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Inverno anomalo e alte temperature: a rischio anche i limoneti della Costa d’Amalfi

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di LUCIA LIETO

L’ondata di caldo anomalo che si è abbattuta sull’Italia in questi giorni sta mettendo a dura prova anche il delicato ecosistema della costiera amalfitana. Le temperature al di sopra della media dovute all’anticiclone nordafricano stanno mandando letteralmente in tilt la natura, anticipando le fioriture di oltre un mese. Lo si nota passeggiando tra le colline costiere, dove è facile imbattersi in questi giorni nei profumati alberi di mimosa, il fiore tipico della festa della donna dell’8 marzo, già nel pieno della loro fioritura. Sono queste le prove tangibili e visibili degli effetti del surriscaldamento globale che stanno sconvolgendo i ritmi della flora e anche della fauna costiera. A preoccupare gli agricoltori locali sono in particolare i raccolti dei prossimi mesi, che verosimilmente potrebbero subire anomale ondate di freddo e gelo, con tutte le ricadute reali anche sull’economia. Uno scenario che nel nostro territorio potrebbe compromettere la raccolta dei limoni, l’oro giallo della costiera amalfitana, un settore che sta fortemente risentendo di tutte le problematiche relative agli sconvolgimenti del clima.

A spiegare gli effetti del caldo anomalo sui limoneti è Giovanni Ruocco, proprietario di un’azienda agricola nei terrazzamenti lungo il famoso Sentiero dei Limoni che collega Minori e Maiori: «I cambiamenti climatici degli ultimi anni certamente influiscono negativamente sulla nostra limonicultura, come su tutta l’agricoltura a livello mondiale. Per quel che riguarda le piante di limoni, i danni più grandi derivano dal compromesso equilibrio della fioritura, dell’impollinazione e della successiva fruttificazione. Il nostro timore è che possa ripetersi lo scenario dello scorso anno, quando tra i mesi cruciali di marzo e aprile, fino anche a maggio, si sono verificati episodi di freddo intenso che hanno letteralmente bruciato l’inizio della fioritura. Quest’anno partiamo già svantaggiati quindi con un’annata di magra, rispetto alla buona resa dell’anno scorso, proprio a causa dei problemi che abbiamo avuto nel freddo mese di maggio sulla fioritura del 2023, che influiranno quindi sulla raccolta del 2024».

Come registrato dalla Coldiretti, quest’inverno mite e con poche piogge «ha fatto registrare fino ad ora una temperatura superiore di quasi due gradi superiore la media storica», con ricadute sull’economia a causa di maltempo e siccità che solo l’anno scorso hanno superato i 6 miliardi di euro.

redazione
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