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Il Ddl eco-vandali è legge, «Chi deturpa un monumento paga»

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«Approvato il Ddl eco-vandali. Chi deturpa o imbratta un monumento paga di tasca propria, questo principio è legge dello Stato. Ringrazio il Parlamento, il Governo e i tanti cittadini che mi hanno sostenuto in questa battaglia di civiltà».

Lo ha annunciati il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dopo che la Camera ha approvato in via definitiva, con 138 sì, il disegno di legge contro le eco-proteste, già ribattezzato “eco-vandali”. Il provvedimento, che porta la firma del ministro Sangiuliano, prevede un inasprimento delle sanzioni nei confronti di chi provochi danni a beni culturali o paesaggistici. Nel mirino, gruppi come “Ultima generazione” ed “Extinction Rebellion” che, per contestare le politiche sul clima, hanno gettato vernici su monumenti, quadri o nei canali di Venezia.

«Il principio è elementare, d’ora in poi chi deturpa e danneggia dovrà pagare e di tasca propria, perché non è giusto che a pagare siano i cittadini italiani» sottolinea Sangiuliano, spiegando che «In alcuni casi siamo arrivati fino ai 200mila euro di spesa per ripristinare lo stato dei luoghi. E non è vero che l’uso di sostanze vegetali non lasci dei segni, perché esperti mi dicono che qualche cosa resta sempre». Il ministro si riferisce, tra l’altro, all’utilizzo di una sostanza chiamata fluoresceina. Il 9 dicembre 2023, gli ambientalisti di Extinction Rebellion hanno messo in atto un blitz in diverse città italiane e, con la fluoresceina, colorato di verde le acque del Canal Grande, del Naviglio e del Po. Un «sale innocuo usato da geologi, speleologi o anche da idraulici come tracciante e addirittura per segnalare la posizione di subacquei dispersi in mare» avevano spiegato gli attivisti, tanto che «quando lo scorso maggio per errore venne sversata nel Canal Grande di Venezia gli esperti furono unanimi nell’escludere un pericolo per le persone e per fauna e flora».

«Avremo tra poco uno studio scientifico, ma il danno potrebbe essere permanente» afferma Sangiuliano, «Ambiente e clima sono questioni fondamentali per le quali dovremmo attivarci subito, ma non è certo con gli eco vandali che li risolviamo». Si prevedono multe pesanti con sanzioni, che vanno dai 10 ai 60mila euro, e fino a 5 carcere nei casi più gravi.

LE SANZIONI

Chiunque distrugga, disperda, deteriori, renda in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici è punito con una sanzione che va dai 20.000 ai 60.000 euro. Se si arriva ad “un uso pregiudizievole per la conservazione o integrità” di questi beni o a un loro “uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico” la sanzione può oscillare da 10.000 a 40.000 euro. L’autorità competente a occuparsi della materia è il Prefetto e la notifica all’interessato deve avvenire entro 120 giorni dalla commissione del fatto.  

CON IL PAGAMENTO DELLE MULTE SI FINANZIA IL MINISTERO

I proventi delle sanzioni saranno riassegnati al Ministero della Cultura per il ripristino dei beni danneggiati. Se la sanzione verrà pagata entro 30 giorni dalla notifica, sarà ridotta. Tranne per chi si sia già avvalso di questo beneficio negli ultimi 5 anni.

IL CARCERE

Si modificano due articoli del codice penale: il 635 e il 639. Rischia da 1 a 5 anni di carcere chiunque distrugga, disperda, deteriori o renda, in tutto o in parte inservibili beni mobili o immobili durante manifestazioni pubbliche. Oltre al pagamento di una multa fino a 10.000 euro. Se, invece, il danneggiamento avverrà in musei, pinacoteche o gallerie la reclusione potrà andare da 1 a 6 mesi e la multa potrà essere da 300 a 1.000 euro.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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