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Riccardo Muti da Ravello: «Italia tra nazioni con meno orchestre al mondo. Inutile centuplicare conservatori»

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«L’Italia è una delle nazioni che ha meno orchestre al mondo, quindi inutile centuplicare i conservatori che continuano a sfornare diplomati che non trovano lavoro». Lo ha dichiarato ieri sera all’AGI Riccardo Muti al termine del concerto che lo ha visto alla direzione dell’orchestra giovanile “Luigi Cherubini” a Ravello nell’ambito della 70esima edizione del Ravello Festival.

«Ma poi le orchestre vanno centuplicate unicamente per portare cultura alla popolazione, non unicamente per trovare lavoro – ha aggiunto – Quindi quella del musicista non è solamente una professione ma una missione non dimentichiamo che ci sono molti luoghi in Italia senza orchestre e senza teatri e questa non è una cosa bella, è una vergogna. Molti paesi all’estero sono increduli a questa situazione che è veramente imbarazzante».

Durante le prove del pomeriggio, appena giunto all’auditorium con l’orchestra già disposta, il maestro Muti ha trovato sul leggio del podio una busta con all’interno un biglietto per il concerto di un noto artista pop italiano, cari ai più giovani. Un omaggio dei ragazzi dell’orchestra.

«I ragazzi mi hanno fatto uno scherzo per il fatto che io avevo sottolineato che si fa poco per la musica classica e per la musica lirica e fin troppo per altro genere di musica, che va fatta, ma non deve prendere il sopravvento, altrimenti le generazioni future saranno sempre più ignoranti» ha rivelato Muti.

Muti ha scelto per Ravello e il tour estivo un programma con pagine poco conosciute ma di grande impatto emotivo: la Sinfonia in do maggiore op.37 “Roma” di Bizet, Il lago incantato, poema sinfonico op.62 di Ljadov e Les Préludes, S 97. Poema sinfonico n.3 da Alphonse de Lamartine di Liszt.

La brillantezza e precisione con cui viene eseguito lo spartito, regala al pubblico un’esperienza unica che chiude il concerto sottolineando l’intesa speciale tra Muti e la ‘sua’ Orchestra giovanile con cinque minuti di applausi e con una standing ovation “placata” solo dal bis, l’Intermezzo di Fedora di Umberto Giordano.

«Questi ragazzi sono il meglio dei nostri conservatori – ha detto Muti durante il suo ususale discorso al pubblico –Se si sono diplomati con il massimo dei voti, la loro aspirazione è trovare una sistemazione in questo mondo non solo per vivere ma anche per fare cultura e trasferirla a voi. Molti di loro però hanno avuto la disgrazia di nascere in posti, sicuramente belli, perché l’Italia è tutta meravigliosa, ma che non hanno orchestre, teatri, teatri di prosa e quindi non hanno un futuro. Il nostro paese ha una storia artistica importantissima, non importante». «Questi ragazzi sono una piccola espressione numerica della qualità che c’è in Italia e sono parte di quelle persone che possono diffondere la nostra cultura ma che non hanno molte possibilità. Dico queste cose con amarezza. Siamo il paese della musica o della storia della musica?» ha detto dal podio parlando al pubblico non risparmiando quache battuta in napoletano come usa fare quando si trova in Campania e al Sud.

Al termine del concerto è stato lo stesso Muti a chiedere a due giovani musicisti di alzarsi. Sono ucraini, da pochi mesi aggregati alla Cherubini, «perché la musica unisce» ha detto, rivolgendosi al pubblico. Per loro applausi a scena aperta.  

«La musica è importante per tutti, la musica rende migliori e queste sono frasi che a furia di ripeterle sono diventate retoriche e vuote. E’ vero, come io ho dimostrato stasera: nell’orchestra c’erano due ucraine che suonavano e sono in Italia per qualche mese, adesso ritorneranno nella loro patria però si sono sposate musicalmente con i nostri giovani della Cherubini pur non comunicando con la lingua ma attraverso la musica che li ha uniti».  

A fine serata Muti ha chiesto di ritornare alla trattoria Cumpà Cosimo per gustare i piatti tipici della tradizione campana a cui è legato. Ha cenato con il presidente della Fondazione Ravello Dino Falconio, il direttore artistico Alessio Vlad, il direttore generale della Fondazione, Maurizio Pietrantonio e il direttore di produzione Elio Macinante.

«Il ritorno a Ravello e il ritorno in Campania è sempre un grande avvenimento per me di ritorno alla terra dove sono nato, ritrovare i profumi, l’atmosfera, la gente meravigliosa. Il pubblico stasera è stato splendido, i ragazzi della Cherubini hanno suonato benissimo quindi io sono molto felice. Domani (oggi ndr) torno al Nord ma ritornerò qui in agosto a Capri per il premio dei Faraglioni».

E alla domanda sulla necessità di immaginare l’Italia come un’orchestra giovanile di talenti, diretta da un maestro di prestigio ha risposto: «Per un’orchestra giovanile se fatta da elementi buoni basta un direttore che sa fare il suo lavoro. Non c’è bisogno di un grande direttore, c’’è bisogno di un direttore che sappia fare il proprio lavoro e purtroppo molto spesso i direttori, oggi, si improvvisano. E’ diventata un’attività di comodo».

Credit picture: Fondazione Ravello

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