di EMILIANO AMATO
Il 4 gennaio del 1979, all’imboccatura del porto commerciale di Salerno affondò la nave da carico “Stabia I”, con a bordo il suo equipaggio di tredici uomini.
Tra questi, due giovani della Costiera Amalfitana: uno di Amalfi e l’altro di Maiori.
Solo dopo 19 giorni fu ritrovato il corpo quello del comandante della nave, trasportato dalle correnti fino all’Isola di Ischia.
Il cadavere del 17enne marinaio maiorese, invece, fu rinvenuto il 24 gennaio sull’Isola di Ponza.
La mattina del 24 gennaio, un anziano signore che viveva in una casupola sulla scogliera dell’arcipelago laziale, mentre era intento a farsi la barba notò, dalla finestra del bagno, un cadavere galleggiante in mare. Fu immediatamente allertata la Capitaneria di Porto che riuscì a recuperare quel corpo, trascinato dalla corrente in una piccola baia.
Si pensò immediatamente potesse essere quello di uno dei marinai dello Stabia I. Tra le persone convocate a Ponza anche il padre e il fratello per il riconoscimento. Giunsero all’obitorio del nosocomio isolano anche i parenti degli altri due ragazzi dispersi: quello di Amalfi e un ragazzo di Ercolano.
Per lo straziante riconoscimento del corpo in stato di decomposizione furono molto importanti alcuni particolari.
Quello sulla nave della morte era stato il suo primo imbarco dopo aver conseguito il diploma da capitano di lungo corso all’Istituto Nautico “Nino Bixio” di Maiori. Salì per la prima volta a bordo l’8 dicembre del 1978 per il suo primo viaggio (che fu anche l’ultimo) per il trasporto di cereali in Algeria.