di GIUSEPPE GARGANO
Una festa mitteleuropea si preannuncia nella città del doppio urbanesimo, Buda e Pest, rallegrata dagli stridenti Stradivari d’un regno cattolico che seppe difendere i confini del vecchio continente dagli attacchi islamici.
Un vento patriottico di doppio tricolore, l’uno orizzontale e l’altro verticale, soffia sullo stadio che reca il nome del più grande marcatore ungherese di tutti i tempi (84 goals in 85 partite): Ferenc Puskas. L’Inno degli Italiani, quel ben canto anch’esso patriottico che incoraggiò l’eroiche imprese della Repubblica Democratica Romana del 1849, riecheggia negli spalti e nelle curve dell’arena; “Fratelli d’Italia” intonato dagli undici di Mancini risveglia il suo giovane autore Goffredo Mameli e viene sportivamente applaudito persino dai numerosi tifosi magiari.
Francesco ha indovinato il nuovo schema, dopo la gloriosa affermazione londinese ed europea, seguita, purtroppo, dal tonfo della mancata qualificazione per il Qatar, il primo mondiale invernale della storia del calcio. “3-5-2” è il nuovo modulo manciniano, una creazione che si sta dimostrando molto valida, alla quale si oppone il modello ungherese dell’altro italiano Marco Rossi. Il veloce e aggressivo gioco magiaro riporta alla mente il glorioso “3-2-3-2” del mondiale del 1954, quando Hidegkuti e Puskas facevano tremare le difese avversarie.
Innanzitutto l’armadio rosso del portierone Donnarumma ha compiuto miracolose parate, negando agli ungheresi praticamente tutto, il possibile e l’impossibile. La difesa a tre, caratterizzata da grintosi calciatori quali Toloi, Bonucci e Acerbi (sostituito poi da Bastoni), ha formato un autentico impenetrabile muro. Il centrocampo a cinque con gli esterni Di Lorenzo e Dimarco, quest’ultimo straordinario sulla fascia sinistra, e con i centrali Jorginho, Cristante e Barella, un terzetto al quale ha offerto il suo apprezzabile contributo Pobega, ha costruito trame di gioco rapide e ben articolate. Quindi l’attacco dapprima con il serpeggiante Gnonto e il mobile “napoletano” Raspadori, ormai goleador privilegiato, nel secondo tempo è stato egregiamente rappresentato dagli stoccatori Gabbiadini e Scamacca. Un lieve ma promettente bagliore si è visto verso la fine: l’esordio del “salernitano” Mazzocchi ha completato la festa degli azzurri.
Rinasce la nazionale: i nuovi eroi di Mancini, incoraggiati dalla cocente e intramontabile passione di Vialli, come le ragazze di Trieste della Grande Guerra, “han baciato il tricolor”!