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Regata Repubbliche Marinare: il fascino ‘senza tempo’ del corteo storico

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Saranno circa 200 i figuranti della quattro antiche città marinare di Amalfi, Genova, Pisa e Venezia che questa sera, dalle 19 e 30 comporranno il corteo storico delle Antiche Repubbliche Marinare che sfilerà da Atrani verso la piazza Duomo di Amalfi.

E’ la prima volta che il corteo non si terrà il giorno stesso della Regata. Anche l’orario è una novità: mai prima d’ora nella città costiera le quattro Repubbliche avevano sfilato al calar del sole.

Da Atrani, lungo la Statale 163 (chiusa al traffico veicolare per l’occasione) si procederà verso Amalfi. Come da tradizione, ad aprire la parata è sempre la Repubblica vincitrice della precedente edizione della regata, mentre a chiuderlo è sempre la città ospitante. Apre, quindi, Genova e chiude Amalfi.

La rievocazione storica costituisce il momento centrale di tutta la manifestazione. Attraverso di esso ogni Repubblica Marinara rivive in pieno il suo glorioso passato, proponendo episodi e personaggi che ne segnarono la storia. Il corteo amalfitano raffigura la società della repubblica agli inizi del XI secolo, allorquando raggiunse l’apice della sua opulenza. Al suo interno sono rappresentati, attraverso la fedele riproduzione dei paramenti dell’epoca, i personaggi più illustri delle varie classi sociali: le magistrature, i militari e il popolo, così disposti: 3 rematori; 10 valletti e il gonfaloniere; 5 trombettieri; il console della Repubblica; 3 paggi del console; 2 giudici; il console del mare; 2 ambasciatori; il duca; 2 paggi del duca; 4 cavalieri; 6 alfieri; 4 dame e 4 cavalieri della corte; lo sposo e la sposa; 6 paggi; 4 timpanisti; il navarca; 9 marinai; 9 arcieri.

In particolare sfilano il Duca (quest’anno mancherà lo storico interprete Alfredo D’Amato scomparso lo scorso ottobre) e i cavalieri con spadone, i cui paramenti furono poi ripresi dai membri dell’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. L’episodio proposto è quello del matrimonio tra Giovanni I, figlio e co-reggente del duca Mansone I, e la nobildonna salernitana Regale; lo sposalizio segnava per il giovane rampollo il passaggio alla maggiore età e l’ingresso nell’ambiente politico. L’idea di una manifestazione di carattere eminentemente storico, che potesse rievocare le fulgide imprese delle Repubbliche Marinare d’Italia, si formò, alla fine degli anni ’40 del secolo scorso, nelle menti di due appassionati: il cavaliere pisano Mirro Chiaverini e l’allora sindaco di Amalfi, l’avvocato Francesco Amodio.

L’atto costitutivo dell’Ente Regata delle Quattro Repubbliche Marinare fu stipulato ad Amalfi, nel salone Morelli del Municipio, il 10 dicembre del 1955. Da allora in poi ogni anno la gara remiera si svolge mediante galeoni, ricostruiti su modelli del XII sec., spinti da otto rematori e guidati da un timoniere. Le quattro imbarcazioni, lunghe 11 metri ed a sedile fisso, furono create nei cantieri navali di Venezia, varate il 9 giugno 1956 sulla Riva dei Giardini Reali e benedette dal patriarca di Venezia Angelo Roncalli (in seguito eletto Papa con il nome di Giovanni XXIII, nel 2015).

AMALFI fu la prima delle Repubbliche Marinare e sorse fra il tramonto dell’Impero Romano d’Occidente e l’aurora di quello d’Oriente, raggiungendo presto un’ importanza di primo piano attraverso gli intensi scambi commerciali con Bisanzio e l’Egitto. Gli arditi mercanti amalfitani sottrassero agli arabi il monopolio dei traffici mediterranei e fondarono, nel X secolo, strategiche basi mercantili nell’ Italia Meridionale ed in Medio Oriente, per poter meglio trafficare gli avori africani, le perle indiane, le sete di Cina, il cotone delle pianure della Siria, le stoffe di Damasco e una moltitudine di preziosi manufatti orientali. Tra le considerevoli testimonianze della grandezza di Amalfi, le Tavole Amalfitane, uno straordinario codice di diritto marittimo rimasto valido per tutto il medioevo, e il Tarì, la prima moneta autonoma coniata dopo la caduta dell’Imparo Romano, sono le testimonianze più significative della grandezza della Repubblica Amalfitana.

La valùta, d’oro e d’argento, circolava finanche nell’impero greco e in Africa. Inoltre la leggenda vuole che fu l’amalfitano Flavio Gioia a perfezionare lo strumento che sconvolse le tecniche della navigazione nel Medioevo: la bussola magnetica. La repubblica Amalfitana univa sotto di se l’intera penisola che andava da Sorrento a Capo D’Orso, comprendendo anche Capri ed i centri dell’entroterra, bastioni inespugnabili dello Stato. Diede i natali al Beato Gerardo Sasso, fondatore dell’ordine dei Cavalieri dell’Ospedale di San Giovanni in Gerusalemme, che in seguito sarebbe divenuto il Sacro Ordine dei Cavalieri di Malta. Nel 1137 Amalfi subì un brutale saccheggio da parte degli ostici pisani, che già due anni prima provarono, invano, ad attaccarla. Violente inondazioni e la conquista da parte dei Normanni, ne segnarono una disgraziata quanto prematura decadenza.

redazione
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