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Scala, italoamericano Prisinzano acquista storico Palazzo Mansi: sarà resort di lusso con anima “country”

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Il sogno di un resort di lusso nella bella Italia, tra natura e tipicità. E’ quello dell’imprenditore italoamericano nel settore della ristorazione a New York, Frank Prisinzano, che acquistato un’antica dimora in Costiera Amalfitana. A Scala, di fronte a Ravello, il Palazzo Mansi, già sede vescovile, attiguo al Duomo di San Lorenzo, da ieri ha un nuovo proprietario. E’ stato formalizzato il passaggio dalla famiglia Mansi, proprietaria dell’immobile da 1789, all’eclettico manager con sangue pugliese e siciliano che a Manhattan dirige “artisticamente” una catena di ristoranti (ma è anche un influencer) per una cifra che si aggira intorno ai 6 milioni di euro. Ieri mattina la firma del contratto preliminare.

L’antico palazzo, che necessita di importanti interventi di consolidamento e restauro conservativo, si sviluppa su una superficie interna di circa 3500 metri quadrati ripartiti su quattro livelli (senza contare il sottotetto) che guardano a una vigna a terrazzamenti da 5800 metri quadrati esposta a Sud-Est con alcuni depositi agricoli sparsi. Due sono i piani nobili, con tanto di cappella privata, dove sono immaginate reception, le suite e il ristorante. Nelle cantine, al pianterreno, gli ambienti continueranno ad essere dedicati alla produzione del vino. Nel progetto c’è anche una spa.

Dopo svariati abboccamenti con società nazionali e straniere, nel marzo di quest’anno la famiglia Mansi ha ricevuto l’offerta di Prisinzano.

L’incontro con Gaetano Mansi, noto fotografo di moda, ha segnato l’inizio di una simpatia immediata, sfociata poi in una bella amicizia. Nel corso dei successivi tre mesi, tutte le difficoltà dell’accordo sono state appianate grazie alla buona volontà delle parti e alla collaborazione degli uffici comunali per le rispettive competenze. A rapire Prisinzano, l’odore della storia di cui è intriso il palazzo ma anche la sua estesa area agricola: durante i suoi numerosi sopralluoghi, dalle sue migliaia di stories di Instagram, ha annunciato quella che sarà l’anima marcatamente “country” della sua nuova avventura.

L’edificio, eretto con tutta probabilità intorno al XII secolo, è appartenuto alla famiglia Mansi sin dal diciassettesimo secolo.

Ci hanno vissuto commercianti e letterati, avvocati e notabili preti e consacrate. Beati e Santi come Massimiliano Kolbe hanno celebrato messa nella cappella del cortile del palazzo che ha resistito a guerre, terremoti e carestie.

Gaetano Mansi senior morì nel 1947, lasciando la proprietà ai nipoti maschi: questo gesto, che oggi può sembrare maschilistico, aveva l’intenzione di legare ancora la proprietà con il nome e lo stemma di famiglia.

Con la morte dell’ultimo dei sedici figli di Gaetano Mansi, Francesco, la proprietà passò definitivamente ai nipoti. Nessuno dei cinque nipoti viveva in provincia di Salerno e il palazzo, dopo il sisma del 1980 necessitava importanti e costosissimi lavori di restauro.

I nipoti decisero quindi di passare la mano e si misero a cercare qualcuno che potesse restaurare il complesso, occuparsi della vigna attigua, ridare lustro al paese e portare a Scala risorse economiche e posti di lavoro.

Sabato 23 luglio la sottoscrizione dell’accordo di compromesso per l’acquisto della proprietà, firmato dinanzi al notaio Stefano Fazzari di Amalfi tra Prisinzano, affiancato dall’avvocato Emiliano Amato col consulente linguistico Alfonso Gruosso e i cinque cugini, eredi Mansi, Gaetano sr, Gaetano jr, Diego, Francesco Regis e Antonio Mansi. Nelle prossime settimane è prevista la vendita definitiva dopo di che l’edificio potrà prenderere il nome di Palazzo Prisinzano.

Alla firma è seguito un brindisi beneaugurante nel salone Morelli del Comune di Amalfi davanti alle macchine da presa dirette dalla regista iraniano-americana, Rayka Zehtabchi, famosa per i suoi cortometraggi. L’acquisto del Palazzo Prisinzano diventerà un cortometraggio che servirà a creare interesse oltreoceano per il successivo lancio della struttura. Ma ora Frank è già con la testa ai lavori di ristrutturazione che richiederanno professionalità e maestranze locali.

La struttura, non appena completata offrirà di certo un nuovo gioiello all’offerta turistica di qualità in Costiera Amalfitana oltre a nuova occupazione.

LA STORIA DEL PALAZZO MANSI

La città di Scala divenne sede vescovile nel 987. Nei tempi antichi la cattedrale era la chiesa dell’Annunziata a Minuta, frazione di Scala.

L’attuale Cattedrale ha origini incerte, probabilmente anteriori al sec. XII. Si sa che l’ampliamento e la trasformazione gotica furono fatte eseguire a spese della nobile famiglia Frisari nel sec. XIV. Probabilmente il Palazzo fu costruito in quell’epoca ed era originariamente staccato dalla Chiesa.

Il Palazzo nacque quindi come sede episcopale. Poche notizie si hanno dei primi secoli. Nel 1603 la diocesi di Scala fu unita a quella di Ravello, dove probabilmente si trasferì il Vescovo. Dopo un periodo di abbandono, il Palazzo fu restaurato intorno al 1732 dal vescovo Antonio Maria Santoro, poi i Mansi lo comprarono nel 1789.

La famiglia ha origini antiche: il primo antenato dell’albero genealogico è Matteo Mansi, vissuto nella prima metà del 1600. Nel 1706 veniva alla luce un suo pronipote, Nunzio Mansi, dotato di molta intelligenza e di forte spirito commerciale. Commerciando i prodotti della terra e dei boschi, esportando legname da Scala fino alla Spagna con piccole navi di sua proprietà, alla morte lasciò ai figli varie proprietà in case, boschi, vigneti a Scala e paesi limitrofi. Due di loro, Gaetano e Giovanni, si laurearono in legge e in lettere: storico il primo (a lui è dedicata la strada che da San Pietro porta a Santa Caterina), letterato e poeta il secondo (alla Biblioteca Nazionale di Napoli sono conservate le sue poesie in latino). Tutti e due frequentavano la corte dei Borboni; e in questo ambiente di aristocratici pensarono di creare uno stemma di famiglia, in cui facevano derivare il cognome di famiglia da Mansuetus.

Pretesero dall’allora vescovo di Scala di prendere sotto la loro giurisdizione l’altare adiacente al palazzo, mettendo in cima al quadro sovrastante l’altare il loro stemma. A Scala lo si può ammirare in quella sede.

Nunzio morì nel 1788. L’anno successivo i figli, a cui oramai andava stretta la modesta casa di S. Caterina, comprarono all’asta pubblica il palazzo del centro di Scala e relativo vigneto, e vi si trasferirono.

In origine il palazzo era diviso dalla Chiesa, la Cattedrale: l’ingresso era da sotto, dove c’è il bel cortile; si arrivava ai piani superiori con scalinate interne. Per guadagnare spazio, abolirono le scale interne e ne crearono nuove, appoggiandosi alla Chiesa e facendo un unico fabbricato.

Certamente dovettero pagare parecchio per questo favore.

Gabriele Mansi, nipote di Gaetano e Giovanni, sindaco di Scala, dopo aver eseguito lavori di abbellimento del piano superiore, vi si trasferì nel 1817 con la moglie e da quel momento il Palazzo fu abitato dai componenti della numerosa famiglia, che lo ha popolato fino alla generazione precedente all’attuale.

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