10.7 C
Amalfi

La ricetta di San Giuseppe Moscati: una reliquia preziosa

ultima modifica

Share post:

spot_imgspot_imgspot_img

di DONATO SARNO

In tante famiglie del nostro territorio si mantengono ancora vivi i ricordi di visite e di contatti diretti avuti con il santo medico Giuseppe Moscati, alcuni riportati nelle sue biografie, altri invece tramandati solo oralmente. Non a caso uno dei primi a narrarne compiutamente la vita ed i meriti fu, già nel 1929, l’Arcivescovo di Amalfi Monsignor Ercolano Marini. Ricorrendo il 12 aprile l’anniversario della morte del Santo, avvenuta a Napoli nel 1927, piace anche a me condividere un ricordo in tal senso, che si lega alla storia della mia famiglia.

Una mia prozia, la N.D. Pia Conti (sorella di mia nonna materna Fernanda), quand’era poco più che trentenne, abitando a Napoli ed essendo alquanto preoccupata per suoi problemi di salute, essenzialmente di carattere digestivo, nel mese di gennaio 1925 si recò in visita dal santo medico, presso il suo studio sito in via Cisterna dell’Olio n. 10, per un qualificato consulto. All’epoca infatti era nota a tutti la preparazione del prof. Moscati, il quale, pur avendo allora solo 45 anni, era già apprezzato docente presso la Regia Università di Napoli e primario degli Ospedali Riuniti. Effettuata la visita, Giuseppe Moscati le rilasciò, su carta intestata scritta e sottoscritta di suo pugno, una ricetta in cui le diagnosticava un catarro cronico del duodeno e dell’intestino tenue, con pregressa itterizia, senso di bruciore addominale e borborigmi, e le prescriveva di prendere, come terapia, una cucchiaiata d’olio e alcune gocce di tintura di iodio, da diluire nel vino o nel latte; inoltre le raccomandava di alimentarsi di tutto, senza peraltro abusare del latte. Dopo alcuni mesi, e precisamente il 26 aprile 1925, la mia prozia ritornò a visita di controllo: il prof. Moscati, utilizzando la pagina di dietro della stessa precedente ricetta (la carta allora era ancora un bene prezioso e non si sciupava come oggi), scrisse che i catarri gastrointestinali erano cessati e la rassicurò attestando che lei non aveva nulla di grave e poteva perciò alimentarsi abbondantemente, prescrivendole solo un cucchiaio di un prodotto medico.

Due anni dopo Giuseppe Moscati morì e la mia prozia – che, come il Santo le aveva indicato, visse in seguito in buona salute e fino alla veneranda età di 91 anni – conservò sempre presso di sé quella ricetta, considerandola come un qualcosa di sacro. La gentildonna, inoltre, essendo religiosissima, mantenne sempre una devozione assai forte verso Giuseppe Moscati, ben presto proclamato Servo di Dio, e spesso ne parlava, anche a me bambino, tenendo sempre la sua immaginetta in bella vista in camera da letto; la beatificazione del medico, avvenuta nel 1975, le riempì l’anima di profonda gioia. Il 1 maggio 1983, prossima a spirare, ma ancora cosciente, dopo aver ricevuto i Sacramenti, ella chiese espressamente che le portassero quella immaginetta, affinché colui che un tempo l’aveva guarita nel corpo le fosse vicino, nel delicato momento del trapasso da questa all’altra vita, come medico dell’anima: avutala, la guardò, la baciò e si affidò con fiducia alla sua intercessione.

La ricetta di San Giuseppe Moscati passò quindi prima a sua sorella Filomena e poi da questa a mia madre ed ora è da noi custodita in luogo idoneo, quale reliquia di un grande luminare della scienza medica e di un campione della fede cristiana.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
spot_imgspot_img

articoli correlati

Furti in abitazioni della Costa d’Amalfi, napoletani traditi da impronte digitali e telefonini: arrestati

di EMILIANO AMATO Sono stati responsabili di due furti in abitazione avvenuti lo scorso febbraio in Costa d’Amalfi. Dopo pochi...

“L’essere come ritorno”, nel libro di Michele Capasso il concetto di riflessione nella filosofia di Hegel

    “L’essere come ritorno. Il concetto di riflessione nella filosofia di Hegel” è il titolo del libro di...

Papa Francesco alla CBS: «I bambini portano sempre un messaggio. Pace negoziata è meglio di guerra senza fine»

«I bambini portano sempre un messaggio e aiutano noi ad avere un cuore più giovane». Lo ha detto ieri...

Vittorio Benigno, un patriota ravellese nella lotta di liberazione nazionale

di SALVATORE AMATO A seguito dell’emanazione del Decreto-legge luogotenenziale del 21 agosto 1945, n. 518, vennero stabiliti criteri...