asd
25.6 C
Amalfi

19 marzo: al borgo Torello il falò di San Giuseppe, tra fede e tradizione

ultima modifica

Share post:

spot_imgspot_imgspot_img

di EMILIANO AMATO

A Ravello, rivivono suggestive e ancestrali tradizioni. Oggi, martedì 19 marzo, ritorna l’accensione del falò di San Giuseppe nel cuore dell’antico borgo di Torello.

Al termine della Santa Messa delle 18,00, al centro della piazzetta Pasquale Sacco verrà acceso il falò che irradierà e riscalderà la serata, accompagnata da una degustazione dei sapori del borgo, con le immancabili zeppole di San Giuseppe.

La tradizione era stata ripresa nel 2010 dall’Associazione dopo essere stata dimenticata per circa quarant’anni. Poi il Covid ha nuovamente “spento” l’entusiasmo. Gli anziani del luogo ricordano che enormi cumuli di fascine, prodotte dalla potatura dei vigneti, venivano lasciate dai contadini nelle loro terre in attesa di essere arse per il rogo che illuminava la sera di San Giuseppe.

Legato al nome del padre putativo di Gesù, è questo un culto di tradizione pagana: il 19 marzo è infatti, a tutti gli effetti, la vigilia dell’equinozio di primavera, allorquando venivano celebrati quei riti volti alla propiziazione della fertilità. E la pira vuole salutare l’inverno dei rigori e delle miserie che cede il passo alla primavera, quindi l’avvento della stagione dei raccolti e della rinascita della natura.

Questo rito diveniva occasione per festeggiare e riunire le famiglie dei villaggi, ed era accompagnato da musiche e canti popolari, cibi e dolci consumati all’aperto al fuoco scoppiettante del falò.

Quando le fiamme erano ormai basse e la notte tarda, aiutati dal vino, in molti sfidavano il fuoco saltandogli attraverso. Nell’immaginario del rituale, che affonda le sue radici in epoche storiche assai lontane, tali salti avevano l’inconscio significato dell’uomo che sfida e domina le forze della natura.

Infine le “carbonelle” prodotte dal rogo venivano raccolte ed utilizzate per alimentare i bracieri delle case contadine durante le ultime fredde giornate di marzo.

Appare quanto mai indispensabile comprendere il presente e scoprire chi siamo, partendo dal passato, attraverso la conoscenza delle nostre abitudini, nei riti, nelle ricorrenze, nelle usanze popolari.

Le tradizioni sono saperi trasmessi di generazione in generazione e noi Ravellesi, anche nell’era della globalizzazione, abbiamo il dovere di salvaguardare quell’immenso patrimonio di usi e costumi tramandatici dai nostri avi.

spot_imgspot_img

articoli correlati

8 settembre 1943: l’armistizio corto e lo sbarco degli alleati a Maiori

di EMILIANO AMATO "Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di...

L’operazione “Avalanche”: quando uomini e armi invasero Maiori e il Valico di Chiunzi

di SIGISMONDO NASTRI Lo sbarco delle truppe anglo-americane, a Maiori, avvenne alle prime luci dell'alba, il 9 settembre 1943, preceduto, alle...

Scontro auto-moto a Maiori, 54enne salernitano in prognosi riservata

di EMILIANO AMATO Un brutto incidente stradale è avvenuto questo pomeriggio intorno alle 15,30 sulla Strada Statale 163 “Amalfitana”...

Amalfi, entusiasmo coinvolgente per il Clean up Day: turisti e cittadini in azione per il rispetto dell’ambiente

Turisti, cittadini, anziani, giovani, bambini e il Comune di Amalfi insieme per il Clean Up Day, l’attività di pulizia del centro storico...