello lontano.  A colpire particolarmente chi vi scrive è stata  la commozione del  dottor Ulisse Di Palma, parte della delegazione di Ravello, uomo di scienza, che ha studiato il fenomeno della liquefazione del sangue sotto un profilo anche medico e che è scoppiato in lacrime nell’inginocchiarsi davanti alla piccola ampolla.

 A suggello poi della toccante cerimonia, Don Angelo, prima di impartire la benedizione alla folla, ha invitato a commemorare la giovane Giulia Cecchettin, martire anche lei, uccisa dalla cattiveria dell’uomo in una società che sembra aver smesso di amare davvero.  Dopo aver rinfrancato lo spirito, è toccato anche rinfrancare il corpo, perciò, insieme ad alcuni membri del comitato festeggiamenti di Vallo, ai due sacerdoti ed al vescovo Calvosa, ospiti loro, siamo andati al ristorante ” Il Sinodo “, a pochi passi da piazza Cattedrale, dove ad aspettarci c’era un lauto pranzo con le tipicità del luogo. Un momento, anche questo prandiale, vissuto in simbiotica coesione, nel nome di un motto scherzoso, che spesso ricorda anche Don Angelo,  che dice ” Comunione e Colazione”,come basi perfette per una comunità. 

Il pranzo è terminato con il taglio, da parte dei sacerdoti e del Vescovo, di una deliziosa torta, realizzata dai pasticcieri vallesi con, sullo strato esterno, una decorazione in zucchero che riportava il logo  “SP” e due palme sull’estremità, simbolo di San Pantaleone, tale logo  era presente anche sui balconi delle case del centro del paese.

Al pomeriggio, dopo una breve visita al seminario vescovile, oggi soppresso a causa di un ingente calo vocazionale come ci ha spiegato Don Aniello, abbiamo visitato il parco adiacente al seminario con un monumento dedicato al vescovo Cammarota, nato a Maiori nel 1874 da Raffaele e Sarno Maria, morto il 15 dicembre 1937, dopo un proficuo ministero in terra vallese ed oggi sepolto nella Cattedrale di San Pantaleone. 

Successivamente l’ ingresso in Chiesa per il solenne pontificale della sera. 

Ad attenderci anche il sindaco Vuilleumier, giunto in serata sul posto, per guidare, quale timoniere esperto, la comunità di Ravello e siglare insieme al suo omologo Antonio Sansone, ai parroci dei due paesi e al Vescovo, il patto di amicizia. Occupati i posti a sedere, abbiamo aspettato, allietati dalle dolci note del maestoso organo settecentesco, l’inizio della celebrazione. 

Il canto del “Cantate Domino canticum novum” ha accompagnato l’ingresso dei ministri e dei presbiteri, con la reliquia del sangue portata processionalmente dal nostro Don Angelo e in seguito posta sotto la statua di San Pantaleone.

Il pensiero omiletico di monsignor Calvosa è stato un continuo richiamo al valore dell’amicizia tra le nostre realtà, ispirandosi poi al Vangelo, il Vescovo ha invitato i presenti a “mettere in campo tutto il nostro talento”   per raggiungere nuovi grandi traguardi sotto l’egida del celeste protettore che ci accomuna. Anche se le letture erano del giorno, le orazioni recitate nel corso della celebrazione eucaristica erano del messale proprio dell’Arcidiocesi di Amalfi Cava de’ Tirreni, che ovviamente ha preziosamente sponsorizzato l’evento, per la messa cosiddetta votiva  di San Pantaleone.

Alla fine il momento più atteso: prima della benedizione solenne, l’Avvocato Paolo Imperato, dopo un breve lancio dell’iniziativa, ha dato lettura del documento che avrebbe siglato il patto di amicizia, qui sotto integralmente riportato.

“Nel giorno in cui si celebra la festa della Traslazione della reliquia del sangue di San Pantaleone, le comunità religiose di Ravello e di Vallo della Lucania, in unità di propositi con le rispettive Diocesi, intendono rinsaldare il legame spirituale nel segno identitario del Santo Medico Celeste, comune patrono delle Città, che conservano gelosamente il segno vivo della Sua testimonianza di fede. L’intensa sinergia creatasi tra le due Comunità ha consentito, negli ultimi anni, nei giorni che precedono i solenni festeggiamenti patronali, di condividere la straordinaria esperienza delle giornate della salute, segnate dall’evento “Avrò cura di te”, nel corso del quale sono state effettuate visite mediche specialistiche gratuite alla cittadinanza. Questo impegno comune, nel nome di San Pantaleone, trova oggi solenne consacrazione nel patto di fedeltà che le comunità parrocchiali di Ravello e Vallo della Lucania stringono per favorire la devozione verso il comune Patrono, consapevoli della preziosa eredità spirituale, morale e solidaristica che la  Sua intensa testimonianza di vita ha consegnato a questi luoghi. Il Santo Medico Celeste, che si manifesta nelle nostre Comunità in maniera evidente attraverso il segno tangibile della reliquia del sangue, possa accompagnare questo virtuoso legame di fede, di umanità e di cultura che Ravello e Vallo della Lucania oggi ufficializzano nel nome di San Pantaleone”.

A conclusione  della bellissima giornata, lo scambio dei doni tra le due comunità. Non poteva mancare, da parte nostra,  un cesto dei prodotti tradizionali della terra, segnatamente limoni e limoncello, realizzato da esperti ravellesi e portato all’altare dalla  famiglia Ruocco-Cioffi (Raffaele, Annamaria e Ludovico), discendenti del compianto Pantaleone, membro instancabile del comitato festeggiamenti patronali,  oltre  ad una copia del  dipinto di Teodoro Duclere, consegnato dal Presidente del Comitato festeggiamenti patronali di Ravello Claudio Amato, che ritrae il centro della Città della musica: Villa Rufolo ed il campanile.

 In forma privata poi, è stato fatto omaggio al Parroco ed al Vescovo di una statuetta di San Pantaleone in argento e di alcuni libri, scritti da ravellesi, sul culto di San Pantaleone a Ravello.  Loro invece ci hanno fatto dono di una copia dell’icona di San Pantaleone che tradizionalmente espongono il 27 giugno, ad un mese dalla solennità liturgica del santo e di alcune pubblicazioni locali. 

Nel ringraziare il Signore per il dono dell’amicizia ed i presenti per la partecipazione, Sua Eccellenza Calvosa ha rivolto un invito all’ottimo dottor Ulisse Di Palma, a tenere una lezione in cui spiegherà le fasi della liquefazione del sangue di San Pantaleone. Prima di concludere confesso di non essere riuscito a raccontare fino in fondo un giorno così meravigliosamente unico come quello vissuto ieri; troppe emozioni, troppi attimi da ricordare…

 Ad immortalarli tutti, però, ci ha pensato, come al solito, il direttore Emiliano Amato, che, seguendo l’insegnamento di Vico, ha raccontato la storia non solo documentando le parti salienti o grazie alle fredde fotografie, ma ha sapientemente raccolto ogni sfumatura di questa speciale domenica, rendendo così, da giornalista vero ed esperto qual è, un servizio  fondamentale alla memoria futura. 

La delegazione ravellese che ieri ha preso parte a questo momento di grazia, è stata espressione collettiva di uno spirito che, vincendo il nichilismo attuale, deve continuare ad animare Ravello per renderla un luogo del cuore, dove la tradizione, nel senso più autentico del termine, si trasmetta come modello,  per sempre, oltre ogni apparente ostacolo.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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