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La Commemorazione dei Defunti in Costa d’Amalfi è attesa, salata, calda e nera

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di GABRIELE CAVALIERE

Anche in questo periodo a dir poco “complicato” non possiamo esimerci dal commemorare coloro che non sono più tra noi.

La “festa dei Morti” in Costiera è attesa, che dura tutta una notte, per le anime che faranno ritorno alle antiche case.

Ė salata, come le lacrime versate sulla tomba dei cari estinti.

Ma è anche calda e luminosa, come il sole della “Staggione de’ Muorte”, ed è nera, infine, come la farina di grano che si usa per preparare la Pizza dei Morti.

Ė attesa, la sera del primo novembre resiste nei paesi della Costa l’usanza di lasciare sul davanzale delle finestre una candela accesa, oppure un lumino, poichè si crede, il chiarore agevoli l’anima del congiunto a ritrovare la strada di casa.

Durante questa notte è permesso alle anime di camminare sulla terra, per visitare i luoghi in cui vissero la loro vita terrena e far visita ai propri cari.

Pare che l’anima possa svelarsi ai suoi cari, anche solo attraverso dei segni, dei rumori, spostamenti di oggetti, etc… ma, stando ai più, l’anima rimane discreta, accontentandosi di rivedere i luoghi cari e di sincerarsi che i familiari stiano bene. Senza mostrarsi, allora, si allontana. Per accogliere il celeste visitatore nei paesi dell’entroterra – Tramonti, Corbara, Sant’Egidio del Monte Albino e nei territori dell’Agro-sarnese – resiste l’usanza di andare a letto presto quella sera, ma solo dopo aver apparecchiato il tavolo da pranzo con cibo e vino, e posto accanto ad esso una bacinella d’acqua, del sapone, un asciugamani, e l’immancabile cero, affinché l’anima, prima di rifocillarsi, possa rinfrescarsi…

L’evolversi della società in buona parte ha cancellato o per lo meno fatto dimenticare queste usanze che, però, non sono affatto sparite ma bensì si sono trasformate, addobbandosi di esotico, e assimilando mode d’oltremare con più o meno compiacimento di tutti. Ė alla luce di questa antichissima tradizione che va letto il successo della festa di Halloween…


La ricorrenza dei defunti è salata, 
come le lacrime versate sulla tomba dei propri cari ma, aggiungerei, come il sudore stillato lungo le interminabili scalette che nei paesi costieri conducono all’estrema dimora. Quasi che la posizione esasperata voglia rappresentare l’ultimo viaggio…

Ė calda e luminosa come “A’ Staggione de’Muorte”, dove il termine “staggione” stà a significare estate, e che è conosciuta fuori dalla Costa come “Estate di San Martino”: «…che dura tre giorni e un pochino…», recita un adagio popolare. Si tratta di un periodo abbastanza breve, il più delle volte dura qualche giorno appena nella prima metà di novembre in cui, dopo il primo freddo autunnale, si verificano condizioni di bel tempo e improvviso tepore. Pare che il nome di questa vera e propria “tregua metereologica” sia da attribuire alla leggenda del soldato romano Martino (poi divenuto san Martino di Tours) che nel rigido inverno del 335 durante una tormenta s’imbatté in un viandante stremato dal freddo. Secondo altri l’incontro avvenne di notte, mentre il militare era intento nell’ispezione dei corpi di guardia. Resta il fatto che Martino, non cristiano ma puro di cuore, non esitò a sfoderare la spada per dividere il suo mantello a metà con lo sfortunato. Immediatamente il cielo si schiarì e la temperatura si fece più mite, come se all’improvviso fosse tornata l’estate.

…e infine è nera la “Festa dei Morti” ma, a differenza dei paesi limitrofi, dove la mesta ricorrenza viene celebrata consumando torrone, chiamato, appunto, “ossa dei morti”, in Costa d’Amalfi è la pizza la protagonista indiscussa delle tavole del due novembre.
Ė una pizza fatta con il grano saraceno e condita con la salsa di pomodoro, con olio, aglio, origano e magari acciughe, rigorosamente senza condimento di carne o salumi. Per penitenza, per rispetto di chi non c’è più.

Un’usanza talmente radicata che neppure ci si chiede il motivo perché sia nata.
Alcuni dicono perché le donne di casa potevano preparare l’impasto e poi recarsi al cimitero. Stendendo l’impasto al rientro e cuocendola rapidamente nel forno di casa.

Secondo altri, invece, il grano, che costituisce la base della pizza, assurge a simbolo della vita che continua.
Come il grano che per essere raccolto necessita il taglio della pianta, e quindi la sua uccisione, ma che ripiantato da origine ad una nuova vita. Vita che nasce dalla morte, in un ciclo eterno ed indissolubile.

Questa “Pizza Nera” nasce nei paesi rurali della Costa, a Tramonti in particolare, dove la pizza è tradizione secolare e identità. Ma parleremo della Pizza di Tramonti De.Co in un’altra sede …
Per il momento Vi lascio ai vostri affetti ricordando una massima di Sant’Agostino: “Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dov’erano ma ovunque noi siamo”. Nel nostro cuore…

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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