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Galleria Minori-Maiori: prof. Daponte bravo divulgatore, capace di esporre argomento in modo familiare

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di VALENTINA CRISCUOLO

Domenica 17 marzo, a Minori, si è svolta un’assemblea pubblica coordinata ed organizzata dal movimento politico “Le Formichelle – Un’altra prospettiva”, il cui obiettivo precipuo è stato quello di evidenziare le motivazioni a supporto della ferma opposizione al progetto di variante in galleria tra gli abitati di Minori e Maiori. Tali motivazioni sono state esposte dal Professore Pasquale Daponte, Ordinario di Misure elettriche ed elettroniche presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università del Sannio, attraverso un eloquio chiaro, diretto, accessibile e narrativamente accattivante.

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Proprio sulla semplicità dell’esposizione si sono concentrati i detrattori, i quali continuano a sostenere che
il registro espressivo utilizzato avrebbe declassato e svilito l’importanza del tema affrontato. Forse i critici
in questione sono avvezzi ad esprimersi in un linguaggio ermetico, criptico, l’unico possibile, secondo loro,
per ottenere l’attenzione e il favore delle persone.


Tuttavia, è fin troppo evidente che uno stile comunicativo che presenti i caratteri dell’oscurità e
dell’astrattezza non può essere utilizzato per divulgare questioni di valenza pubblica.
Il significato della stessa parola “divulgare” è racchiuso nella sua radice etimologica: “diffondere tra il
volgo”, ovvero rendere noto a tutti un particolare argomento. È chiaro, dunque, che lo strumento
determinante per diffondere un contenuto in modo efficace è il linguaggio che viene utilizzato.
Il biologo inglese Peter Brian Medawar, così scriveva ai suoi studenti: «evitate di far percorrere, ai vostri
lettori, una distesa di vetri rotti a piedi nudi» (“Advice to a young scientist”, 1979). Si potrebbe
tranquillamente sostituire “lettori” con “ascoltatori” se si pensasse al fisico italiano Enrico Medi e alla sua
capacità di raccontare e commentare nel modo più semplice possibile lo sbarco sulla luna di Neil
Armstrong durante la lunghissima diretta televisiva del 20 luglio 1969.


Ma ci sono esempi ancora più vicini a noi. Lo storico Alessandro Barbero ha recentemente incontrato,
presso il Teatro San Carlo, i giovani studenti dell’Università di Napoli Federico II che «l’hanno accolto
come una star» (Corriere di Napoli, 12 marzo 2024).


La divulgazione scientifica altro non è che l’arte di trasmettere concetti complessi rendendoli
comprensibili ad un pubblico non istruito sulla materia, cioè non competente.
Questa attitudine si è affermata, negli ultimi tempi, oltre che nel linguaggio dell’oralità anche
nell’espressione scritta. Si parla infatti di plain language, concetto che pervade sempre di più le regole
dell’informazione anche e soprattutto a carattere istituzionale, il cui fine ultimo è la massima
comprensibilità possibile.


Piero Angela, e poi suo figlio Alberto, ci hanno insegnato che tutti siamo destinatari di pratiche
divulgative quando vogliamo capire contenuti che non conosciamo. Anche un avvocato che vorrebbe
intendere un concetto di epigenetica, non dovrebbe affidarsi ad una spiegazione specialistica, ma ad un
linguaggio estremamente chiaro e semplice, poiché essere colti è cosa diversa dall’essere competenti. Si è
competenti esclusivamente nella materia di propria pertinenza che, nel caso di specie, è il diritto. Dunque,
la divulgazione non è destinata ad un pubblico considerato poco istruito, bensì è volta a far capire le cose
a persone, anche molto colte, che non possiedono competenze specifiche.


Un bravo divulgatore è capace di esporre un argomento preciso e rigoroso in modo familiare, senza
impoverirlo, facendo uso di immagini, analogie, esempi e, perché no, anche di espressioni dialettali. Chi ha
avuto l’opportunità e la fortuna di seguire i corsi di Diritto amministrativo all’Università di Napoli
Federico II tenuti dal Professore Giuseppe Abbamonte, uno dei più prestigiosi amministrativisti d’Italia,
ricorderà che il suo linguaggio d’elezione, la lingua con cui faceva “parlare” la legge e la rendeva
comprensibile ai suoi studenti, era il dialetto napoletano!


Si dice che «è più difficile essere facili», dunque, dote fondamentale delle persone più sapienti è quella di
riuscire ad attrarre, ad interessare l’audience, a stabilire un rapporto di sintonia e confidenza, mettendosi
accanto alle persone che hanno intenzione di conoscere realtà altrimenti poco comprensibili.


L’utilizzo di un lessico tecnico-specialistico si traduce nell’esibizione della propria erudizione e
nell’esclusione di chi non è edotto sull’argomento trattato. Invece, la scelta di rivolgersi all’ascoltatore
come si fa con un amico, significa creare un engagement, ossia un coinvolgimento nell’accompagnare la
curiosità e la voglia di sapere fino a un completo apprendimento da cui possano generarsi, in seconda
istanza, riflessioni autonome o dubbi.


Aristotele affermava che l’uomo possiede un innato desiderio di conoscenza. Siamo esseri pensanti,
individui liberi e, in quanto tali, non possiamo essere soggiogati da un linguaggio che diventa strumento di
potere poiché effettivamente costituito da una comunicazione poco chiara, lacunosa di notizie certe (non
convincenti!) sullo stato attuale delle cose. Se si vuole parlare di trasparenza e di obiettività, si comincino a
mettere in campo documenti tangibili accompagnati da parole semplici, tali da consentire una conoscenza
totale e globale.


Leonardo da Vinci scriveva nei suoi appunti che «il piacere più nobile è la gioia di comprendere».
Un plauso al Professore Daponte, che è riuscito, con le sue parole, ad entrare nelle nostre teste, ma
soprattutto nei nostri cuori.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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