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Don Paolo Caruso: arte, ospitalità e intuizione per Ravello

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di ANTONIO FERRARA

Il 12 giugno del 1993, esattamente trent’anni fa, moriva Paolo Caruso. Figura poliedrica, è da considerarsi uno degli esponenti più rappresentativi non solo del modo alberghiero della costiera, ma anche artistico in quanto, come valente pittore, venne definito “il Principe ravellese dei Costaioli”.

Figlio di quel Pantaleone Caruso che aveva creato alla fine dell’ottocento l’Hotel Caruso Belvedere, ebbe la fortuna di crescere in un ambiente incredibilmente affascinante, meta di personalità della cultura e dell’élite politico – economica – sociale italiana e straniera. Il giovane Caruso dovette subire il fascino dei tanti artisti contemporanei che spesso frequentavano l’albergo, tra questi: Gaetano Capone, Angelo Della Mura, Luca Albino ma anche stranieri come Peder Mork Mosted.

Da ragazzo si dilettava a riprodurre ad acquerello le figure che apparivano sulle scatole di cerini. A 16 anni il padre, intuendone le potenzialità creative, gli regala una scatola di colori ad olio e una tavolozza. Inizia così il suo percorso: si ritiene un autodidatta, se non si vogliono considerare alcune lezioni ricevute dal pittore salernitano Pasquale Avallone. Riprende a dipingere con maggiore lena ed entusiasmo a partire dal 1927, anche grazie alla frequentazione e all’amicizia con Luigi Crisconio, che aveva trascorso in quell’anno più di un mese all’albergo Caruso. A suggellare questo rapporto un piccolo quadretto con dedica che riproduce un angolo di piazza Duomo e che il nostro regala al Crisconio: “al maestro, all’artista, all’amico Luigi Crisconio affettuosamente perché gli piace Paolo Caruso 28/07/1927″.

Nel 1931 allestisce una sua personale presso la Promotrice di Napoli; nel 1933 partecipa alla Seconda Mostra D’arte Salernitana e nel 1935 a quella di Positano. Importante per il suo percorso formativo il soggiorno a Vienna presso lo studio del pittore ungherese George Mayer-Marton.

Nel dopoguerra, venendo forse meno la vena creativa, depone colori e pennelli, e si dedica, insieme al fratello Gino, alla conduzione dell’albergo paterno. Uno storico frequentatore di Ravello e del Caruso, lo ricorda come grandissimo innamorato di Ravello, e questo innamoramento si intuisce tanto nelle sue opere quanto nell’insieme delle iniziative che intraprende come Presidente dell’Azienda Autonoma di Soggiorno.

Nel 1953, prendendo spunto dalle rievocazioni wagneriane degli anni trenta e dalla sua passione per la musica, idea e dà impulso al Ravello Festival. È sua l’intuizione del palco sospeso, che è una delle peculiarità della kermesse canora.

Ripristina il campo da tennis con la fondazione del Tennis Club, anzi decide di offrire ogni giorno alcune ore gratuite ai ravellesi (da questa concessione saranno esclusi i figli).

Nel giugno del 1980 riesce, grazie alla sua passione per la filatelia e all’amicizia con il Direttore Generale delle Poste Luigi Monaco, a fare emettere il primo francobollo su Ravello con l’immagine di Villa Rufolo.

Nel 2005 nel corso della Giornata della Memoria, gli viene intitolato il campo da tennis. L’augurio e l’auspicio è che, in futuro, si possa organizzare una grande mostra pittorica sul “Principe ravellese dei Costaioli”.

redazione
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