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Adolfo Bella: la storia avvincente di “Gim”, il partigiano che veniva da Positano

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di DONATO BELLA

Adolfo Bella è stato uno di quei personaggi che hanno caratterizzato la vita di Positano nello scorso secolo, in sostanza fino a una quarantina di anni fa.

Meta-culto del turismo nazionale e internazionale è rimasto il ristorante Da Adolfo, da lui realizzato circa sessant’anni or sono su una piccola spiaggia deserta a est dell’abitato, a Laurito, dove il suo ruolo di anfitrione attraeva gente da ogni angolo del mondo, clienti normali o cosiddetti vip.

Il ristorante nacque dall’infatuazione di Adolfo Bella per il paesaggio greco, aspro e incontaminato, che aveva conosciuto durante la guerra. Un paradiso ideale che aveva poi ritrovato nella spiaggetta di Laurito, che era diventato il suo regno e lo è stato fino a pochi prima della morte. Oggi, quella magia rivive attraverso il figlio Sergio, che ne ha ereditato la somiglianza fisica e il temperamento.

A causa della sua indole schiva pochi, però, fuori dalla strettissima cerchia famigliare, sapevano dei suoi eroici trascorsi di partigiano. Fu solo verso la fine del 2006 che questa notizia diventò pubblica. Accadde che l’amministrazione di Borgo Val di Taro (o Borgotaro), Comune in provincia di Parma, scrisse all’amministrazione comunale di Positano chiedendo di incontrare il “Partigiano Gim” per consegnargli un attestato di benemerenza. L’amministrazione positanese, all’epoca guidata dal sindaco Domenico Marrone, accolse l’invito e il 21/12/2006 la Giunta Comunale deliberò il “Riconoscimento al sig. Adolfo Bella per il suo contributo durante la Guerra di Liberazione 1943/1945”, con l’intento di “ravvivare la memoria storica di avvenimenti drammatici, ormai lontani nel tempo, ma decisivi per la costruzione della democrazia, della pace sociale e del benessere economico in Italia”, come si legge nella delibera n. 257/2006.

In quell’occasione si scoprì perché da Borgo Val di Taro era arrivata la richiesta. Adolfo Bella, classe 1918, è costretto, come tanti ragazzi italiani dell’epoca, a partire militare dopo che l’Italia fascista è entrata in guerra, nel 1940. È arruolato tra gli alpini e mandato a combattere nella campagna dei Balcani, sul fronte greco-albanese. È una giovane aitante, sprezzante del pericolo e di carattere libertario, doti che gli consentiranno di affrontare le prove difficili che la guerra pone davanti a ogni soldato. È a Creta quando giunge l’armistizio, ed è tra coloro che si rifiutano di continuare a combattere a fianco dei tedeschi, per cui viene destinato alla deportazione. Per un caso fortuito scampa al naufragio della nave su cui avrebbe dovuto essere imbarcato insieme a centinaia di altri prigionieri. Era bloccato in ospedale perché ferito. La nave venne affondata con tutti i suoi passeggeri. Successivamente, raggiunta la terra ferma e caricato su un treno destinato a un lager, riesce rocambolescamente a fuggire e a raggiungere il suo ex comandante, Giuseppe Delnevo, nome di battaglia Dragotte, il quale comanda una brigata partigiana. Adolfo assume il nome di battaglia di Gim, mutuato da quello di un personaggio di un famoso fumetto del tempo. Con Delnevo-Dragotte comincia a partecipare attivamente alla guerra di resistenza partigiana, come comandante di una squadra di sabotatori.

Documenti ufficiali registrano la sua partecipazione a numerose azioni di combattimento e guerriglia, quali: 29/09/1944 attacco stazione Valmozzola e cattura presidio, 25/11/1944 attacco treno militare Borgotaro, 08/04/1945 attacco presidio tedesco di Roccamurata, ottobre 1944 ponte ferroviario Borgotaro, febbraio 1945 linea Parma-Spezia, marzo 1945 ponte ferroviario Borgotaro.

L’azione che gli fece meritare la richiesta di medaglia d’argento e, soprattutto, la riconoscenza della popolazione borgotarese, avvenne il 22 febbraio del 1945. Il gruppo di Dragotte decise di far saltare il ponte ferroviario sul fiume Taro, ponte di grande importanza sotto l’aspetto militare, dato che su di esso passavano i rifornimenti destinati alle truppe naziste. A causa di ciò, il ponte era spesso bombardato dagli Alleati, i cui bombardamenti sovente colpivano per errore l’abitato di Borgotaro, con drammatiche conseguenza per gli edifici e la popolazione. Scrisse Dragotte, nella richiesta di conferimento della medaglia d’argento per Adolfo Bella-Gim: “Comandante di una squadra Sabotatori, animato sempre da un nobile senso del dovere, portava a termine arrischiate azioni di sabotaggio su una linea ferroviaria importantissima per i rifornimenti al fronte nemico ed assiduamente sorvegliata da truppe tedesche, riuscendo fra l’altro, in breve giro di tempo a far saltare tre ponti ferroviari. In una di tali azioni di sabotaggio, con supremo sprezzo del pericolo, riusciva nella notte, a strisciare scalzo in mezzo alle sentinelle nemiche col carico di esplosivo sulle spalle. Accortosi in un certo momento che pure ai piedi della pila vegliavano due sentinelle, anziché desistere dal suo intento, decideva di collocare l’esplosivo alla sommità della pila stessa. Dopo un’acrobatica arrampicata su un traliccio di sostegno riusciva a portare strisciando da un ferro all’altro del ponte l’esplosivo sulle pile prescelte. L’esplosione rendeva inservibile il ponte […]”.

I suoi compagni erano sicuri che fosse rimasto ucciso anch’egli nell’esplosione, invece Gim riuscì a sopravvivere e a fuggire, seminudo, trovando rifugio nell’abitazione di una vedova, la quale lo rifocillò e gli diede gli abiti del marito.

Borgotaro non dimenticò mai quel gesto eroico, tanto è vero che, finita la guerra, ogni volta che Adolfo-Gim tornava in quei luoghi, dove aveva conservato profondi rapporti umani, riceveva sempre un’accoglienza festosa.

Per il suo eroismo gli fu affidato anche il ruolo di portabandiera a una Festa provinciale della Liberazione a Parma.

Ed è stato ancora quel senso di riconoscenza conservatosi nei decenni nella popolazione di Borgotaro, che fece maturare sessant’anni dopo il desiderio di un incontro ufficiale dell’amministrazione con l’ormai anziano Partigiano Gim nel suo paese. Giusto in tempo, perché Adolfo-Gim morirà il 26 marzo 2007.

La sua storia, seppure parzialmente, è stata raccontata nell’opuscolo “Adolfo Partigiano Gim” (scaricabile gratuitamente in formato PDF cliccando qui), che raccoglie i frutti della ricerca svolta da un nipote presso l’Archivio Generale di Stato e in altre sedi dove è stato possibile reperire documenti ufficiali. A tutt’oggi, Adolfo Bella resta l’unico partigiano della Costiera Amalfitana, nato e vissuto in questa terra, precisamente a Positano, di cui si hanno notizie certe. Una figura che merita di essere riscoperta e ricordata adeguatamente, così come quelle di tutti i partigiani che hanno combattuto, rischiando la vita, per liberare l’Italia dall’orrore della dittatura.

redazione
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