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Vento forte e danni: crolla parte dell’acquedotto medioevale a Molina di Vietri, l’ira del Sindaco

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Le forti raffiche di vento che in queste ore stanno interessando l’intero territorio, hanno provocato crolli ai resti dell’antico acquedotto medievale di Molina a Vietri sul Mare. Parti consistenti del corpo di fabbrica ancora in piedi si sono staccate, precipitando al suolo.

«Un danno immane per la memoria storica della nostra comunità – spiega al Quotidiano della Costiera il sindaco di Vietri sul Mare Giovanni De Simone -. Come amministrazione comunale siamo amareggiati per quanto accaduto. Dispiace ancor di più in considerazione di primi provvedimenti che erano stati adottati, tra cui un’ ordinanza avverso privati per un ripristino dello stato dei luoghi dopo alcuni lavori non a norma e le sollecitazioni alla Soprintendenza».

L’ultima testimonianza dell’antico acquedotto medievale di Vietri sul Mare, detto “ponte del diavolo”, bene vincolato, insiste, infatti, su proprietà privata.

«Da domani mattina saremo in campo per valutare tutti gli strumenti per salvaguardare l’acquedotto e provvedere ad un recupero e mettere in sicurezza l’intera aerea. Chiederò anche un intervento da parte delle forze dell’ordine, per accertare se sia stato solo il vento o altro, non possiamo escludere nulla» ha aggiunto De Simone.

LA STORIA

23 LUGLIO 1320: SI PONEVANO LE BASI PER LA COSTRUZIONE DELL’ACQUEDOTTO “DEL DIAVOLO”

(fonte Cava Storie)

Il 23 luglio 1320 “il nobile Riccardo Scattaretico figlio di Burello” ottenne dall’abate della Badia Benedettina cavese Filippo De Haya, per rogito del notaio Giacomo Longo, il permesso per l’utilizzo delle acque sgorganti dalla sorgente delle “Traverse” (nell’odierna Molina di Vietri sul Mare). Scattaretico contrattò “per se e per Riccardo Trezza e Tommaso Cantarella Sindici del Casale di Vietri”.

Alla Badia sarebbe stato corrisposto un censo annuo che prevedeva: due libre di cera nella festività del Santo Natale, dodici “rotola” di pesci scelti. L’acqua sarebbe stata divisa in due parti: la prima metà per uso dello Scattaretico e l’altra metà per uso pubblico. Inoltre la Badia si riservava il possesso di un quarto “quantevolte avesse voluto fabbricare in Vietri una casa”.

La notizia (solo la data precisa manca ed è stata estratta da Gli Statuti inediti di Cava dei Tirreni di Giovanni Abignente) è stata estratta per l’occasione dal volume Storia della Cava: distinta in tre epoche di Giovani Alfonso Adinolfi (la parte virgolettata è la trascrizione dal libro) il quale continua: “Quest’acqua dette poi occasione alla costruzione di quel ponte che poggia sopra 28 piedistalli formanti 29 archi maggiori e 12 minori […] Presso del volgo intanto corse la diceria che un certo Pietro Berliario”.

A corredo alcune immagini dell’acquedotto medievale (una odierna, una da cartolina del 1915 e un quadro del 1927) del quale oggi non rimane che una piccola parte. Lo stesso fu quasi del tutto distrutto dalla terribile alluvione dell’ottobre 1954.

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