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Benedetto, il sorriso della Sapienza

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di MARIA ALFONSINA ACCARINO

Dall’incedere sicuro, dall’espressione mite e indulgente, dalla volontà ferma e ferrea illuminata dalla Grazia, dalla gestualità aperta e affettuosa, dalla parola che fuoriesce limpida, come linfa vitale, e dolce, come miele, che tranquillizza l’animo ed arricchisce lo spirito, che invita alla riflessione ed auspica la metanoia. Figura consolatrice e controversa in una società impregnata di egoismo, conquista del relativismo, sorda all’accoglienza, baldanzosa nella prevaricazione, sciolta dai legami col divino, insoddisfatta e protesa verso mete sempre più discutibili e angoscianti, verso ideali irraggiungibili, adoratrice di falsi idoli, la figura vestita di bianco di Papa Benedetto XVI costituisce il nostro punto di riferimento, fonte di verità immutabile ed universale. Avanza, come buon padre di famiglia, tra la folla di fedeli assiepati in Piazza San Pietro per l’appuntamento settimanale, bianca nuvola nel grigiore del mondo, colomba di pace su una terra martoriata dalla violenza, vessillo di verità in una quotidianità trafitta dall’indecisione e dallo scetticismo, sorriso della Sapienza divina presso la quale “c’è ricchezza e onore, sicuro benessere ed equità” (Proverbi 8,18).

La vita, il suo significato, il male, la morte, la meta finale. Interrogativi angoscianti che richiedono risposte rassicuranti e foriere di speranza, ma presuppongono una fede viva, alimentata, vissuta. L’ingiustizia impera quasi sovrana, la diversità spaventa e rende indifferenti, la povertà è insopportabile ed abbrutisce, la ricchezza è avida e superba, la crudeltà si compiace e fa inorridire….

Come si conciliano con la perfezione assoluta della divinità di cui l’uomo è immagine terrena? E l’infinito, in antitesi col finito che ci vede protagonisti, ed i mondi ignoti, che ancora attendono ed attirano l’uomo, creatura desiderosa di soddisfare la sete di conoscenza e di conquista? Forse che “non siamo fatti per viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza?”. L’Ulisse Dantesco illumina e sollecita a varcare le soglie dell’Universo. Più in là, verso terre mai viste, che balenano davanti ai nostri occhi come l’Eden perduto, ove tra il verde incontaminato gli alberi stillavano miele e la terra fruttificava spontaneamente e l’acqua sgorgava cristallina ed il cielo azzurrava l’orizzonte? O più in là, lontano dalla imperfezione, relatività, insicurezza, crudeltà, tribolazione violenza, irresponsabilità, indifferenza, malgoverno, prevaricazione? Più in là, dove il dolore trova consolazione, la povertà si muta in abbondanza, la violenza e l’odio cedono all’amore. Oltre la siepe del mondo che offusca la visione della Verità,oltre la porta che, aperta, mostra la retta Via, oltre la morte che ci affida alla Vita.

Abbiamo bisogno del Papa, del gesto affettuoso di questo Padre premuroso che soffre per i suoi figli e non li abbandona e li abbraccia e prega per loro, della sua parola che illumina e spazza via ogni incredulità, cancella ogni timore, infonde la speranza del cambiamento, sollecita a non arrendersi alla mondanità, invita a non lasciarsi affascinare dai falsi idoli, calma il battito precipitoso del cuore esacerbato e infonde serenità, tranquillità, pace. Abbiamo bisogno di Papa Benedetto XVI, il Sorriso della Sapienza.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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