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Minori, fontana della discordia: dopo stop ai lavori sindaco Reale replica ad attacchi e polemiche

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Con una nota trasmessa agli organi di stampa, il sindaco di Minori, Andrea Reale, torna sull’argomento relativo al trasferimento dell’antica fontana dei leoni in piazza Umberto I: Un caso condito da una miriade di polemiche fino al fermo dei lavori da parte della Soprintendenza. A Minori tutti o quasi si sono espressi sulla materia, generando un confronto pubblico a volte sano, a volte meno. L’ultima bordata, in ordine di tempo, a firma del preside Francesco Criscuolo sulle nostre pagine.

Pubblichiamo l’intervento del primo cittadino, a nome dell’Amministrazione comunale, in cui specifica la natura degli interventi effettuati, gli stessi contestati dalla Soprintendenza di Salerno che ha giustificato il blocco dei lavori. Reale motiva, inoltre il trasferimento dell’opera dal lungomare al punto per il quale era stata originariamente concepita, una scelta contenuta nell’ultimo programma elettorale. Segue testo integrale dell’Amministrazione Reale.

Ora che tutti gli improvvisati difensori del “pregevole bene artistico” si sono sfogati del loro livore malriposto, è ora di tornare alla realtà a proposito della fontana moresca di Minori. Il progetto di restauro e traslazione della fontana posizionata in fondo al lungomare parte da due presupposti:

1) il cespite non è stato sottoposto nei decenni ad alcun tipo di manutenzione, né conservativa né restaurativa, anzi più e più volte fatto oggetto di improvvisati interventi di “rappezzo” ogni qualvolta l’inerzia e la trascuratezza di chi avrebbe dovuto custodirlo ne provocava la frammentazione e il degrado. Interi blocchi lapidei disconnessi, spesso staccati e perduti, sono stati reintegrati o sostituiti da cucchiaiate raffazzonate di malta cementizia, senza il minimo rispetto né per la struttura, né per i materiali, né per il valore culturale del bene, che oggi invece con inatteso ardore si pretende di tutelare. La colonna centrale risultava sezionata sia verticalmente che orizzontalmente. Le patine biologiche accumulatesi minavano l’aspetto e l’integrità del reperto, per effetto dell’incuria e di pulizie estemporanee e malfatte. Un cespite evidentemente mal gestito, che solo oggi risveglia l’interesse di chi a suo tempo lo ha lasciato sgretolare nell’abbandono: un interesse infido, che sottende tardive mire politiche. E’ singolare, in tal senso, che la prima e unica volta che i lavori sulla fontana sono stati affidati a tecnici con i requisiti e specializzazioni richieste dalla vigente normativa e a una ditta specializzata, si levino lamenti sulla loro esecuzione: quando operavano manovali elevati per decreto al rango di restauratori andava invece tutto per il meglio? Eppure gli “sfregi pubblici” sono stati per anni sotto gli occhi di tutti, e le fotografie lo dimostrano senza possibilità di equivoco. Esse, anzi, attestano proprio di quel “sovrano disprezzo” verso i beni pubblici esercitato a suo tempo da chi oggi strumentalmente se ne duole: più semplicemente, hanno lasciato marcire la fontana e ora accusano chi si prodiga per ripararla.

2) la collocazione della fontana in fondo al lungomare non corrisponde affatto alla sua sede originaria. Il presunto “punto di convergenza dei due simmetrici filari di alberi” non ha di per sé dignità e rilievo maggiori di quello scelto, un paio di secoli fa, dagli amministratori dell’epoca nella piazza più antica, luogo di aggregazione e di incontro, centro nevralgico delle attività sociali del paese, come accertato dalle accurate ricerche svolte dagli esperti della Soprintendenza Archeologica. Voler restituire alla piazza e alla fontana la centralità storica che hanno avuto nel tempo, corrisponde all’esatto contrario di quanto incautamente asserito: riconoscerne il plurisecolare valore simbolico di centro di riferimento, polo di attrazione, momento di ritrovo. Ai detrattori per ostilità pregiudiziale si potrebbe domandare: davvero lo sfondo dei vecchi edifici in piazza Umberto è meno adatto per la fontana moresca che il campo di calcetto? davvero essa è più bella e più fruibile in mezzo alle strutture balneari, che non in un contesto urbanistico ben preservato, ove fa da epicentro dell’antica pavimentazione?

Insomma, l’operazione di restauro e traslazione ha basi scientifiche inappuntabili, che si innestano su quelle storico-architettoniche: la fontana oggi come in passato torna ad essere centro focale di una piazza altrimenti vuota, che ne viene valorizzata in termini estetici e sociali, proprio come era secondo costume e tradizione. Quanto alle “maldestre” modalità tecniche dell’intervento, paventate da chi urla allo “sfregio”, saranno le previste relazioni a documentarne con puntiglio la regolarità o meno, l’idoneità o meno a ripristinare storia e bellezza del nostro piccolo monumento.

C’è però ancora un aspetto da chiarire. I deprecati lavori hanno individuato, fra i tanti danni arrecati alla fontana da chi l’ha male amministrata, anche una micidiale conduttura di piombo, che ha fatto bere ai cittadini per anni acqua potenzialmente nociva. Ma anche a questo il denunciato disastro ha posto, per fortuna, rimedio.

Che tutto questo denoti una “concezione proprietaria del paese” è opinione francamente azzardata. Anche la dislocazione della fontana in piazza Umberto rientra, col restauro, nel programma elettorale sulla cui proposta l’amministrazione in carico ha ottenuto consenso e fiducia; se ne finge sorpreso solo chi finge di tutelare l’immagine e l’interesse di Minori. “Indolenza morale” è, semmai, quella di chi offende la consapevolezza di una città intera, la sua operosità, il suo impegno e il suo lavoro, riesumando una scialba retorica vuota di idee e di progetti, e di cui la città non ha alcun rimpianto.

L’Amministrazione Comunale

redazione
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