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Ravello, 9 maggio procuratore Gratteri “apre” le porte restaurate di San Giovanni del Toro

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Cresce la partecipazione dei privati nella conservazione e nella valorizzazione dei beni culturali.

Soprattutto di aziende che concepiscono la sponsorizzazione di restauri ed eventi culturali come una politica dal forte ritorno di immagine o mosse da puro spirito di mecenatismo. A Ravello domani, giovedì 9 maggio, si presentano i restauri dei portoni della millenaria chiesa di San Giovanni del Toro, la più antica della città della musica su commissione dell’hotel Caruso.

La struttura di lusso, ubicata nell’antico palazzo D’Afflitto, da diversi anni finanzia interventi di restauro nell’area del centro storico: dopo la realizzazione della facciata della chiesa, il meticoloso intervento ai ruderi dell’ingresso di quella che fu la chiesa di Santa Margherita (nelle proprietà dell’albergo), anche le porte della dirimpettaia chiesa.

Il restauro, ad opera del maestro artigiano ravellese Raffaele Amato, e di suo figlio Gennaro, giovane restauratore che rappresenta la terza generazione di una famiglia dedita all’arte, è consistito nel recupero della superficie lignea originale dei due portali, su cui si erano “avvicendati”, nel corso degli anni, molteplici strati di vernice. Come spiega Raffaele Amato: “Il nostro intervento, durato due mesi, è cominciato con una prima fase di pulitura degli strati di vernice e, successivamente, è proseguito con il ripristino dei componenti lignei e metallici ammalorati dalle intemperie e dall’usura”. Se si chiede a Raffaele Amato quale sia stata la parte più complessa dell’intervento, sorride con soddisfazione guardando suo figlio Gennaro, erede di maestria e talento e risponde: “ Sicuramente preservare l’originale strato ligneo: se si presta attenzione, il portale di sinistra presenta una bruciatura che la vernice verde non ha nascosto del tutto alla vista. Quella bruciatura testimonia un intervento del passato, fatto con una fiammella a gas, chiaramente invasivo ed aggressivo”.

La presentazione degli interventi è fissata alle 17,00, alla presenza del procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri, tra i magistrati più esposti contro le mafie, in particolare la ‘ndranghera, e di autorità religiose, civili e militari. Seguirà, presso i giardini dell’hotel Caruso, la presentazione del libro “Il Grifone – come la tecnologia sta cambiando il volto della ‘ndrangheta” (Mondadori) a cura di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso. Modera la giornalista Lucia Serino.

IL LIBRO

In un mondo sempre più interconnesso, dove le distanze vengono annullate da un click e i luoghi d’incontro virtuali stanno soppiantando quelli reali, anche le mafie stanno imparando ad adattarsi: sfruttando le potenzialità della tecnologia, si addentrano nello spazio digitale come fosse un nuovo territorio di conquista.

Ancora una volta, la criminalità organizzata dà prova di essere estremamente flessibile e capace di stare al passo coi tempi. Non si serve più di picciotti rozzi e sfrontati, ma di abili professionisti con competenze nel settore informatico e finanziario. Le sue armi sono oggi hardware e software sofisticatissimi, che permettono di insinuarsi negli angoli più oscuri del web, protetti non dall’antica omertà, ma dall’anonimato che lo spazio digitale consente di mantenere. La «scoperta» delle criptovalute, poi, ha aperto lucrose e inattese prospettive, se si pensa che nel 2022 il volume delle transazioni illecite ha raggiunto il record di 20,6 miliardi di euro.

Nicola Gratteri e Antonio Nicaso illustrano questa metamorfosi citando cifre e documenti, a dimostrazione del fatto che la mafia, e in particolare la ‘ndrangheta, agisce ormai su scala globale, spacciando droga, riciclando denaro, compiendo truffe finanziarie e vendendo armi in ogni parte del pianeta, senza nemmeno doversi spostare da casa.

In questo peculiare processo di ibridazione, la ‘ndrangheta, come il mitologico grifone, incarna al contempo «valori» tradizionali e nuove istanze, rendendo sempre più fluidi i confini tra legalità e illegalità. Le forze dell’ordine, di conseguenza, si trovano al cospetto di sfide inedite, che vanno affrontate con la consapevolezza che, in una dimensione transnazionale, è necessario superare le differenze politiche, culturali e giuridiche in nome di un comune obiettivo: proteggere la società e le generazioni future dalle insidie di «una mafia silente», abilissima nell’arte del mimetismo e della metamorfosi.

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