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A Salvatore Sorrentino: il messaggio dei tre ex sindaci di Ravello

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Pubblichiamo il messaggio che i tre ex sindaci di Ravello, Salvatore Di Martino, Paolo Imperato e Secondo Amalfitano hanno dedicato alla memoria di Salvatore Sorrentino, letto al termine del rito esequiale.

Quando ci ha raggiunto la notizia che Salvatore Sorrentino non ce l’aveva fatta e si era arreso all’ennesima prova fisica, dopo aver combattuto come un leone per anni le insidie della malattia, per un istintivo bisogno interiore ci siamo cercati l’un l’altro noi tre, Salvatore Di Martino, Paolo Imperato e Secondo Amalfitano, gli ultimi tre ex sindaci di Ravello.

Quasi come se volessimo condividere un pensiero, un ricordo; quasi come se avessimo bisogno di ritrovarci per esorcizzare coralmente un momento che giammai avevamo ipotizzato; lo abbiamo fatto, ci siamo scambiati ricordi quasi in dialogo con lui, come dire, da ex sindaci ad un altro ex sindaco.

Ci siamo chiesti cosa ci unisse e cosa ci dividesse, da lui e fra di noi, alla fine ne abbiamo tratto immediata la convinzione che il minimo comune denominatore nel bene e nel male è stato proprio Ravello: ci ha uniti l’amore per Ravello e per i suoi abitanti, ci ha separato il modo di amare il nostro paese, il modo di gestirlo e le direzioni da prendere. Le nostre storie sono profondamente diverse e spesso si sono scontrate anche in modo energico e forte; ma la cosa più vera delle nostre rispettive vite e posizioni, è che, lasciata la poltrona più alta, nulla ci ha impedito di ritrovarci in amicizia, in pace e nel rispetto reciproco.

Bello caro Salvatore il titolo del ricordo personale che hai scolpito “Avversari sì… ma mai nemici”, altrettanto significativo caro Secondo il richiamo emotivo forte che hai lasciato in sua memoria “Mi hai insegnato a tirare la fune per la nostra Ravello”.

A Salvatore Sorrentino va riconosciuto che non ha lesinato sforzi per portare Ravello sempre più in alto; ma oggi possiamo dire che fra i tanti meriti che ha avuto, fra le tante azioni e tante opere realizzate, quella che secondo noi gli va riconosciuta essere come la più meritoria, è stata, accanto alle opere pubbliche pure significative, l’organizzazione strutturale dell’organico comunale.

Salvatore Sorrentino si è ritrovato a fare il Sindaco di Ravello nel periodo storico della transizione giuridico-organizzativa ed economica dei Comuni, basti pensare che un vigile urbano provvisorio quando egli diventò sindaco percepiva circa 170.000 lire al mese; allorquando per la prima volta si candidò capolista di una sua lista nel 1975, quello stesso vigile percepiva circa 700.000 lire; con procedure di assunzione molto personalizzate, così come all’epoca era possibile fare, egli riuscì a comporre un puzzle amministrativo di primordine che ci veniva invidiato da tutta la Costiera. È stato grazie a quella compagine che dopo di lui abbiamo amministrato anche noi con ottimi risultati; sembra una quisquiglia, ma noi sappiamo che non è così; infatti tutti i dipendenti del Comune di Ravello che lui aveva “assemblato”, lavoravano con una abnegazione e amore per Ravello e i Ravellesi, che non era facile trovare altrove; sì proprio tutti, dai netturbini al Segretario Comunale. Era la piccola grande famiglia del Comune di Ravello.

Ci piace sottolineare anche le origini di Salvatore, primo di una famiglia numerosa e orfano di padre, egli seppe arrivare alla laurea mantenendo anche la leadership della famiglia che lo ha visto essere la figura di riferimento per tutti i fratelli ben prima di diventare Sindaco. Fin dalle prime battute da Consigliere comunale del sindaco Lorenzo Mansi, Salvatore Sorrentino diventò subito riferimento del popolo, in specie dei lavoratori più umili e semplici, diventando per loro il simbolo del riscatto di un’intera classe sociale.

L’altro aspetto che ci piace ricordare di lui è il rapporto amicale che sapeva instaurare sin dalle prime battute con i politici e i potenti di turno; egli sapeva farsi voler bene anche presentandosi nei loro uffici e nelle stanze dei bottoni bussando con i piedi: cesti di limoni e vino di Ravello precedevano sempre il suo biglietto da visita.

A turno noi tre ce lo siamo ritrovati spesso nella stanza del Sindaco, si presentava sempre con la riverenza ed il rispetto per la carica in quel momento singolarmente ricoperta, mai con la spocchia dell’ex Sindaco, e quasi sempre, quando andava via dopo aver a lungo chiacchierato, ci rendevamo conto che il motivo che lo aveva portato da noi, apparentemente era una sua pratica amministrativa, ma sostanzialmente era il suo bisogno di ritrovarsi a respirare quell’aria familiare e a offrirci consigli camuffati da considerazioni generiche di interesse generale.

Da ultimo, ma non per ultimo, oggi vogliamo riconoscere a Salvatore Sorrentino un altro grande merito, e lo facciamo inchinandoci davanti alle sue spoglie e rivolgendoci a lui ora che inizia il nuovo tragitto verso l’eternità:

Caro Salvatore sei stato, in tutta la tua vita e spesso contemporaneamente, Figlio, Padre, Marito, Maestro, Professore, Sindaco, Uomo, Incudine e Martello, ma hai svolto tutti questi ruoli con l’identico piglio, l’identica apparenza e sostanza, l’identica personalità, sei stato a volte umile e sottomesso, a volte intrepido e fermo, ma sempre, sempre, sei stato te stesso; ci hai fatto conoscere sempre e solo Te stesso.

Onore a te Salvatore Sorrentino, grazie per il servizio che hai reso alla tua città e al tuo popolo.

I tuoi ex colleghi… per sempre riconoscenti:

Salvatore Di Martino, Secondo Amalfitano, Paolo Imperato.

redazione
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