Sono trascorsi ventidue giorni dalla morte di Biagio Pisacane, il 60enne di Ravello deceduto dopo aver contratto il Covid nell’ospedale campano presso cui era ricoverato. Dallo scorso 25 aprile la salma è ancora “bloccata” all’interno di una cella frigorifera dell’obitorio del nosocomio. Stando ai bene informati, sarebbe ancora in corso, da parte di un CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio del Tribunale) l’esame della cartella clinica di Pisacane così come chiesto dal magistrato titolare del procedimento al fine di fare definitiva chiarezza circa le cause della morte.
Dalla fine dello scorso anno Pisacane aveva scoperto di essere affetto da una malattia degenerativa. In ospedale, nel reparto di ematologia, stava combattendo con tutte le sue forze e la terapia a cui si era sottoposto stava portando a lenti miglioramenti. Ma dalla metà di aprile il quadro clinico era precipitato a causa del virus contratto all’interno della struttura in cui era entrato, l’ultima volta, agli inizi dello scorso mese di marzo.
Il sospetto, avanzato dai familiari, è che vi possa essere stata qualche leggerezza di troppo nella cura di un paziente con difese immunitarie basse. A tutelare gli interessi della famiglia è l’avvocato Adriano Bellacosa che poche ore dopo il decesso di Pisacane ha chiesto di verificare se fossero stati seguiti tutti i protocolli del caso da parte del personale sanitario addetto e di ipotizzare responsabilità.