Nata il 3 ottobre 1933 in Via Lacco, ha basato la sua vita su tre principi cardine: la famiglia, il lavoro e la fede. Aveva appena dieci anni quando avvenne lo sbarco alleato e al tempo della neonata Repubblica si trasferì a Roma per lavorare come bambinaia presso una famiglia facoltosa. Poi il ritorno a Ravello, il matrimonio con l’indimenticato Filippo Amato, scomparso nel 2016, da cui sono nati Tommaso, Filomena, Elio, Maurizio e Paola (dieci nipoti e due pronipoti). Dopo il lavoro d’albergo all’hotel La Bussola di Amalfi, il privilegio della “residenza” negli ambienti Villa Rufolo, con Filippo ultimo custode per l’Ente Provinciale per il Turismo. E poi la devozione nella Vergine e nei Santi (sempre attiva per l’accoglienza dei pellegrini dei Santi Cosma e Damiano sotto la direzione del cognato Don Pantaleone) che l’hanno portata negli anni a visitare i maggiori centri di fede italiani ed esteri, da Lourdes a Fatima (non si contano, invece, le gite organizzate a cui ha partecipato, da Assisi a Pietrelcina e San Giovanni Rotondo). Ancora oggi non manca l’appuntamento quotidiano con la recita del Santo Rosario. Terziaria francescana, è devota del Beato Bonaventura da Potenza.
L’attenzione alla casa, alla cucina (possiamo garantire che è un’ottima cuoca), e anche al giardino seguendo per una vita il suo sposo Filippo nella cura dei terreni sotto Villa Cimbrone. Negli anni della giovinezza, quando era dura sbarcare il lunario, le sue spalle e al sua schiena non si sono mai sottratte a duri carichi, come i tempi imponevano alle cosiddette “formichelle”.
Una donna forti, determinata, dotata di straordinaria ironia e ilarità (tratti distintivi ereditati sicuramente da sua madre), che non si è mai persa d’animo neanche nei momenti più difficili della sua lunga vita che non sono mancati.
Oggi, lucida e con qualche inevitabile acciacco (dopo una vita in cui non si è mai risparmiata), è sempre pronta a raccontare una delle sue storie di vita vissuta, quelle di una Ravello antica, che non c’è più, quando bisognava darsi da fare per uscire dalla miseria provocata dalla guerra. Nonna Maria è senza dubbio una di quelle donne tenaci che ci hanno dato la possibilità di essere quello che siamo oggi. Auguri!