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Ravello, le suore lasciano il Monastero. «Con l’inverno non assicuriamo nostra presenza»

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di EMILIANO AMATO

Per la prima volta, dopo oltre sette secoli, al Monastero di Santa Chiara a Ravello si interrompe anche la cura spirituale. Dopo l’estinzione della comunità residente avvenuta lo scorso febbraio con la rimozione delle due suore «ribelli» e con il successivo trasferimento dell’anziana e inferma consorella 97enne, trasferita nelle Marche, ecco una nuova e inaspettata decisione a consumare la luce serafica dell’esperienza monastica tra le più antiche in Italia.

L’annuncio è arrivato ieri nel corso della Santa messa domenicale. «Con l’inizio della stagione più fredda non potremo assicurare la continuità della nostra presenza nel monastero» ha spiegato ai pochi fedeli presenti suor Rosa, a nome della Federazione delle Clarisse Urbaniste d’Italia. «Per cui anche la messa domenicale in questa chiesa è sospesa e riprenderà appena possibile» ha aggiunto la religiosa che con suor Emma lascerà oggi Ravello. Entrambe torneranno alle rispettive sedi religiose (Arco Mirelli di Napoli e Filottrano, nelle Marche) e il monastero è destinato a rimanere vacante per la prima volta nella sua lunga storia in cui mai è stato soppresso.

Pare siano state valutate eccessive le spese di riscaldamento e di trasferta per la copertura della turnazione delle consorelle a garanzia della sopravvivenza dell’istituto che, sul proprio destino, resta in attesa delle determinazioni della Santa Sede. Perché prima di essere espulse, le tre suore ribelli erano riuscite a destinare tutto il patrimonio a Papa Francesco il quale ha accettato il dono.


Oltre al vastissimo complesso storico monumentale (composto dal corpo centrale con la chiesa, le celle, una foresteria, un grosso rudere e vasti terreni coltivati con vista mare) il monastero detiene, quale frutto di donazioni accolte nei secoli di servizio alla comunità locale, anche la proprietà dell’edificio storico dell’hotel Parsifal e tre locali commerciali in Piazza Fontana Moresca che, insieme, pare rendano non meno di 200mila euro l’anno. Il valore stimato di tutto il patrimonio, mobile e immobile (opere d’arte e fondo librario dell’antica biblioteca compresi) si aggirerebbe tra i 50 e i 60 milioni di euro.

Di recente l’associazione «Ravello Nostra», impegnata nella tutela dei valori identitari del territorio, ha rivolto un accorato appello a Papa Francesco finalizzato «a ristabilire la verità e a non vanificare la presenza spirituale, assistenziale e caritativa dell’istituzione monastica».

Intanto è atteso in questa settimana il ritorno – per sole finalità gestionali – della presidente della Federazione Clarisse Urbaniste d’Italia, suor Damiana Ardesi, che si ritroverà con la struttura commissariale coordinata da padre Giorgio Silvestri, impegnata da circa due anni nella gestione del monastero e delle sue pertinenze. La mancanza di una presenza stabile esporrebbe il complesso alla dispersione del patrimonio storico-culturale custodito non del tutto censito. Di questo aspetto potrebbero essere presto interessati gli enti di vigilanza del Ministero della Cultura.

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