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Ravello, il debito di riconoscenza a Pasquale Palumbo

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di DOMENICO DE MASI

I giorni festivi di fine anno per chi vive a Ravello o per chi conosce e ama questo paese pur senza viverci, sono segnati dal ricordo di Pasquale Palumbo. Questo nostro concittadino ha inciso per anni, con paziente e ininterrotta tenacia, sulla cultura musicale dei turisti, di noi ravellesi e degli abitanti tutti della Costiera. Chi ha fruito per più di un trentennio dei concerti puntualmente organizzati da Pasquale, sa con quanta raffinatezza filologica e artistica quei concerti erano organizzati. La sequenza dei programmi e, in ciascun programma, la sequenza dei brani scelti da Pasquale ha sempre dimostrato a quale vertice era arrivata la sua sapienza per quanto riguarda sia la storia della musica, sia la capacità pedagogica dei concerti, sia la perfezione tecnica ed emotiva con cui egli pretendeva che fossero eseguiti.

La perdita di Pasquale non crea solo un vuoto affettivo incolmabile, ma reca un danno altrettanto incolmabile sia alla sensibilizzazione culturale di noi ravellesi, sia al risvolto economico che il turismo garantisce a questo nostro strepitoso paese.

Ravello si fregia del titolo di “Città della musica” ma, per giustificare quel titolo, certo non bastano una ventina di concerti concentrati alla rinfusa in un paio di mesi estivi. Fin quando è stato vivo e operativo Pasquale, Ravello poteva dirsi “città della musica” soprattutto perché era lui ad assicurare ogni anno al suo paese una ricca sequenza di concerti spalmati su tutte le stagioni. E lo faceva con una somma di soldi infinitesima rispetto a quella del Festival, racimolata con paziente caparbietà, con rigorosa sobrietà, con la passione inguaribile per la musica e per la sua corretta divulgazione.

Giustamente Ravello è molto gelosa della sua autonomia culturale, pure essendo condannata a subire sempre estranei alla guida del “suo” Festival. Invece con Pasquale la produzione musicale è stata promossa da un ravellese e prima di tutto per i ravellesi.

Purtroppo per molti anni la vita sociale di Ravello è stata dilaniata, corrosa, bloccata da un’assurda faida intestina che le ha impedito di essere una comunità coesa, solidale, armoniosa, così come le sue bellezza naturali la destinavano ad essere. Questa faida ha incattivito gli animi e ha inaridito la pratica caritatevole della riconoscenza.

Pasquale, che in vita ha fatto il miracolo trentennale dei suoi concerti, ora potrebbe costituire, con il suo ricordo, una nuova occasione miracolosa spingendo i suoi compaesani ad essergli riconoscente. Sarebbe bello, ad esempio, se gli si dedicasse la strada dove lui ha abitato e dove tuttora vivono i suoi familiari, amabili come lui. Sarebbe bello se gli si dedicasse uno dei tanti sentieri di montagna dove lui amava inerpicarsi. Sarebbe bello se si desse vita, in suo onore e ricordo, a un corso permanente di formazione musicale riservato agli studenti delle scuole ravellesi, così come la Fondazione faceva nei suoi anni iniziali. Sarebbe doveroso dedicargli definitivamente il concerto all’alba, che fu lui e non altri a inventare.

Ciò salderebbe almeno in parte il debito di riconoscenza di noi ravellesi verso questo nostro straordinario concittadino e farebbe sbocciare a Ravello il fiore raro della riconoscenza, rendendo finalmente al paese tutta la felicità corale che esso merita.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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