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World Press Freedom Day: libertà di stampa valore prezioso e sempre più a rischio

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di EMILIANO AMATO

Si celebra oggi, 3 maggio, il World Press Freedom Day, la giornata internazionale della libertà di stampa patrocinata dall’Unesco.

Istituito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1993, si prefigge di promuovere azioni concrete e iniziative finalizzate alla strenua difesa della libera informazione, stimolare dibattiti e, contestualmente, ricordare i giornalisti che hanno perso la vita nell’esercizio della professione.

Dopo trent’anni, questa ricorrenza storica resta oltremodo significativa, per ricordarci l’importante connessione esistente tra la libertà di cercare, emettere e ricevere delle informazioni chiare e corrette. Quest’attività riveste una maggior importanza per continuare a preservare e a costruire il bene pubblico e lo spazio della società civile, soprattutto in un contesto generale come quello attuale, minacciato dalla guerra e dal grande rischio di disinformazione. 

Il World Press Freedom Day rappresenta occasione di riflessione, invito ai cittadini a informarsi il più possibile, diversificando le fonti, incrociando, verificando. M a anche un’opportunità per valutare la situazione nel mondo, una giornata che si propone di richiamare l’attenzione, allertare e sensibilizzare. Come ogni anno, l’organizzazione non governativa Reporters Sans Frontières (RSF) ha pubblicato, lo scorso 21 aprile, il “World Press Freedom Index” del 2020, la classifica annuale che ordina i Paesi del mondo in base al loro grado di libertà di stampa.

In particolare, l’edizione 2020 pone l’accento sul fatto che il prossimo decennio sarà decisivo nel determinare le sorti del giornalismo. La pandemia generata dal Covid-19 – si legge – moltiplica le minacce al diritto di un’informazione libera, pluralista e affidabile.

Nel mondo dell’informazione persistono quattro aree critiche: libertà, pluralismo, indipendenza e sicurezza. Tra le note positive di questo tempo l’aumento dell’accesso all’informazione, soprattutto nell’Asia del Pacifico e in Africa attraverso la rapida crescita di quanti hanno accesso a Internet e, dunque, alle informazioni online: quasi la metà della popolazione mondiale.

Con l’espandersi delle piattaforme transnazionali (come Facebook) aumenta rischio delle “fake news”, ma anche la tendenza crescente agli attacchi di governi populisti contro il “cane da guardia” della democrazia e il conseguente trend di sfiducia nella credibilità dei media.

L’informazione sempre più bene pubblico, nel tempo della “disinfodemia”, neologismo coniato per indicare “un misto di disinformazione e mistificazione, che si è diffuso in tutto il mondo seminando confusione, discordia e divisione”.

L’Unesco ha evidenziato che “in questi tempi di flussi di informazioni e disinformazione senza precedenti, insieme a flussi di intrattenimento, dati e altri tipi di contenuti, le persone rischiano di essere confuse o manipolate, in particolare dal targeting personalizzato algoritmico”. Il quale non è neutro, e può essere facilmente sfruttato per scalate al potere alimentate dall’analfabetismo funzionale. Per questo l’Onu definisce “fondamentale che i cittadini di tutto il mondo sviluppino e rafforzino i propri media e le competenze di alfabetizzazione informativa, al fine di formulare giudizi e decisioni informati e impegnarsi in modo critico nello sviluppo sostenibile per il quale l’informazione come bene pubblico è indispensabile. Altrettanto importante è la conoscenza dei cittadini dei propri diritti alla libertà di espressione e l’importanza del ruolo dei giornalisti per la produzione di informazioni affidabili”.

Obiettivo principale del “World Press Freedom Day” resta quello di ricordare ai governi il rispetto dell’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani in base al quale “ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione senza interferenze e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee, attraverso ogni mezzo e senza frontiere”.

“La libertà di stampa non è un privilegio, ma una necessità organica all’interno di una grande società. Senza critiche e articoli affidabili e intelligenti, il governo non può governare”. (Walter Lippmann)

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