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Amalfi

La nascita del turismo a Maiori

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di SIGISMONDO NASTRI

Tra la fine dell’Ottocento e gli albori del nuovo secolo andava consolidandosi la fortuna turistica del territorio, anche se l’economia faceva perno su attività proto industriali (cartiere, mulini, pastifici), sull’agricoltura e sui commercio, in attesa che, completata ormai nel 1893 la strada rotabile fino a Positano, si concretizzasse il sogno della ferrovia.

Il viaggio in Costiera era diretto, com’è facile intuire, ad Amalfi e Ravello, due cittadine ricche di storia, di arte, di peculiari valori paesaggistici, e dotate di strutture ricettive confortevoli. Anche Maiori, comune eminentemente agricolo, con una produzione di limoni smerciata in prevalenza all’estero, cercava di fare leva sul turismo. «Quei luoghi ridenti, benedetti dal sorriso di Dio – sottolineava un periodico salernitano -, sono per se stessi attrattiva irresistibile; ma…, in quest’epoca di prosa, il viaggiatore cerca i suoi comodi, e bisogna convenirne, Maiori non presentava tutti i requisiti richiesti per potere aspirare a diventare una vera e propria stazione estiva. Oggi, però, pare che le cose siano mutate, grazie ad un coraggioso, Nicola Soldini, che vi ha creato un magnifico Albergo, messo con tutto il lusso e la proprietà necessaria, dove con sei o sette lire al giorno si può vivere benissimo.

Ed il Municipio, sempre solerte quando si tratta di aiutare le private iniziative per lo sviluppo economico della città, ha concesso ad uno speculatore di edificare sul lido uno stabilimento balneare. Lo stabilimento è davvero carino, anche per la forma, che si allontana molto dai soliti affastellamenti di tavole; ed è per diventare un geniale ritrovo, la sera, al fresco, sotto il cielo purissimo della costiera, ai profumi deliziosi delle alghe che solleticano voluttuosamente l’odorato. Fuori poesia, è veramente il caso di congratularsi con Maiori, che, se continua così, potrà fare una formidabile concorrenza non solo a Salerno, ma a Castellammare e Sorrento, che una réclame americana ha reso tanto famose» (cfr.: “La Provincia”, Gazzetta di Salerno, I, n. 1, 3 luglio 1889, p. 3).

La previsione, purtroppo, non si realizzò.
Più o meno nello stesso periodo veniva allestito «un po’ col concorso di un impresario, un po’ col concorso di tutti, un piccolo teatro in legno, che è ben presto diventato quasi l’unico ritrovo dei maioresi, la sera, e dove ci si mette tutta la buona volontà per divertirsi.» (cfr. c.s.: n. 17, 7 settembre 1889, p. 3).

(da: “Gaetano Capone, la pittura come racconto del quotidiano”, a cura di Massimo Bignardi, Salerno 2000)

redazione
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