di GIUSEPPE GARGANO
I cieli d’Italia e d’Europa per una manciata di giorni dell’anno che sta per concludersi sono stati percorsi da una meteora di vivida luce azzurra in perfetto moto orario, la quale ha attirato la meraviglia di tanti che hanno alzato gli occhi verso la volta celeste.
Era una meteora o piuttosto, come ritiene qualcuno, una cometa periodica, percorrente un’orbita ellittica intorno al Sole con sensibile eccentricità, tale da consentire il suo ritorno ogni 33 anni?
La brillante luce azzurra risplendeva sulle maglie di undici e più eroici protagonisti, favoriti dall’influsso astrale, e li conduceva sull’altare della gloria.
Ma, come tutti i corpi celesti vagabondi del sistema solare, l’astro in questione andava gradualmente a spegnersi, o meglio ancora, a dileguarsi nell’oscurità del cosmo.
Così appariva un buco nero al centro di un reparto votato alla difesa, che ingoiava inesorabilmente palloni diretti verso una rete sostenuta da una porta di legno: tale è lo spazio-tempo dell’universo del calcio!
«Ritorniamo a sprofondare nell’Abisso», affermava qualcuno dopo il passaggio dei ciociari.
Il Ciuccio, d’azzurro vestito, infangatosi nella melma di un tempio votato alla “Mano de Dios”, cerca di scuotersi, nella speranza che l’insozzata terra si asciutti e possa così tornare nell’oblìo del prato.
Intanto, come nel gioco dello schiaffo, si cerca il colpevole, il responsabile della scomparsa dell’astro che si credeva acceso da un duraturo focolaio termonucleare come quello delle stelle ma invece luccicante di luce riflessa e composto, come le comete, di “neve sporca”, che ad ogni passaggio si scoglie in parte a causa dei raggi solari.
Soltanto una forte pressione di materia oscura potrà alfine riaccendere un duraturo fuoco che ha nelle righe dell’azzurro la più alta energia e questa pressione non può essere esercitata che da una forza fondata sulla riscossa delle potenzialità già un tempo manifestate.