di GIOACCHINO DI MARTINO*
Meles meles è il nome scientifico del tasso (detto localmente anche melogna), mammifero appartenente alla famiglia dei mustelidi. Lui non lo sa e si disinteressa della sua collocazione tassonomica, preso com’è dai mille problemi quotidiani che occupano la sua vita: trovare cibo, accoppiarsi, allevare la prole, sfuggire alle minacce e ai rischi, presenti in natura ed aggravati dalla vicinanza con l’essere più pericoloso del creato, quello umano appunto.
Uno dei più gravi pericoli, da qualche decennio, è rappresentato dal fuoco che, troppo spesso, imperversa anche sul nostro territorio devastando boschi, coltivazioni e macchia e uccidendo direttamente o indirettamente gli animali che vi abitano.
Nella foto, il corpo di un tasso, ritrovato, qualche giorno fa, presso Santa Maria Olearia. Da un sommario esame pare che sia stato investito probabilmente mentre cercava di attraversare la strada per sfuggire alle fiamme che il 12 agosto di quest’anno hanno incenerito la cosiddetta Pineta e il bosco soprastante e circostante. provocando, tra l’altro l’ennesima chiusura al traffico della SS 163.
Una vera tragedia quella degli incendi che, puntualmente, anno più anno meno, vengono appiccati anche in Costiera amalfitana da (tuttora) ignoti criminali.
Il dolo, cioè la volontà diretta a provocare l’evento, è, infatti, la causa principale di quella che, senza ombra di dubbio, costituisce il più grave attentato alla integrità ambientale e alla sicurezza collettiva delle nostre comunità, Anche quest’anno, approfittandosi dell’oscurità notturna o della sua imminenza e delle giornate ventose numerosi incendi sono stati appiccati in aree importanti compromettendo il delicato equilibrio che garantisce una certa stabilità alle nostre alture.
Da tempo, da varie associazioni ambientaliste, (tra cui il Wwf) è stato chiesto un profondo cambiamento del sistema di difesa dagli incendi boschivi, strutturato secondo le prescrizioni del piano triennale che ogni regione adotta sulla base di quanto disposto dalla legge nazionale.
Si è proposto, cioè, di accompagnare le misure repressive del fuoco, successive all’incendio con quelle preventive basate sulla necessità di combattere la causa principale del problema e cioè il dolo, appunto.
Quindi sorveglianza, sorveglianza e ancora sorveglianza da assicurare con presenza umana e pattugliamenti e avvalendosi della più moderna tecnologia, come telecamere fisse e mobili soprattutto nei luoghi, nelle giornate e nelle ore più predisposti, per comodità di accesso o per particolari condizioni meteo al pericolo di incendio. Accompagnando, magari l’attività di vigilanza con rigorose indagini su crimini così efferati
Il 14/07/2016 il Centro di Cultura e storia amalfitana, ente sempre attento ai problemi del territorio e di cui mi onoro far parte, avanzò, con una lettera circolare diretta ai Sindaci della Costiera, Al Presidente del Parco dei Monti Lattari, e ad altre autorità interessate una proposta in tal senso chiedendo, in occasione di un pericolosissimo incendio che minacciò (in una serata di vento appunto) di distruggere il bosco di Villa Cimbrone di Ravello.
Se ne riporta un estratto:
Omissis….
In attesa di significativi interventi a livello nazionale e regionale, riteniamo che un’iniziativa efficace possa essere rappresentata dall’installazione, in prossimità delle aree boschive e con modalità da valutare con riferimento alle condizioni che favoriscono l’accesso e l’attività degli incendiari, di videocamere, dotate anche di visore notturno in grado di assicurare, per quanto possibile, un minimo di sorveglianza sul territorio e di costituire un valido deterrente nei confronti di malintenzionati.
Facciamo nostra l’istanza, allora rimasta senza risposta, nella speranza che gli amministratori della Costa e i responsabili degli enti competenti vogliano, finalmente, affrontare in modo adeguato il gravissimo problema che tormenta il territorio della Costiera amalfitana.
*ambientalista