di SALVATORE AMATO
Il 28 giugno 1828, il sindaco di Atrani, Antonio Gambardella, facendosi interprete delle aspirazioni dei cittadini, presentava istanza all’Intendente della Provincia di Principato Citra, richiedendo l’autorizzazione ad utilizzare trenta ducati dal fondo “Opere pubbliche comunali”, al fine di celebrare con solennità la festa di Santa Maria Maddalena, “principal padrona e protettrice”.
La richiesta di liberazione della somma era motivata dal fatto che gli atranesi non potevano contribuire con le loro offerte “essendo mancata in tutto la pesca delle alici, ed il negozio delle paste, dalle quali industrie si ricava una non piccola summa”. Per il seguito dell’istanza, l’Intendente invitava il sindaco a riunire il Decurionato per l’approvazione della somma richiesta. Così, il sette luglio successivo, l’assise cittadina deliberava che le venisse accordata la somma di 30 ducati “per solennizzare con qualche pompa la festività della Protettrice di questo Comune, alla quale questa popolazione professa una divozione particolarissima”. Il voto del consesso municipale, munito del parere favorevole del Consiglio d’Intendenza venne trasmesso per l’approvazione al Ministero e Real Segreteria di Stato degli Affari Interni, che il 16 luglio successivo si esprimeva negativamente sulla proposta, perché “la rendita del Comune consiste per la maggior parte in dazii, quindi non conviene farsi novità”.
Il parere negativo non scoraggiò l’amministrazione comunale, che aveva già dato disposizioni per l’organizzazione della festa e per la cera, non solo per calmare la popolazione “che professa una divozione vivissima, oltre ogni credere alla suddetta Protettrice”, ma anche sulla base delle autorizzazioni ottenute per la stessa causa negli anni precedenti. Per tali motivi, il dicastero degli Affari interni approvava in parte la richiesta della comunità di Atrani ordinando la liberazione della somma di 15 ducati per utilizzarla a fini di culto.
Dal conto materiale di quell’anno, per l’occasione della festa patronale, vennero impegnati 15 ducati a favore del canonico Luigi Pisani per supplemento di spesa dal capitolo 2° “spese straordinarie”; 3 ducati a Orlando Palumbo per polvere e parata; 16 grana a Gennaro Proto per suonate di campane. La solennità patronale, seppure in forma minore, venne così celebrata con decoro anche il 22 luglio 1828, nonostante le maggiori attività produttive del territorio avessero registrato un notevole decremento degli introiti.