di SALVATORE AMATO
Nel luglio del 1943, le incursioni aeree sui cieli della Costiera avevano costretto l’arcivescovo di Amalfi, Ercolano Marini, a proibire qualsiasi processione religiosa, che avrebbe creato pericolosi assembramenti, salvo poi disporre alcune eccezioni tra settembre e ottobre 1943: potevano svolgersi soltanto le processioni del Cristo Morto, delle Rogazioni, del Corpus Domini e le Patronali, ma queste non potevano occupare le vie nazionali o provinciali.
Il presule amalfitano per ragioni di salute, ma anche di sicurezza, trascorreva un periodo di riposo proprio a Scala, dove, il 31 luglio 1943, nella chiesa delle Redentoriste, celebrava il trentanovesimo anniversario della consacrazione episcopale. La solenne cerimonia era stata aperta dalla messa solenne, dall’ora eucaristica, nel corso della quale Marini aveva trattenuto il piccolo uditorio con alcune considerazioni sul punto culminante della sua vita, e dai canti intonati dagli orfani dell’Istituto “Anna e Natalia” di Amalfi.
Il successivo 2 agosto, l’Arcivescovo amalfitano aveva presieduto anche le celebrazioni per la festa di Sant’Alfonso, tenute presso la chiesa monasteriale, con panegirico pomeridiano del Superiore della Casa scalese, Angelo La Marca.
La festa di San Lorenzo del 10 agosto successivo aveva goduto ancora della presenza di Ercolano Marini, che alle sette aveva celebrato Messa Piana con comunione generale, e dell’animazione liturgica degli orfani dell’Istituto.
Quella solenne delle dieci era stata officiata dal sacerdote guanelliano Antonio Turri, direttore dell’Orfanotrofio, nel corso della quale fu l’Arcivescovo di Amalfi a tenere l’omelia, in cui aveva presentato san Lorenzo nello spirito di fede, di carità e di eroismo, lamentando l’affievolimento dei principi cristiani e aggiungendo che l’odio, la vendetta e l’orgoglio da qualche tempo esaltati e raccomandati avevo prodotto il terribile dramma della guerra, che in quei giorni in Italia viveva la sua fase più acuta.
Nel pomeriggio del giorno festivo toccava a Don Antonio Turri presentare al popolo la figura del diacono Lorenzo, indicato come riformatore e ricostruttore della società nella carità e nell’amore.
Al termine, come racconta con dovizia di particolari il parroco del tempo, don Giuseppe Imperato senior, si svolgeva la brevissima processione per l’interno della chiesa, uscendo per la porta della navata destra ed entrando per quella centrale, a causa delle disposizioni “tempore belli”.
Nonostante le particolari circostanze imposte dal periodo bellico, ancora una volta ci fu molto concorso di popolo, arrivato a Scala anche dai paesi vicini.