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L’incanto del Presepe Vivente di Agerola, tra fede e suggestione

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di NOVELLA NICODEMI

Non possiamo non dirci cristiani, sosteneva Benedetto Croce. L’appartenenza alla cultura cristiana è connaturata strutturalmente alla civiltà occidentale. E il presepe è uno di quei simboli della cristianità che più vividamente testimoniano le nostre radici culturali profonde, oltre alla fede in sé per sé.

Il presepe può piacere o non piacere (Eduardo de Filippo docet), ma quando lo si ama visceralmente, diventa una presenza irrinunciabile delle festività natalizie.

C’è chi lo prepara con cura nelle proprie case, l’otto dicembre come vuole la tradizione, e chi lo allestisce ‘con statuine viventi’ nel proprio paese, mettendo in scena un’evocativa esplorazione dal vivo del miracolo della Natività.

Da quarant’anni, ad Agerola, nella splendida cornice del borgo di Campora, nei pressi del torrente Penise, uno straordinario spettacolo si ripete, senza sosta e con crescente entusiasmo, durante l’inverno: il presepe vivente.

Un viaggio nel tempo ma anche dentro di noi, nelle emozioni sopite che si risvegliano, riportandoci all’innocenza dei bambini che per la prima volta ammirano con stupore la Natività e il suo contorno rurale. E che ci fa sentire di nuovo bambini.

L’allestimento nella ridente cittadina dei Monti Lattari ha negli anni rafforzato, inoltre ,il senso di appartenenza alla comunità, preservando e tramandando trazioni antiche, fortificando altresì l’identità religiosa.

Quest’anno sono oltre 200 i figuranti tra bambini, donne, giovani e anziani, coinvolti dall’associazione “Insieme in parrocchia” e dalla Chiesa di San Martino Vescovo, guidata dal mai domo Don Giuseppe Milo, a impersonare pastori, artigiani, fabbri, cacciatori, osti, erbivendoli, massaie.

Gli agerolesi, calati con convinzione e partecipazione nei ruoli assegnati, interpretano tante straordinarie storie che si intrecciano, accompagnando i visitatori in un incantevole itinerario. Il percorso si snoda attraverso le caratteristiche vie del borgo, attraversi antichi mestieri e usanze, riconducibili alla tradizione settecentesca del presepe in stile napoletano, per arrivare alla suggestione dei Tre Magi d’Oriente e della Natività.

Una ricostruzione curata con passione e devozione, nei minimi dettagli, con veri e propri ‘tableaux vivants in movimento’, che, in una fusione dei vari livelli sensoriali, tra suggestioni visive e uditive, e piacevoli concessioni al gusto, rievoca la magia e l’incanto della nascita di Gesù.

Da segnalare scene davvero gustose come quella dello scolaretto indisciplinato punito dalla maestra o surreali come quella delle monache, che lo spettatore avvista prima da lontano, in un campo lungo alla Sorrentino, per poi osservarle da vicino, intente alla lavorazione dell’impasto delle zeppole calde che vengono offerte agli estasiati spettatori.

Lungo il tragitto, tra i tanti animali domestici, lo spettatore vive poi un’ immersione panica nella natura della quale è custode e simbolo San Francesco, con al fianco l’immancabile lupo, all’interno di uno scenario naturale quasi metafisico che fonde realtà e finzione scenica. Il rumore dell’acqua che scorre nei pressi del caratteristico mulino, sito proprio sul fiume, evoca infatti il fluire della vita umana in attesa della salvezza e della rinascita.

Un’iniziativa, quella di Agerola, che, già nelle prime date di dicembre, ha attirato migliaia di visitatori i quali hanno avuto la possibilità di degustare, in itinere, alcune prelibatezze tipiche: bocconcino di fiordilatte, montanara napoletana, un primo piatto della tradizione, zeppola di Natale ed un buon bicchiere di vino.

Tra i graditi ospiti di questa edizione, anche Padre Enzo Fortunato, saggista e giornalista francescano, che il 30 dicembre scorso ha presentato alla comunità tutta il suo ultimo lavoro letterario “Una gioia mai provata. San Francesco e l’invenzione del presepe”.

Prossimi appuntamenti del Presepe Vivente di Agerola, oggi, 3 gennaio e domenica 7.

redazione
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