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‘Piano di sviluppo del patrimonio archeologico nei Paesi del Mediterraneo’, a Paestum l’evento promosso dal CUEBC

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Lo scorso 29 ottobre i partecipanti al progetto “Piano di sviluppo del patrimonio archeologico nei Paesi del Mediterraneo” si sono incontrati a Paestum in occasione della XXIV Borsa del Turismo Archeologico del Mediterraneo. L’evento è stato organizzato su iniziativa del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali (CUEBC) e di ICOMOS Italia. Tra i partner presenti, il Ministero degli Affari Culturali della Tunisia, l’Università Mohammed V di Rabat (Marocco), ICOMOS-Giordania e il Parco Archeologico di Pompei.

Dopo l’indirizzo di saluto di Tiziana D’Angelo, direttrice del Parco Archeologico di Paestum e Velia, Alfonso Andria, Presidente del CUEBC, ha aperto i lavori ricordando che “per il CUEBC la collaborazione con il mondo mediterraneo è una storia che inizia alla fine degli anni ’90 con il gemellaggio tra Paestum e Volubilis”.

Nell’introdurre il progetto, l’Ambasciatore Francesco Caruso cita Fernand Braudel, che già negli anni ’40 identificava il “mondo-mediterraneo” come una realtà non omogenea e plurale in cui popoli diversi interagiscono e si trasformano continuamente. È su questa pluralità che il progetto vuole dare ai patrimoni mediterranei una possibilità nel contesto delle nuove sfide globali, come conferma Lazare Eloundou Assomo, Direttore del Centro del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Sfide ben note ai partner che si sono aggiunti dopo la prima presentazione, sempre alla Borsa Mediterranea del Turismo archeologico nel 2021. Molte le suggestioni dei vari relatori e partner cui Giordania, Marocco e Tunisia quest’anno si aggiungono come protagonisti.

“Il progetto riprende una strategia già proposta da ICOMOS Italia di intervento sul Mediterraneo che si basa sui principi unescani come pure sull’Agenda 2030. Il progetto adopera la cultura dei siti archeologici per costruire il futuro dei siti stessi” afferma Maurizio Di Stefano.

Il patrimonio archeologico della regione mediterranea è un’opportunità per sintetizzare i valori identitari del Mediterraneo e costituire occasione di sviluppo e interculturalità rappresentata da valori storici e antropologici e da nuovi approcci alla conoscenza e alla consapevolezza condividendo l’articolazione strategica del Piano, nei suoi temi centrali, sintetizzandoli in tre macro aree:

  • Definizione di siti e modelli gestionali del patrimonio archeologico;
  • Individuazione di percorsi storicamente significativi;
  • Potenziamento delle capacità istituzionali e cooperazione interistituzionale e internazionale.

“La scelta dei luoghi attraverso cui la rete assicurerà lo sviluppo dovrà tener conto della loro capacità di sviluppo economico e di successo dei progetti” conclude Maurizio Di Stefano.

Il Rettore dell’Università del Salento, professor Fabio Pollice, commenta come “l’integrazione reticolare dei siti del mediterraneo e, in prospettiva, la messa a sistema degli stessi potrà contribuire e ampliare la Convenzione di Faro del Consiglio d’Europa ai Paesi del Mediterraneo al fine di favorire una cultura dell’integrazione. La cultura è certamente ciò che unisce i popoli.

Lo stesso prof. Pollice propone il sito archeologico come incubatore di attività per l’interesse delle comunità locali per facilitare l’incrocio da saperi e valori tra le quattro categorie di stakeholder internazionali, regionali, nazionali e accademici.

L’esperienza sul campo, aggiunge l’architetto Anna Onesti del Parco Archeologico di Pompei, sottolinea “l’importanza di una manutenzione continua in cui anche i turisti possano contribuire insieme alle comunità locali per assicurare un ambiente creativo e sostenibile”.

All’arch. Onesti fa eco la dott.ssa Maria Assunta Peci, Direttore dell’Ufficio degli Affari Internazionali del Ministero della Cultura Italiano, che indica come “non si possano pensare a progetti nel Mediterraneo senza una rete di siti culturali che faciliti l’incontro delle identità e un’azione comune e di pace”.

I rappresentanti dei Paesi partner hanno dichiarato all’unisono la ferma adesione al progetto delineando i rispettivi ambiti di collaborazione.

“Attraverso questo progetto ci auguriamo di poter migliorare la gestione dei siti in modo efficace. La Giordania parteciperà tenendo conto della conservazione del patrimonio, l’attenzione alla comunità e il cambiamento climatico” indica Zeina Al Khashashneh, Project Manager the Petra Trust.

Moustafa Khanoussi, Consigliere del Ministro degli Affari Culturali della Tunisia, indica nella formazione universitaria e nella ricerca scientifica i pilastri importanti, insieme con la cooperazione nel campo del patrimonio culturale.

Infine J.E. El Hani, Preside all’Università Mohammed V di Rabat indica la specificità dei siti proposti per il progetto: Volubilis, Lexus e Benassa e le potenzialità che la loro valorizzazione ambientale può rappresentare per lo sviluppo locale e come i luoghi di cultura e il loro interesse turistico possano essere inseriti nel sistema economico: un mezzo di dialogo di cui il Mediterraneo ha bisogno.

Infine i prossimi passi del progetto, che avrà una durata di 36 mesi, prenderà avvio con tre Paesi dell’Africa mediterranea (Marocco, Tunisia e Giordania); successivamente, la “rete dei parchi archeologici del Mediterraneo” includerà altri paesi (Libano, Libia, Algeria ed Egitto).

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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