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Numeri, curiosità e suggestioni della Regata delle Antiche Repubbliche Marinare

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di EMILIANO AMATO

Sale la febbre per la competizione remiera delle quattro Repubbliche Marinare d’Italia Amalfi, Genova Pisa e Venezia che alle 18.15 di oggi (diretta su Rai 2) si sfideranno sul campo di gara da 2mila metri con partenza dai Giardini di Castello. Duemila metri di gara, boe ogni 500 metri per impedire salti di corsia e danneggiamenti. Arrivo dentro il Canal Grande, davanti al campo della Salute, dove è stato posizionato il palco delle autorità. Il dispositivo di partenza è costituito da quattro ancoraggi fissi allineati: il giudice dà il via e la giuria provvede a valutare l’arrivo, giudicando il “taglio” del traguardo da parte della polena di ogni barca.

Una gara inizialmente simbolica che nel tempo ha assunto un significato agonistico sempre più importante, grazie alla partecipazione di grandi campioni del canottaggio.

I galeoni, costruiti su modelli del XII secolo, lunghi 15 metri e larghi 1,70, per un peso medio di 760 chilogrammi compresi i remi, sulla linea delle antiche ‘Galere’ o ‘Feluche di rappresentanza’.

Questa mattina i quattro galeoni sono stati sottoposti a controllo, e per essere ammessi alla gara non dovranno avere un peso inferiore ai 760 chilogrammi (la verifica avviene a vuoto e comprende gli accessori, ad eccezione dei remi).

Proprio per garantire maggiore efficienza e leggerezza in acqua, le barche, un tempo costruite in legno, oggi vengono realizzate in vetroresina. Ogni imbarcazione è riconoscibile attraverso i colori con cui viene dipinta e dalle polene, ovvero dalle sculture lignee (ora anch’esse in vetroresina) poste sulla prua che raffigurano l’animale simbolo di ciascuna città, disegnate negli anni Cinquanta dal professor Alvio Vaglini. Per questo motivo, l’imbarcazione di Amalfi è identificata dal colore azzurro e dal cavallo alato; quella di Genova dal colore bianco e dal drago (che si riconduce a San Giorgio, protettore della città); quella di Pisa dal colore rosso e dall’aquila (che simboleggia l’antico legame tra la Repubblica pisana e il Sacro Romano Impero e quella di Venezia dal colore verde e dal leone alato (che si riconduce a San Marco Evangelista patrono della città).

CURIOSITA’  Prima della gara le polene dei galeoni vengono bendate per una questione meramente scaramantica: secondo l’usanza i simboli delle quattro città devono evitare distrazioni, mantenendo la concentrazione per poi sfogare tutta la propria aggressività in mare durante la competizione. A bendare il cavallo alato di Amalfi è il componente dello staff tecnico Giovanni Spada (nelle foto di Michele Abbagnara).

A bordo dei galeoni ci sono 8 vogatori e un timoniere.

La competizione rientra tra le attività agonistiche del canottaggio a sedile fisso gestite dalla Federazione nazionale, con tanto di Regolamento tecnico che rimanda, per ciò che non contempla, al Regolamento della F.I.C. s.f.

Gli equipaggi delle quattro città raccolgono il meglio della tradizione del canottaggio italiano, fondendo giovani promesse e appassionati veterani che gareggiano al fianco di campioni iridati e olimpici, nello spirito sportivo e di unione che caratterizza l’evento.

Per tutti i campionati italiani di canottaggio, che si svolgono oggi in contemporanea a Varese, significano la rinuncia a un bel po’ di campioni. Amalfi perde Vincenzo Abbagnale, campione del mondo e figlio del mitico Giuseppe, e poi Giovanni Abagnale e Salvatore Monfregola, i tre collocati nel centro barca “motore” del galeone amalfitano. A Venezia manca Pietro Cangialosi.

Venezia ospita la manifestazione per la diciassettesima volta e oggi, con Genova, Pisa e Amalfi si contende l’ambito trofeo in oro e argento realizzato dalla scuola orafa fiorentina, che verrà rimesso in palio in occasione della regata successiva. Il palmarès vede Venezia prima con 34 vittorie, segue Amalfi con 13, poi Genova con 11 successi, infine Pisa con 8.

Resta storica la vittoria di Amalfi lo scorso anni sulle acque di casa. Il trofeo è detenuto da Genova trionfatrice lo scorso settembre sull’Arno di Pisa.

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