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Ravello: nel 1933 l’inaugurazione del campo da Tennis, tra i primi del Sud Italia

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di SALVATORE AMATO

Alla fine degli anni Venti, il Partito Nazionale Fascista, proseguendo nell’opera di propaganda sportiva, cominciata con l’intento di provvedere all’educazione fisica della gioventù italiana, decise di far costruire gradualmente, in tutti i Comuni d’Italia, un campo sportivo che, pur rispondendo alle moderne esigenze dello sport, fosse stato di facile e poco costosa attuazione pratica.

Nell’opera di censimento avviata per verificare quali fossero le realtà municipali prive degli impianti, l’Ufficio sportivo del Direttorio Nazionale del Partito, con comunicazione del 17 dicembre 1929, constatava che il territorio del Comune di Ravello non aveva ancora provveduto alla realizzazione di un campo sportivo.

Per tale motivo, il Segretario nazionale del Fascio Augusto Turati, con le parole “realizzare! Questa è la parola d’ordine: realizzare poco, ma realizzare“, invitava l’amministratore del tempo a provvedere all’edificazione del campo sportivo, che avrebbe dovuto fondarsi “sul contributo spontaneo della popolazione“.

Così, il 4 ottobre 1930, presso la Casa Comunale (allora situata nel complesso conventuale di San Francesco), il Commissario Prefettizio di Ravello, Umberto Nisi, che allo stesso tempo era anche Presidente dell’Azienda Autonoma, a margine di un incontro con il Segretario Politico del Fascio Alfonso Mansi, la Segretaria del fascio femminile Maria Mansi, il centurione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale Pasquale Armenante, notabili e imprenditori alberghieri, alla presenza del giornalista Tommaso De Vivo, aprì una sottoscrizione che, compreso il contributo del Comune e dell’Azienda Autonoma, aveva raggiunto in breve tempo la somma di quasi 12.000 lire.

Tra i primi offerenti sono menzionati l’artista Laurenzio Laurenzi di Roma, il barone Giuseppe Compagna, che offrì lire 1000, costituente la somma depositata quale fondo di garanzia del fitto della Torre dello Scarpariello, e l’Ing. Giulio Barluzzi, che nel 1926, dopo averla acquisita, aveva restaurato e trasformato in dimora privata l’antica chiesa di Sant’Andrea del Pendolo. Ad essi si aggiunsero diversi cittadini, strutture alberghiere e associazioni sportive e culturali.

Per un complesso di circostanze, quali la difficoltà di acquistare un appezzamento da destinare a campo sportivo, con la conseguente impossibilità di allestire un progetto tecnico, e le spese da sostenere per la riorganizzazione del Dopolavoro, cui sarebbe spettata la gestione del nuovo impianto, fino al novembre del 1932 non si conosceva ancora l’ubicazione della nuova struttura.

Il 18 novembre 1932, con deliberazione podestarile n. 141, allo scopo di tutelare le zone adiacenti alla Cattedrale, Villa Rufolo, Episcopio e Casa di Tolla, il palazzo che dal 1931 era diventato nuova sede municipale, fu acquisito, per la somma di L. 6500, un grosso appezzamento di terreno di proprietà di Elisabetta Criscuolo, che avrebbe ospitato, oltre ai giardini pubblici, anche il Campo di Tennis.

Il progetto – di cui spero a breve di trovare i disegni – fu realizzato dall’Ing. Pasquale Pansa di Amalfi il 27 dicembre successivo e approvato con delibera del 29 dicembre, per un costo totale dei lavori di L. 31.000. I fondi necessari furono stanziati dal Comitato Turistico Provinciale, dall’ Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno, sulla quale ricadeva il finanziamento dell’opera, e dall’Amministrazione Comunale.

A seguito di trattativa privata, con delibera del 30 marzo 1933, i lavori di costruzione del campo di tennis furono affidati alla ditta Silvio Ripesi, che aveva già realizzato una struttura simile a Capri per la Villa Gruppi.

Nel corso dei lavori, fu ravvisata l’esigenza di consentire un accesso più decoroso alla struttura attraverso Via Emanuele Filiberto, attuale Viale Richard Wagner, per cui fu redatta una perizia suppletiva al progetto originario, approvata il 12 agosto successivo.

L’esecuzione delle opere dovette procedere molto celermente, perchè alla fine di ottobre fu programmata la cerimonia inaugurale.

Il 29 ottobre 1933, alle ore 15.30, con l’intervento del Prefetto di Salerno, del Segretario Federale e di altre autorità provinciali e locali, tra cui il Podestà Francesco Colavolpe, fu solennemente aperto al pubblico il campo di tennis di Ravello. Dopo la cerimonia, a cura del Barone Renato Ricciardi di Napoli, Commissario Straordinario della Federazione di Tennis della Campania, fu previsto un incontro tennistico.

Alle 17.30, presso i saloni dell’Hotel Caruso Belvedere, il concerto vocale e strumentale del “Trio Aiello” apriva i festeggiamenti con musiche di Saint-Saens e Pergolesi, e alle 21.00 la grande serata di ballo nelle sale dell’hotel Palumbo chiudeva le celebrazioni inaugurali per il nuovo campo da tennis cittadino.

Alla fine di agosto del 1934 si tenne anche il primo “Torneo Ravellese”, cui furono invitati molti agonisti campani, mentre, con delibera del 31 ottobre successivo, fu infine approvato l’acquisto di una tonnellata di terra rossa “Rougisol” dalla Ditta Ing. Guido De Bernardi di Torino per il completamento della superficie del terreno di gioco.

Non tocca a me parlare della funzione e del ruolo che il Tennis ha avuto nella vita di molte generazioni di cittadini e villeggianti, non ne avrei i titoli e le competenze, ma ho voluto che questo anniversario non passasse sotto silenzio, perché, come amava ripetere un maestro di storia patria, “l’ignoranza e l’indifferenza delle opere degli avi sono la peggiore sventura di un popolo”.

redazione
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