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Il privilegio di vivere nella bellezza

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di Novella Nicodemi

Nascere in un posto tanto vicino al cielo che ti sembra di sentire gli occhi benevoli di Dio – mentre dà una sbirciatina compiaciuta al suo fac-simile di Paradiso sulla terra – e i sussurri festanti degli angeli, che ti solleticano i pensieri, significa aver a che fare, da subito, con la bellezza. Tu non lo sai, sei solo un bambino che comincia a esplorare inconsapevolmente il suo mondo. Quel mondo dove campeggiano, nella loro bucolica regalità, pini marittimi, ulivi, tigli e mirti, per te, è semplicemente un’esplosione indistinta di verde, interrotto solo da qualche spruzzatina fiammeggiante di rosso. D’estate le distese di pomodori lasciati a essiccare al sole fanno bella mostra di sé in qualche angolo del paese, cambiando all’improvviso la sfumatura di colore della tua giornata.

Quel mondo per te è fatto di blu cobalto e verde smeraldo, di aria frizzante al sapore di limone, di altezze vertiginose, di rocce imponenti, di gradini da scendere e salire di corsa, dopo la scuola. Magari incontrando muli o asini che si inerpicano in questi tragitti in pendenza sotto il peso del carico da trasportare, preziosi alleati della tua operosa comunità. Sono dolcissimi, e bellissimi. Perché i ‘ciucciarielli’ non vivono solo sulle ceramiche della Costiera, come potrebbe pensare un bambino di città, qui esistono davvero. I ‘ciucciarielli’ hanno fermato il tempo. Tempo che qui si misura in emozioni aeree e tangibili, in palpitanti e solenni rintocchi di campane che scandiscono la tua giornata. Oltre un muretto presidiato da un gatto sonnacchioso ma altero, tra uno sbadiglio e l’altro, come una divinità egizia, all’improvviso ti appare uno scorcio mozzafiato. Il mare. Quel mare che non riesci sempre a distinguere dal cielo. Sai solo che quella tonalità celestiale, a volte più densa, a volte più evanescente, da qualche parte, in qualche punto, ha un confine. Ti piace pensare però che il confine tra cielo e terra non esista. Quel mare di notte ti culla con una melodia cadenzata, rassicurante, che si accorda al battito del tuo cuore. Tu non lo sai, ma quel mare è tuo padre. E sta plasmando il tuo modo di essere e pensare. Sta formando la tua personalità. E questa montagna è tua madre, con le sue curve sinuose e i suoi abiti strappati: quei terrazzamenti degradanti verso il mare testimoniano che lei ha sacrificato il suo corpo per te, che ti ha lasciato modificare la sua fisionomia per nutrirti. Che ti ha sempre protetto frapponendo tra te e il resto del mondo un argine difficile da valicare, evitando che quel mondo al di là ti contaminasse con le sue brutture, ti spersonalizzasse, ti portasse via quella verginità dell’anima e dello sguardo che ti rende un ragazzo di paese. Un paese che ti ha forgiato con valori e sentimenti, ma nel quale, pensa, arriva tutto il mondo e si fa conoscere da te. Che magari stai seduto pigramente sugli scalini della Chiesa, perché la vita ti ha concesso il lusso di poterti annoiare, e all’improvviso senti parlare altre lingue o vieni inondato dalle note d’incanto provenienti da Villa Rufolo.  Hai solo avuto la fortuna di nascere qui, luogo dell’anima che ha regalato ispirazioni ad artisti di ogni epoca. Sei un privilegiato.

Un altro bambino, senza colpe, in un’altra parte del mondo respira fumo di fabbrica, sente risalire dal marciapiede odore di catrame e spazzatura. Quando si affaccia dalla finestra del decimo piano vede solo il palazzo di fronte, abbandonato all’incuria e imbrattato di scritte, deturpato dal tempo e dagli uomini. Qui i colori non esistono. E’ il regno del grigio. Chissà se un orizzonte c’è dietro quel palazzo, pensa il bambino, oppure il mondo è fatto di palazzi fatiscenti, uno dietro l’altro, e l’aria sa dappertutto di metallo e polvere…. E il mare dov’è? Perché c’è un solo mare. È di asfalto, rovente d’estate. Qui la bellezza è stata esiliata. Perché la bellezza non è ovunque ed è un dono preziosissimo. Ecco perché si ha il dovere di proteggerla. Di farla crescere. Di coltivarla. Di salvarla dai continui attentati e oltraggi che subisce. E chi ce l’ha davanti dai primi vagiti deve innanzitutto conservare la capacità di riconoscerla, non deve darla per scontata. Chi nasce in un posto come Ravello ha il dovere di difendere la bellezza e l’identità di questo luogo magico. E chi è nella posizione di farlo, ha il dovere di promuovere la cultura della bellezza.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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