Stangata in arrivo per i componenti della rete di pusher sgominata nel novembre dello scorso anno dei carabinieri, che spacciava sostanze stupefacenti in gran parte in Costiera amalfitana. Ieri davanti al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Salerno, Valeria Campanile, c’è stata la requisitoria del pubblico ministero per cinque dei dieci imputati che hanno chiesto di accedere al giudizio abbreviato. A darne notizia il quotidiano Il Mattino oggi in edicola con un articolo a firma di Viviana De Vita. Il magistrato ha chiesto 14 anni di reclusione per Matteo Senatore, il trentaduenne di Vietri sul Mare meglio noto come Mario Bros, ritenuto dagli inquirenti a capo della gang. Stessa richiesta per Raffaele Mammato di Maiori: sette anni e quattro mesi per Eugenio Pieri di Cava dei Tirreni, otto anni e otto mesi per Pasquale D’Elia, sei anni e otto mesi per Salvatore Rinaldi, entrambi di Vietri sul Mare. La sentenza del giudice all’esito del rito con il giudizio abbreviato arriverà il prossimo mese davanti al collegio difensivo rappresentato dagli avvocati Domenico Fasano, Marina Manconi e Bonaventura Carrara. Era lo scorso novembre quando all’esito di un capillare lavoro investigativo gli inquirenti decapitarono un grosso giro di spaccio, attivo in gran parte della costiera, attraverso l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del tribunale di Salerno Carla De Filippo su richiesta del pubblico ministero della DDA Francesco Rotondo. Di riferimento della rete dei pusher era proprio Senatore che, nonostante fosse agli arresti domiciliari a partire dal 2019, avrebbe spacciato sostanze stupefacenti dalla propria abitazione divenuta quindi fulcro della frenetica attività del gruppo. “Mario Bros”, sfruttando le potenzialità del web, acquistava sostanze stupefacenti dall’estero, in particolare da Olanda e Spagna per poi rivenderle in costiera. La droga però veniva reperita anche dal napoletano e dell’agro nocerino sarnese in collaborazione con il compaesano Roberto Siani (l’imputato non ha avanzato alcuna richiesta di rito abbreviato) e i fratelli D’Elia. Senatore aveva cercato di coltivare anche due piantagioni di canapa indiana nella frazione di Raito. Dieci le persone finite nel novembre scorso nel mirino della Procura: Senatore, Siani Alfonso D’Elia e Pierri devono rispondere a vario titolo pure dell’ipotesi di reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Per le altre cinque persone coinvolte, tra cui una di Maiori e l’altra di Tramonti, le accuse sono di produzione, detenzione, spaccio di droga. Molti di loro hanno respinto le accuse di spaccio sostenendo che la droga fosse esclusivamente per uso personale.
Fonte: Il Mattino