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Giovani, anche la Costiera Amalfitana a rischio “Maranza”. Avv. Rispoli lancia l’allarme

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Si chiama Maranza ed è la nuova tendenza che spopola sui social network con cui gruppi organizzati consumano aggressioni, furti, minacce, estorsioni e danneggiamenti a danno di minorenni, cittadini e turisti.

La scorsa estate sono già assurti agli onori delle cronache nazionali raid di vandali nei centri urbani del Nord Italia o in luoghi turistici come Riccione ed il Lago di Garda.

Innumerevoli ormai i casi a danno di soggetti deboli, tra ingiurie e diffamazioni, danneggiamenti, percosse e lesioni, minacce, estorsioni, furti e borseggi, ricatti tramite fotografie scattate con telefonini ed ogni sorta di vessazione e prevaricazione oltre che veri e propri atti vandalici.

Azioni consumate quale espressione di una vera e propria “consorteria” criminale operante con modalità tipiche del cosiddetto “metodo mafioso”, addirittura ostentate sui principali social network (in particolare TikTok utilizzato proprio dai più giovani) nell’assenza evidente di servizi e riferimenti etico-morali e culturali.

Un fatto tanto più grave anche dal punto di vista educativo per le giovani generazioni, perché le azioni di Maranza rispondono a una vera e propria adesione identitaria al disvalore sociale proprio di gruppi criminosi già presenti in buona parte del territorio nazionale.

«Comportamenti gravissimi che vengono ovviamente mutuati per emulazione dai più giovani, proprio tramite visione sui social, e che ormai avvengono anche nell’ambito di scuole e piccoli paesi della Costiera con azioni sempre più gravi per natura dei fatti e pervasività della condotta, ispirate da tale “movimento” criminale cui i ragazzi, sempre più spesso, si ispirano nell’identificazione personale e di gruppo e, di conseguenza, nei propri comportamenti sociali» spiega l’avvocato penalista di Maiori Vincenzo Rispoli che con una lettera ha notiziato del fenomeno – che rischia di toccare anche la Costa d’Amalfi –  i Sindaci dei Comuni della Costiera, i Dirigenti scolastici degli istituti della Costiera, i Responsabili delle Associazioni e coloro i quali, a vario titolo, operanti sul territorio in favore di minori.

Rispoli avverte che «in tale contesto, pertanto, i fatti consumati travalicano i limiti del classico e pur gravissimo “bullismo” (da sempre purtroppo sottovalutato come fenomeno di minore allarme sociale essendo consumato da “bambini” pur nell’ambito di gravi condotte tipiche) verso una più cosciente e marcata azione aderente a modelli sociali dichiaratamente criminosi (favorita anche dalla particolare pervasività dei social network) ancora più grave sotto il profilo educativo e dell’ordine pubblico.

Una conseguenza probabilmente favorita dalla sottovalutazione del potere pervasivo dei socialmedia (soprattutto sulle coscienze in formazione dei più giovani in età evolutiva) nonché, in parte, da fattori di debolezza socio-culturale che elevano a valore di riferimento la prevaricazione civile, sociale ed economica».

Ed è proprio l’avvocato Rispoli a rivelare, dalla propria bacheca social, che un caso si Maranza è stato subito per due volte da un bambino di Maiori.

«Oltre ad ingiurie, minacce, diffamazioni, lesioni, furti, estorsioni ed ogni sorta di maltrattamento e vessazione!» ha scritto Rispoli che ha aggiunto: «In molti casi – aggiunge – tali comportamenti rappresentano a tutti gli effetti – in concreto dal punto di vista oggettivo – azioni tipiche di gravi fatti di reato e causano grave danno psico-fisico, morale ed esistenziale a carico delle vittime (che sempre più spesso sono minorenni in piena età evolutiva).

La non imputabilità penale dei fatti ai minori degli anni 14 non esime famiglie ed Istituzioni competenti da intervenire in ottemperanza ai propri doveri sociali, educativi e culturali, sia a tutela delle vittime di tali condotte ma anche al fine di distogliere i minori in età evolutiva da disvalori civili, morali e sociali e per promuovere efficacemente il corretto assetto dei valori della civile convivenza costituzionalmente protetti.

Infatti, l’adesione in età evolutiva a tali comportamenti potrebbe, in astratto, comportare il rischio futuro di più gravi conseguenze anche sotto il profilo dell’ordine pubblico e sicurezza.

Già oggi infatti assistiamo a condotte sempre più gravi e pervasive, da parte di ragazzini indottrinati dai social network, che utilizzano vere e proprie condotte criminali, tipiche degli “adulti”, anche tramite raid vandalici ed aggressioni di gruppo.

Anzi, la circostanza che tali fatti siano consumati in pregiudizio di minori di anni 14, in piena età evolutiva, rischia di incidere pesantemente sull’equilibrato sviluppo psico-fisico della Persona con rischio di più gravi conseguenze anche in età adulta.

Sono ormai innumerevoli a livello nazionale gli episodi autolesionistici e suicidi (l’ultimo in Costiera sorrentina!) da parte di bambini e ragazzini vittime di condotte sempre più gravi e pervasive e pertanto non sopportabili dalla “tenera” coscienza di vittime sempre più giovani per età e maturità.

L’evidente esasperazione delle condotte, causata dal modello educativo sottostante e dagli stereotipi di prepotenza e prevaricazione imposti dalla società e dai social-media, induce ad un intervento urgente, in età evolutiva, onde evitare sempre più gravi conseguenze psico-fisiche a carico delle vittime e del loro corretto sviluppo e, per converso, evitare la maturazione di una coscienza sociale ribaltata sotto il profilo dei valori della civile convivenza costituzionalmente protetti.

Condotte in ogni caso gravemente dannose per l’educazione, la salute e l’equilibrio psico-fisico delle piccole vittime e degli stessi soggetti interessati (vittime a loro volta di social, mass-media e dei disvalori sociali e morali di riferimento).

In tale contesto, va rivendicata la più ampia responsabilità dei vari attori sociali, per cui sono necessari significativi ed urgenti provvedimenti da parte degli Enti competenti al fine di favorire un più sano e coeso contesto educativo funzionale al rispetto dei valori della civile convivenza costituzionalmente protetti, in modo da risolvere bonariamente le vicende e creare una maggiore coscienza sociale sul fenomeno».

L’auspicio dell’avvocato Rispoli «è che le Istituzioni competenti – anche con l’ausilio di personale specializzato – sappiano farsi promotori, insieme alle famiglie ed alle Comunità locali, di iniziative volte ad offrire gratuitamente adeguati spazi e servizi sociali, sportivi, educativi e culturali, con particolare riguardo ai soggetti con maggiori carenze socio-educative, al fine di risolvere bonariamente conflitti e tendenze, distogliere le giovani generazioni da un fenomeno grave per natura e pervasività delle condotte e dal chiaro disvalore sociale e riaffermare, anche per la Costiera, i valori propri della civile convivenza propri dello Stato democratico di Diritto».

redazione
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