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Materiali sversati nel mare della Costiera: ecco i veri artisti dell’incomprensibile

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di NOVELLA NICODEMI

Quella busta di spazzatura buttata in una stradina di periferia, o in vallone sotto un ponte, o ai lati della rampa di accesso all’’autostrada è un pugno nell’occhio. E fa letteralmente schifo proprio come chi ha compiuto questo gesto. Quella busta che si vergogna quasi di trovarsi lì e sembra chiedere pietà, fa male agli occhi e al cuore. Certo, chi l’ha lasciata lì non credo che un cuore ce lo possa avere. Indubbiamente ha avuto il fegato e lo stomaco per farlo. Appurato che questi organi li possiede, sicuramente gli manca la parte fondamentale: un cervello.

Cosa ci ha guadagnato liberandosi di quel sacchetto puzzolente, pieno di Dio solo sa che cosa, in questo modo barbaro? Ha risparmiato tempo e fatica per differenziare i rifiuti? Mah sì, tanto noi separiamo e poi alla discarica mettono tutto insieme. Ci fanno fessi. Forse questo è il pensiero che alberga nella mente di codesto soggetto, trovando molto spazio per rimbalzare da una parete all’altra del cranio. E quindi, costui è convinto di essere più furbo degli altri. E lo dimostra solo a sé stesso però, vigliaccamente, andando a disperdere di soppiatto i suoi ameni rifiuti in giro per il mondo nei posti dove magari altri suoi consimili sono soliti compiere simili eroiche imprese, tanto una busta in più o una in meno non fa la differenza. Si sente autorizzato da un malcostume diffuso. Non va nella piazza elegante o nella via delle boutique a buttare la sua monnezza. Il presupposto è che se una zona è già ‘brutta’, periferica, isolata, trascurata, già adibita a discarica a cielo aperto da altri incivili, il problema non si pone proprio. Ed è sicuro di non essere sgamato.

Questa è una delle svariate manifestazioni di assoluta mancanza di coscienza civica. Di mancanza di rispetto per l’ambiente e per le persone.

C’è poi chi supera questo livello e deturpa, inquina, rovina, distrugge niente poco meno che un ambiente naturale patrimonio dell’Unesco.

È di sabato pomeriggio la notizia che sulla costa di Castiglione, nel territorio comunale di Ravello, la Guardia Costiera e i Carabinieri hanno scoperto delle persone, poi denunciate, intente a effettuare lavori abusivi in una villa sulla scogliera. Fin qui, si tratta dell’ennesimo caso di un reato diffuso da queste parti. Ma la scoperta più sconcertante è stata un’altra: i materiali di risulta venivano gettati direttamente a mare, in un soleggiato pomeriggio d’inverno.

Veri artisti dell’incomprensibile.

Come è possibile pensare, solo pensare, di poter sversare materiali inquinanti nel mare della costiera amalfitana? Come è possibile pensare che nessuno si accorga di una chiazza scura nel mare cristallino? Come è possibile pensare che l’anomalia non venga segnalata e che non scattino i controlli con relative denunce? Non stiamo parlando del canale di scolo di un fiumiciattolo vicino a Roccacannuccia, ma di un tratto di costa famosissimo, frequentatissimo, tutelato e monitorato costantemente appunto per proteggerlo e preservarlo.

Già la piaga dell’abusivismo è quella che è, poi ci aggiungiamo impunemente questi atti di puro vandalismo contro l’ambiente ed ecco pronta la ricetta del disastro ecologico. E del naufragio della civiltà.

Quello è il mare dove residenti e turisti faranno il bagno quest’estate. Dove vivono i pesci che poi finiranno sulle nostre tavole.

Come si fa, oggi, con tutto questo parlare di salvaguardia dell’ambiente, con questo bombardamento ecologista, a compiere un atto del genere, di questa portata macroscopica, di una gravità inaudita? Si rimane allibiti e francamente molto arrabbiati, mentre loro, allegramente e tranquillamente, gettano terriccio, contenente chissà che cosa, nel mare della Divina.

Una chiazza marrone. Ma non una chiazza nella loro coscienza, altrimenti non si spiega.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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