di EMILIANO AMATO
La comunità di Agerola ieri sera si è riunita in strada per ricordare Nicola Fusco, il 28enne morto tragicamente lunedì a Ravello dopo essersi schiantato col suo pullman. Un dolore straziante e indescrivibile, condiviso dal primo all’ultimo dei cittadini di Agerola che si irradia in tutta la cittadina del Monti Lattari ancora stordita e incredula per quanto accaduto.
Dalla piazzetta Madonnina del Forestiero è partita, poco dopo le 20,45, la fiaccolata fino in piazza Paolo Capasso.
L’iniziativa, promossa dal Forum dei Giovani di Agerola, ha visto la partecipazione di circa un migliaio di persone che non sono volute mancare per quel giovane figlio di Agerola «solare, gentile, amato da tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di trascorrere del tempo con lui». La memoria di Nicola ha brillato attraverso la luce di centinaia di fiammelle, simbolo del grande cuore che accomuna tutti gli agerolesi: un fuoco che non si spegnerà mai nel suo ricordo. «Forte come la morte è l’amore», il testo dello striscione esposto dai ragazzi con un altro: «Per sempre nei nostri cuori, vola alto Nicola!». Tra la gente anche i genitori di Nicola, papà Raffaele e mamma Caterina, le sorelle Raffaella, Stefania e Sonia, gli altri familiari, il sindaco Tommaso Naclerio, gli assessori e ei consiglieri comunali.
«Verrebbe solo voglia di piangere. Eppure dobbiamo trovare qualche parola per esprimere quello che è avvenuto. Solo così non saremo sommersi del tutto dall’angoscia e potremo opporre al senso della morte un frammento, seppur minimo, di speranza». Lo ha detto durante il suo intervento Don Giuseppe Milo, referente foraniale della Pastorale giovanile.
«Non possiamo negare lo smarrimento e lo sconcerto che questo fatto ha prodotto in noi, e non possiamo negare che questo sconcerto abita il nostro cuore come una fonte amara, capace di avvelenare pensieri e sentimenti – ha aggiunto Don Milo -. Una volta di più ci siamo accorti di quanto sia fragile la nostra vita: per la negligenza di chi deve garantire la sicurezza di chi lavora o per una casualità imprevedibile possono interrompere quell’avventura così grande che è un’esistenza umana fatta di affetti, di sentimenti, di progetti, di abilità, di sogni. È un trauma che toglie per un attimo anche la capacità di pensare».
«Parliamo per dare voce al dolore che sta dentro di noi, ma poi attendiamo in silenzio perché Dio possa scrivere nonostante tutto un futuro per la nostra vita. Con questi sentimenti vogliamo vivere questo cammino di speranza» ha concluso.