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“L’arte dei muretti a secco patrimonio da tutelare”, nuovo seminario all’auditorium di Ravello

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“L’arte dei muretti a secco per i terrazzamenti: patrimonio immateriale e materiale da tutelare” è il titolo del seminario promosso dall’Ordine Ingegneri della provincia di Salerno in programma sabato 8 ottobre all’auditorium “Oscar Niemeyer” di Ravello.

Si tratta del terzo convegno nazionale promosso dal CITTAM (Centro di ricerca Interdipartimentale per lo studio delle Tecniche Tradizionali dell’Area Mediterranea) dell’Università degli studi di Napoli Federico II in collaborazione con il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali e con il patrocinio dell’ICOMOS (International Council of Monuments and Sites) e del Centro di Cultura e Storia Amalfitana.

L’esigenza di un ulteriore incontro a Ravello, immersi nel paesaggio culturale della costiera amalfitana, è scaturita proprio dal precedente convegno intitolato, “Vecchi problemi e nuove soluzioni. I terrazzamenti della costa d’Amalfi, paesaggio culturale UNESCO”, al termine del quale emerse coralmente l’importanza prioritaria di dover tutelare e tramandare l’arte del saper costruire e manutenere i muretti ancor prima degli stessi prodotti.

La professoressa e architetto Marina Fumo, direttrice del CITTAM ci spiega: “E’ evidente a tutti che si sia precipitosamente passati, in un paio di generazioni, dopo millenni di tradizione rurale trasmessa di generazione in generazione per assicurarsi la gestione armoniosa del patrimonio naturale, da un’economia rurale ad un’economia industriale e poi digitale. Ma non è altrettanto evidente che la perdita di questo millenario patrimonio dell’umanità non possa essere disperso prima che gli ultimi testimoni delle antiche tradizioni abbiano tramandato il loro sapere che deve necessariamente fare quello che oggi chiamiamo up-grade, ovvero un salto di livello ed essere considerati testimoni culturali di eccezionale valore, in grado di trasferire la necessaria consapevolezza del loro sapere e delle loro arti anche nella nostra contemporaneità.

Questa premessa culturale conduce inevitabilmente alla responsabilità istituzionale di organizzare iniziative volte a rintracciare i custodi di quel sapere tecnico e dell’arte del costruire che ha generato i muri a secco nella costiera amalfitana. Le attività del centro di ricerca CITTAM dell’Università degli studi di Napoli Federico II sono da sempre rivolte allo studio delle tecniche tradizionali mediterranee ed è divenuta imperativa l’esigenza di divulgare la consapevolezza del valore di questi manufatti dopo il riconoscimento dell’arte dei muretti a secco come patrimonio dell’umanità, nel 2018 da parte dell’UNESCO. Ed il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello è stato il partner ideale del CITTAM per le attività di formazione sul campo, fin dalla prima convenzione del 2007, quindi 15 anni fa, per l’avvio del primo Master Erasmus Mundus europeo, denominato “MaCLands”, mirante alla conoscenza, alla gestione ed alla valorizzazione dei paesaggi culturali.

Per questo, a valle dei dibattiti nazionali tra esperti ed appassionati, il ruolo dell’Università degli studi di Napoli Federico II è stato quello di uscire dalle aule universitarie e di spostarsi in costiera con alcuni studenti del corso di Ingegneria Edile e di Agraria, coinvolgendo anche professionisti ingegneri ed architetti della provincia di Salerno. Dopo un primo sopralluogo del 10 dicembre 2021 a Scala, per incontrare le maestranze locali che ci descrissero le modalità di manutenzione e messa in opera delle macere, nello scorso 24 marzo è stato attivato un vero e proprio cantiere-scuola, nel Comune di Scala in località Pontone, dedicato alla ricostruzione di una porzione di un muro a secco crollato nel fondo agricolo dello stesso docente-imprenditore edile-contadino.

In tal modo, la straordinaria panoramicità del sito nonché l’incontro con tecnici aventi pari interesse e curiosità, l’accoglienza dei conduttori del fondo e la competenza del mastro macerino Vittorio Amato hanno concorso a suscitare emozioni inedite di trasmissione dell’arte del fabbricare assieme alla consapevolezza che nulla potrà più essere sprecato del prezioso patrimonio immateriale che questi straordinari generosi maestri custodiscono e sono desiderosi di tramandare.

Ancor più antica dell’arte dei muri amalfitani per ritenere la coltivazione di agrumi, è quella dei muretti a secco che sull’isola di Ischia, fondata da coloni greci, vengono chiamati parracine e disegnano il territorio ad antica vocazione vitivinicola. Anche nella penisola sorrentina, in particolare nel territorio collinare di Vico Equense che introduce alla piana di Sorrento, il paesaggio è strutturato dai muri di pietra locale a secco e sostengono generalmente appezzamenti coltivati ad olivo. Una mostra fotografica su questi altri terrazzamenti nella nostra Regione Campania è allestita nell’auditorium Oscar Niemeyer contemporaneamente al Convegno“.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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