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Scala, se l’ex palazzo vescovile fosse stato acquisito al patrimonio pubblico

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di EMILIANO AMATO

In merito alla riflessione del preside Francesco Criscuolo, dal titolo “L’eclissi della democrazia in Costa d’Amalfi”, pubblicata sulle pagine di questo giornale nella data di ieri, 1° aprile 2024, si rendono necessarie alcune precisazioni.

Considerato il rispetto massimo per il pensiero del preside Criscuolo – che già in passato ha offerto pregevoli contributi all’opinione pubblica attraverso le pagine di questo giornale – preme puntualizzare che lo spazio delle riflessioni su questo giornale, è dedicato al pensiero libero, in ossequio all’articolo 21 della nostra carta costituzionale secondo cui «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»Naturalmente assumendosene le responsabilità e nel rispetto della libertà e dell’onorabilità altrui.

Altra precisazione – per conoscenza approfondita di fatti e circostanze, nonchè per amore di verità – è relativa al passaggio in cui l’esimio preside Criscuolo fa rifermento al presunto diritto di prelazione non esercitato dal Comune di Scala nell’acquisizione del Palazzo Mansi, ex Palazzo vescovile.

Tenuto conto che questo giornale ha seguito con attenzione le fasi della vendita, sempre orientata verso acquirenti con l’intento di adeguare lo storico immobile a struttura alberghiera di lusso, va da sé che, anche per la condizione in cui versa la struttura e per la vastità dei terreni agricoli che rientrano nella proprietà, mai poteva essere acquistato, per 6 milioni di euro, da un piccolo comune come quello di Scala.

Una simile prospettiva sarebbe stata garanzia di degrado assoluto della struttura già fatiscente. Siamo sempre convinti, anche dopo aver assistito agli investimenti pubblici fatti per la manutenzione dell’auditorium di Ravello (altra opera pubblica costata 16 milioni di euro, inaugurata 14 anni fa), i soldi pubblici (di tutti) vanno investiti in maniera oculata.

Diritto di prelazione di cui il Comune di Ravello nel 2007 richiese per l’acquisto di Palazzo Episcopio. In realtà il proprietario dell’epoca aveva già chiuso la vendita dello storico immobile, vincolato, a un imprenditore del settore alberghiero del napoletano. Valore: 8 milioni. Come Scala, anche il Comune di Ravello non aveva la possibilità di acquistare l’immobile, ma chiese alla Regione Campania, presieduta da Antonio Bassolino, di esercitare il diritto di prelazione dell’ente pubblico facendo, di fatto, decadere il precedente contratto di vendita. Entro il prossimo mese di maggio, dopo 17 anni dall’acquisto, dovrebbero cominciare i lavori di ultimazione del Palazzo Episcopio di cui non si conosce ancora quale sarà la destinazione finale. Affinchè non finisca per diventare una nuova cattedrale nel deserto.

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