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È dai bambini che dobbiamo imparare: sono la nostra vera speranza

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di NOVELLA NICODEMI

«Papà, dobbiamo chiamare la polizia, perché se no stiamo rubando i soldi di queste persone», esclama il piccolo Virgilio, dopo aver trovato un portafoglio a terra in un angolo di piazza Vescovado, a Ravello, dove stava giocando. Nel consegnarlo al legittimo proprietario, un turista danese, presso l’ufficio di polizia locale, il bimbo ha rifiutato la ricompensa di 50 euro (clicca qui per rileggere l’articolo). Onestà, senso civico, solidarietà alla base di questo gesto spontaneo di Virgilio. Ma soprattutto empatia.

La restituzione disinteressata di un oggetto prezioso perso da qualcuno non dovrebbe essere una notizia. E invece lo è perché la realtà è ben altra.

Non è un caso che il protagonista di questa bella storia sia un bambino e che sia cresciuto in un ‘piccolo grande paese’: i legami autentici e genuini che cementano i membri di una piccola comunità rivestono un’importanza da non sottovalutare nello sviluppo di valori come il rispetto del prossimo e l’atteggiamento solidale verso chi è in difficoltà. E qui entra in gioco anche il senso dell’ospitalità che è nel DNA dei ravellesi.  Al piccolo Virgilio il valore dell’onestà è stato sicuramente insegnato in famiglia, ma di suo questo bambino di sette anni ha mostrato un’indole naturalmente generosa e altruista.

Questo bimbo ha già sviluppato il senso di empatia che gli ha permesso di mettersi nei panni dell’altro, ha riconosciuto le sue emozioni e immaginato quelle altrui, il rispetto per sé stesso (io non voglio essere confuso con un ladro, non mi appartiene) lo ha portato al rispetto dell’altro, come una buona educazione emotiva e affettiva presuppone. In questo assume un ruolo importante l’autostima, che si forma proprio da piccolissimi, quando la famiglia ti dà solide radici con rinforzi positivi, incoraggiamenti, e la scuola mette in rilievo i punti di forza invece di mortificarti per ciò che non sai ancora fare.

Dai bambini bisogna imparare e attingere perché sono una fonte preziosa per noi adulti, un patrimonio da tutelare attraverso l’Educazione e l’Insegnamento.

I bambini vedono le cose da una prospettiva diversa. Non bisogna scomodare il fanciullino pascoliano per sapere che guardano al mondo con occhi pieni di stupore e meraviglia, senza sovrastrutture, con quella spontaneità che crescendo si perde. Noi siamo abituati a muoverci in una realtà ormai codificata nella nostra mente e loro invece si accorgono di particolari che noi non notiamo, a cui non diamo importanza, con una freschezza dello sguardo che in noi adulti col tempo si è opacizzato, con i sensi appannati dalla ruggine dell’abitudine. Diamo tutto per scontato, viviamo per automatismi, prigionieri di convenzioni.

Le spiegazioni e il dialogo sono importanti, ma il vero imprinting è l’esempio, il nostro modello concreto di comportamento. Sono spugne che assorbono tutto.

Bisogna educarli, tirando fuori da loro stessi  il potenziale che già possiedono, promuovendo lo sviluppo di quelle facoltà e qualità che sono già dentro di loro. Come un germoglio che con la tua costante e amorevole cura cresce seguendo la sua inclinazione e le sue predisposizioni. Diventando ciò che già è.

Ai bambini bisogna insegnare l’amore per il sapere, per la conoscenza, che è la base per la vera libertà. Insegnare significare lasciare un segno. Deputati a questo genitori e insegnanti che hanno l’arduo compito di spiegare i meccanismi di una società complessa e fluida e di un mondo che per loro ha dinamiche assurde e incomprensibili. Facendo da filtro e da scudo ai modelli negativi, favorendo un approccio alla tecnologia consapevole dei rischi che si nascondono dietro lo schermo di un PC, non edulcorando la realtà. Come sostenevano, tra gli altri, Gianni Rodari e Italo Calvino, devono sapere che esistono ‘i mostri’ ma che, se sappiamo riconoscerli, possiamo proteggerci: le fiabe sono lo strumento più efficace per metterli di fronte a un mondo in cui il male esiste ma si può sconfiggerlo. Oggi l’educazione non mira a impartire nozioni cristallizzate ma a far sì che il bambino impari ad imparare per tutta la vita, destreggiandosi in contesti sempre diversi, governando la complessità.

Vero è che, come forma non s’accorda

molte fïate a l’intenzion de l’arte,

perch’a risponder la materia è sorda,

così da questo corso si diparte

talor la creatura, c’ ha podere

di piegar, così pinta, in altra parte;

Cito Dante a questo proposito perché ci tengo a sottolineare, essendone convinta, che a volte l’impegno e la dedizione e l’amore che si danno ai bambini non sono purtroppo una garanzia automatica di una crescita sana e serena. Nel I canto del Paradiso, attraverso la spiegazione di Beatrice sul libero arbitrio, Dante rimarcava che a volte succede che la materia sia sorda, refrattaria alle intenzioni dell’artista che non riesce sempre a plasmarla secondo il suo progetto. Ogni ‘creatura’, sebbene indirizzata correttamente verso il bene, può anche dirigersi in altre direzioni. E qui entra in gioco la fortuna, o sfortuna: gli incontri sbagliati, le circostanze, il contesto. L’indole individuale. Il dibattito natura-cultura è sempre controverso e aperto. Ma quando i genitori hanno fatto tutto il loro dovere, se le cose non vanno bene, non hanno nulla di cui incolparsi. È la vita. E non tutto è sotto il nostro controllo.

Puntare sull’importanza di una corretta educazione dei bambini non è un’ovvietà, se si considera che per lungo tempo l’infanzia non era riconosciuta come categoria sociale portatrice di diritti.

Solo nel 1959, la Dichiarazione dei diritti del fanciullo da parte dell’ONU introduce il concetto della titolarità dei diritti per il bambino, contrastando ogni forma di abuso o sfruttamento.

La letteratura a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento ci offre numerosi esempi in tal senso. Rosso Malpelo è un ragazzino siciliano nell’Italia postunitaria sfruttato e brutalmente vessato in una cava di rena rossa; Oliver Twist un orfano costretto a lavorare in condizioni disumane a soli dieci anni; Hansel e Gretel due bambini abbandonati dal proprio padre nel bosco; Dorothy nella storia de Il meraviglioso mago di Oz e Alice nel paese delle meraviglie  affrontano un viaggio (diverso) in cui devono salvarsi da sole; Wendy, nel racconto di Peter Pan, si occupa dei suoi due fratelli, nella completa assenza dei genitori.

In questa prospettiva, iniziative come la prima Giornata Mondiale dei Bambini, promossa da Padre Enzo Fortunato, che si svolgerà a Roma alla presenza di Papa Francesco il prossimo 25 e 26 maggio, sono una splendida occasione per coinvolgere i bambini come agenti attivi di cambiamento, per la costruzione di una società più giusta e solidale, attenta ai loro bisogni, che solo da loro può partire.

redazione
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