17.6 C
Amalfi

Minori, il restauro dell’organo dell’Arciconfraternita: la riscoperta di un patrimonio e l’impegno a custodirlo

ultima modifica

Share post:

spot_imgspot_imgspot_img

La riscoperta di un patrimonio e l’impegno a custodirlo nel tempo.

A Minori sono stati presentati, venerdì scorso, gli interventi di recupero e restauro dell’antico organo a canne della chiesa dell’Arciconfraternita del Ss. Sacramento. Si tratta dell’antico istituto prospiciente la Basilica di Santa Trofimena, custode dei plurisecolari canti dei Battenti e dei suggestivi riti della Settimana Santa.

Gli interventi, avviati nel marzo del 2020, con l’inizio dell’emergenza pandemica, e terminati nel marzo scorso, hanno riguardato il restauro conservativo della settecentesca cantoria e il ripristino dell’organo a canne, un positivo di scuola napoletana ascrivibile al XVIII secolo, che versava in situazioni particolarmente critiche.

Un progetto unitario, realizzato dal Laboratorio “Fratelli Carrara” di Rumo, in Val di Non, e dalla “Ruggiero Restauri” di Castel San Giorgio, reso possibile grazie alla cospicua donazione di privati cittadini e al contributo messo a disposizione dalla C.E.I. con i fondi dell’8xmille, coordinato sinergicamente dall’Ufficio per i Beni culturali ecclesiastici dell’Arcidiocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni e dall’Arciconfraternita.

L’organo versava in situazioni particolarmente critiche dopo alcuni azzardati interventi cui era stato sottoposto nella seconda metà del secolo scorso: il lavoro del maestro Giorgio Carrara, supportato dai suoi figlioli ben avviati alla professione, è stato caratterizzato principalmente dal recupero di tutte le parti originarie dello strumento, come il somiere, i ventilabri, gran parte delle canne in stagno e in legno, e la sostituzione delle parti ammalorate o posticce, quali diverse porzioni di canne antiche, i mantici (dotati anche di sistema manuale), il motore di elettro-ventilazione, la tastiera – ricostruita in bosso ed ebano sul modello napoletano del telaio originario – e l’usignolo a tre canne: un singolare accessorio – parte integrante di molti organi coevi – che, per il tramite di un peculiare meccanismo – permetteva alle canne, immerse per qualche millimetro nell’acqua, di riprodurre il verso del nobile uccellino. L’intero intervento è stato condotto con criteri strettamente filologici ed ha restituito allo strumento l’originaria meccanica e sonorità.

Alla restauratrice Adele Ruggiero è toccato, invece, riportare alla luce, dopo circa due secoli, l’originario splendore della seicentesca balaustra in legno di pioppo – in tutta probabilità coeva con la fondazione della Confraternita – rivestita, a partire dall’Ottocento e fino ai giorni nostri, da ben quattro strati di vernici bianche e fregi dorati di scarso valore. L’intervento ha restituito le originali cromie che vanno dal verde del fondo all’oro delle squisite decorazioni – costituite da serti fitoformi e ghirlande – e delle cornici. Emersi inoltre un pregevolissimo Ostensorio nel medaglione centrale – in cui era stato affisso un pesante stemma riproponente i motivi di quello civico – e l’effige del Pio Pellicano. Non di minore interesse è stato il restauro della cassa armonica dell’organo – finemente decorata a motivi floreali – che ha permesso di notare uno degli ampliamenti ottocenteschi del pregevole strumento, su cui hanno messo mano con certezza – perché testimoniato dalle firme rinvenute all’interno dello strumento – un tal Giovanni Galassi, di cui scarse tracce si riscontrano in letteratura, e i più noti Antonio Ragone e Francesco Venditti.

Sono emersi inoltre un pregevolissimo Ostensorio nel medaglione centrale – in cui era stato affisso un pesante stemma riproponente i motivi di quello civico – e l’effige del Pio Pellicano.

La cerimonia di presentazione ha visto la partecipazione di monsignor Vincenzo De Gregorio, preside emerito del Pontificio Istituto di Musica Sacra e di Don Pasquale Imperati, direttore dell’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici della Diocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni, oltre ai maestri restauratori.

Il professor Francesco Criscuolo, tra i promotori dell’iniziativa, introducendo gli interventi dopo gli indirizzi di saluto rivolti dal priore Franco Mancieri, dal parroco Don Ennio Paolillo e dal delegato diocesano per le Confraternite, Don Andrea Alfieri, ha illustrato le ragioni etiche e civili dell’azione di recupero, con un particolare rilievo dato al fatto che «rassegnarsi passivamente al decadimento ed al depauperamento di pregi artistico-religiosi plurisecolari integrerebbe una fattispecie di violazione di un’ obligatio naturalis, anzi segnerebbe una sconfitta della storia e della civiltà di un intero paese».

Monsignor De Gregorio, con un’esposizione sintetica, ma ad ampio spettro, si è soffermato sugli alti esempi di sensibilità civica e di carità cristiana offerti, sin dal Duecento, dai raggruppamenti laicali facenti capo alle Congreghe con gli istituti per l’infanzia abbandonata, con la fondazione di ospedali e l’assistenza agli infermi, con i primi equi prestiti bancari, con i conservatori musicali, dove si apprendeva soprattutto il suono degli organi. Ha sottolineato, tra l’altro, con una metafora scintillante, che «l’organo sta agli altri strumenti musicali come il motore a scoppio sta a un carretto trainato da un cavallo».

Nei loro interventi, Carrara e Ruggiero hanno messo in risalto, attraverso opportune slide, le varie fasi dei complessi interventi.

Coerente conclusione è stata quella dell’architetto Don Pasquale Imperati, il quale, con la chiarezza che gli è consueta, ha posto l’accento sull’importanza della sana conservazione delle opere d’arte intimamente connesse con la sobria bellezza dell’azione liturgica e con le più estese potenzialità di sviluppo culturale del territorio.

La riscoperta delle originarie sonorità del pregevole strumento è stata affidata agli intermezzi musicali curati con zelo filologico da Candido Del Pizzo, musicista, direttore di coro e compositore, e da Francesco Reale, animatori – il primo da oltre trent’anni, il secondo da un periodo relativamente recente – delle liturgie officiate in Arciconfraternita. L’efficace esecuzione di brani di Frescobaldi e Zipoli, tratti dai Fiori musicali e dalle Sonate d’intavolatura per organo e cimbalo, hanno conferito un tocco di particolare vibrazione del cuore, permettendo ai presenti – grazie alla riproposizione di temi e armonie peculiari della musica barocca – un ideale viaggio temporale nella Roma del Sei-Settecento.

Un momento, questo, destinato a rimanere nella storia civile e religiosa di Minori, lasciata a imperitura memoria attraverso la lapide dalle iscrizioni latine all’interno della chiesa.

spot_imgspot_img

articoli correlati

Minori, 4 maggio cittadini di nuovo in piazza per ribadire il “no” alla galleria

Si terrà sabato 4 maggio, a partire dalle 19,00, sul lungomare di Minori, la manifestazione pubblica denominata “C’è...

Ravello-Castiglione, nuovo guasto al vetusto impianto semaforico: viabilità regolata da movieri

A causa di un nuovo guasto all’impianto semaforico lungo la SS 373, sulla strada Ravello-Castiglione la circolazione a...

Canottieri Partenio, nuovi esaltanti successi dei giovani atleti a Lago Patria

Nuovi esaltanti successi per la Canottieri Partenio di Maiori in acqua oggi a Lago Patria. A una settimana...

Villa Rondinaia di Ravello premiata come miglior location per matrimoni agli ‘Amour Forums’

Durante la cena di gala conclusiva degli Amour Forums, svoltasi ieri, 27 aprile, presso il Forte Village Resort...