di Giuseppe Gargano
Il pretesto degli scambi mercantili e della navigazione mediterranea fu foriero dell’introduzione in Italia di concezioni artistiche e di modelli architettonici da parte delle repubbliche marinare di Amalfi, di Genova, di Pisa e di Venezia dai mondi mediterranei costantemente frequentati dai loro mercanti.
Gli amalfitani in particolare seppero realizzare una meravigliosa sintesi artistica, da noi definita Romanico Amalfitano, fondendo insieme, sulla base del Romanico Campano, elementi artistici mutuati dalla civiltà araba diffusa tra Medioriente, Africa settentrionale e Spagna, e introdotti dal mondo bizantino. Furono importati e diffusi in Occidente l’arco acuto e la volta a crociera acuta, nell’ambito dell’architettura, che, realizzati da maestranze di Amalfi, su richiesta dell’abate Desiderio, per la basilica di Montecassino, trovarono immediata fortuna a Cluny ed ebbero, con opportune variazioni sul tema, larga fortuna nell’arte gotica teorizzata da san Bernardo da Chiaravalle.
Totalmente votata all’arte e all’architettura bizantina fu Venezia, che seppe abilmente unire alle manifestazioni arabe d’Egitto: così gli splendidi dorati mosaici di Bisanzio erano spesso inquadrati in cornici architettoniche d’influsso islamico. Non mancarono nella città lagunare e nel contesto dell’intera repubblica marciana influenze, seppur tarde (XIV secolo), provenienti dal gotico renano, a dimostrazione del ruolo di collegamento tra Mediterraneo ed Europa svolto dalla Serenissima.
Pisa, aperta contemporaneamente a oriente e ad occidente, inserì nel Romanico Toscano dapprima e poi nel conterraneo Gotico pittorico, elementi stilistici mutuati dal mondo arabo spagnolo e africano ma soprattutto dalla continua frequentazione, a partire dagli ’60 e ’70 dell’XI secolo, della Sicilia ormai normanna: ne costituisce una prova tangibile il poderoso studio che reca per titolo “Pisa a Palermo”. Così il neocreato stile pisano, dal forte sapore mediterraneo, si affermava in lungo e in largo.
La superba Genova impostava il suo Romanico su di un’architettura a fasce bicromi caratteristica dello stile ligure, pronta a recepire istanze orientali con contributi gotici d’Oltralpe.