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Distrazione fatale, sole basso e tentativo estremo di virata: la ricostruzione della collisione di Amalfi

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Ci sono ancora diversi aspetti da chiarire nella ricostruzione della tragica collisione avvenuta giovedì scorso nel mare della costiera amalfitana. Alla sommaria presentazione dei fatti, in base agli elementi a disposizione, deve necessariamente seguire un approfondimento delle dinamiche che hanno determinato l’incidente mortale. Sulle pagine de Il Mattino oggi in edicola il tentativo di ricostruzione del sinistro ma soprattutto delle possibili cause.

Mario Martiello, luogotenente della Guardia Costiera in quiescenza, ha diretto l’ufficio marittimo locale di Amalfi dal 2007 al 2015. Ex ispettore di sinistri marittimi, ci consente di analizzare il caso da una prospettiva puramente tecnica. «Dai video che circolano su Whats App e sulla rete ce n’è uno in particolare – spiega – realizzato dai passeggeri del veliero Tortuga subito dopo l’urto. Si vede della schiuma bianca, la scia provocata dal motoscafo che puntava sulla murata sinistra della nave. Dall’ampiezza della scia si evince che il natante viaggiava a velocità sostenuta. All’ultimo momento ha cercato di virare a sinistra, altrimenti sarebbe andato a sbattere di prua. La scia è perpendicolare alla barca che è finita per scontrarsi con la murata di dritta».

Pare che il gozzo stesse per rientrare verso la penisola sorrentina. Cosa è potuto accadere a bordo?

«Probabilmente il conducente può aver avuto un problema, una distrazione, un colpo di sonno, o è stato distratto dallo smartphone, come avrebbe dichiarato il marito della vittima. A una determinata velocità un black out di quindici o venti secondi può risultare fatale. Una barca non ha i freni come l’auto e quando il giovane si è accorto, troppo tardi, che stava per finire contro il veliero, ha tentato il tutto per tutto virando a sinistra. In questo modo ha anche attutito l’impatto, visto che stava per andarci dritto».

Stando alle dichiarazioni rese al nostro giornale dal comandante del Tortuga, subito dopo l’impatto, il 30enne conducente avrebbe dichiarato di non aver visto il veliero. Ma è possibile non riuscire a vedere uno scafo di 45 metri in mezzo al mare?

«In questa vicenda c’è un altro aspetto da non trascurare: nell’orario in cui è avvenuta la collisione (dopo le 17,30 nda), il sole al tramonto, che è più basso e si riflette sul mare, crea un calo della visibilità, a volte è anche accecante. Il conducente del natante ce l’aveva di prua, in faccia, e non è da escludere che si sia accorto della presenza del veliero solo quando la sua sagoma si è anteposta al sole».

Se non fosse stata tranciata dall’elica, la vittima poteva salvarsi. Cosa si poteva fare?

«L’urto tremendo non ha dato il tempo al conducente di mettere il motore in folle e disattivare le eliche».

Anche alla luce di quanto accaduto, non pensa che il settore del noleggio barche, in continuo aumento in costiera, necessiti di regole più stringenti in materia di sicurezza?

«Bisogna estendere le abilitazioni e i corsi di sicurezza anche a chi svolge questo tipo di lavoro che rientra a pieno titolo nel settore del trasporto passeggeri. Quindi la preparazione e la professionalità dei marittimi, del personale imbarcato, deve essere assicurata anche dai diportisti che hanno la responsabilità su persone a bordo».

Lei era in servizio quando avvenne il disastro della Costa Concordia. Anche in quel caso si invocò maggiore sicurezza per mare ma l’attenzione sul tema venne meno. Pensa che questo episodio possa indurre a una concreta riforma del settore?

«Oggi andare per mare, specie sotto costa, in tutte le maggiori località turistiche italiane, è davvero complicato e pericoloso. Le normative che regolano il settore del diporto sono abbastanza vetuste e hanno bisogno di modifiche in specie su preparazione, prevenzione e sicurezza».

Crede che i controlli, così come organizzati, siano sufficienti a garantire sicurezza nel mare della costiera per questo mese di agosto in cui è previsto l’assalto?

«Negli anni l’ufficio marittimo locale di Amalfi che ho diretto ha avuto una notevole riduzione di personale. Due mezzi nautici, motovedetta e gommone veloce, in dotazione, non sono sufficienti a garantire un servizio all’altezza, malgrado gli sforzi del personale militare. E’ necessario potenziare i servizi nei periodi estivi immaginando gommoni per gli uffici di Positano, Maiori e Cetara, che non dispongono di unità proprie, per il potenziamento dei servizi sotto costa. Maggiori controlli possono servire anche a mantenere alta l’attenzione dei diportisti».

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