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La monarchia cretese

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di GIUSEPPE GARGANO

La monarchia della Lidia influenzava, nel III millennio a.C., gli abitanti delle isole egee dominate da Creta, per la creazione di una nuova forma di amministrazione regnicola. Questa, ispirata da particolari attività economiche, viene definita dagli storici talassocrazia, in quanto fondata sulla marineria e sul commercio marittimo. Ben presto le isole del Mar Egeo, capeggiate da Creta, furono interessate da città marittime prive di mura ma egregiamente difese da una consistente potenza navale. Le isole con le loro città costituirono un unico regno dominato da un sovrano associato ad un’aristocrazia marinara. I vari centri abitati erano affidati dal re a particolari signori che li governavano in suo nome, risiedendo in case-fortezze. Questi erano denominati tiranni nell’accezione di “castellani”. Nel periodo di decadenza del regno cretese i tiranni si ribellarono al potere centrale; pertanto, il termine tiranno assumeva il significato negativo di “sovrano illegittimo e violento”.

Lo studioso francese Nicole Oresme, nell’opera De origine, natura, jure et mutationibus monetarum, sostiene che il re governa nell’interesse del popolo, mentre il tiranno nel proprio interesse; pertanto, il re possiede un’autorità limitata; quindi, nella fattispecie, non può alterare il titolo delle monete senza il consenso dei sudditi.

Minosse sarebbe stato il re che avrebbe dominato tutti i capi delle antiche tribù e i dinasti locali, creando l’impero marittimo cretese e governando dal palazzo di Cnosso. Minosse era anche sacerdote; addirittura sarebbe stato considerato in quei primi tempi della civiltà cretese un dio vivente come il faraone in Egitto, venerato sotto la forma del dio-toro, il Minotauro, relegato poi nel labirinto progettato dall’architetto Dedalo. La trasfigurazione del re Minosse nel mostro del Minotauro divoratore di fanciulli e fanciulle ateniesi rappresentava l’involuzione della monarchia in tirannide e il conseguente inizio del declino della civiltà ormai consolidatasi come minoica. L’onomastico Minosse attribuito al sovrano unificatore delle isole egee sotto la guida di Creta divenne il vocabolo per indicare genericamente il re di quella civiltà definita minoica. Così il Minosse era designato e protetto dalla divinità ma regnava soltanto per un periodo di nove anni con possibilità di essere rinnovato. Egli era l’espressione dell’aristocrazia sacerdotale e guerriera; simboli religiosi della sua sovranità erano l’ascia e il fiordaliso. Il suo palazzo ospitava l’amministrazione pubblica, la giustizia, l’ammiragliato e il quartier generale. La principale funzione del Minosse era l’amministrazione della giustizia.

La potenza minoica occupò e sottomise parti della Grecia continentale, tra cui Atene, che fu sottoposta a versare tributi. Così gli elleni, progenitori degli achei, venivano sottomessi dall’egemonia minoica. Ciononostante gli achei riuscirono a formare numerose entità amministrative di limitate estensioni, costituite da città-fortezze, la cui economia in una prima fase fu caratterizzata dall’agricoltura, dalla pastorizia e dalla caccia. Venuti a conoscenza della talassocrazia minoica e della sua potente organizzazione marinara, gli achei svilupparono gradualmente significative capacità marinare, per cui diedero vita a proficue attività di pirateria, infliggendo gravi e continue perdite ai cretesi e indebolendo visibilmente la loro potenza marittima. Così riuscirono ad occupare tutte le isole egee: al tempo della guerra di Troia (XII secolo a.C.) il re di Creta era l’acheo Idomeneo, al quale fa più volte riferimento Ulisse nell’Odissea, fingendosi anch’egli un mercante cretese.

«Sui Cretesi comandava Idomeneo buono con l’asta,/ e quelli avevano Cnosso e Gòrtina cinta di mura,/ Licto, Mileto e Lìcasto bianca,/ e Festo e Rìtio, città ben popolate,/ altri abitavano Creta dalle cento città;/ su questi dunque regnava Idomeneo buono con l’asta/ e Merione pari a Enialio massacratore». Con tali versi Omero (Iliade, II, 645-651) inquadra Idomeneo e la potenza della flotta cretese partecipante alla guerra di Troia («Costoro ottanta navi nere seguivano»). I versi omerici citano la città cretese di Gòrtina che, a differenza dei centri minoici, era cinta di mura, caratteristica questa delle città-fortezze micenee; essa divenne importante dopo l’occupazione dorica avvenuta poco tempo dopo la conquista achea di Troia.

redazione
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