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Amalfi

San Michele arcangelo e il casale minorese di Torre

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di GIUSEPPE GARGANO

Reginna Minor, dal XIII secolo Minori, viene attestata quale terra amalfitana sin dal IX secolo; il toponimo riguardava l’agglomerato di abitazioni e di orti e giardini, nonché di boschi e selve, che si era sviluppato verosimilmente a cominciare dal VII secolo, probabilmente fondato dagli abitanti del villaggio collinare interno di Forcella.

Divenne importante dal punto di vista religioso per la storia della traslazione di santa Trofimena Vergine e Martire, raccontata nel Chronicon Salernitanum del X secolo. Dal 987 fu sede vescovile suffraganea di Amalfi, scelta proprio perchè custodiva le spoglie della più antica protettrice degli amalfitani.

Il nucleo principale, che poi divenne urbano, in quanto cinto di mura e riconosciuto come civitas dai sovrani angioini, data la sede episcopale, si estendeva dal mare fino alla chiesa di S. Bartolomeo e comprendeva domus, case di tipo rurale, giardini ed orti magistralmente irrigati da una rete idrica di alto livello.

Al di fuori delle mura si trovavano alcuni casali, quali Minoli, Sangineto, Villamena, Forcella, Torre. Quest’ultimo era collocato sulla collina che divide tuttora la giurisdizione minorese da quella maiorese. Il suo toponimo derivava di certo dalla presenza di una piccola fortificazione, forse di avvistamento, di cui non si riscontra più traccia. Con tale nome il caseggiato veniva già indicato nel 1011, quando esisteva la via pubblica che lo collegava al centro urbano.

La presenza di un fortilizio, forse edificato, al tempo della repubblica indipendente, nell’area dell’odierno castello di Mezzacapo, richiamò il culto per un santo guerriero, Michele Arcangelo, la cui chiesa, divenuta poi parrocchiale, è menzionata nelle fonti dal XIII secolo.

In quell’area si trovavano pure le chiese di S. Vito e di S. Marco, delle quali sopravvive soltanto la memoria toponomastica.

Dall’altra parte della collina orientale sulla quale di estende il casale di Torre, a confine col territorio di Maiori, era collocata la località Fossa Lupara, caratterizzata da un paesaggio agrario piuttosto boschivo. Non mancavano i terrazzamenti coltivati dapprima a viti e olivi e in seguito a limoni: oggi la lussureggiante vegetazione verde alternata dalle varie qualità citrine del frutto delle Esperidi, come definiva il divino agrume Giambattista della Porta nel XVI secolo, costituisce un paesaggio unico nel suo genere, pregevole e deliziosa attrattiva per gli autoctoni e i graditi ospiti del turismo.

Il culto per l’Arcangelo Michele era attestato ulteriormente nel territorio minorese nel sito detto Terrigno della vasta area di Forcella, a confine con Ravello: sin dal 1033 e ancora nel corso del XIV secolo lì esisteva una chiesa a Lui dedicata.

redazione
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